sabato 2 maggio 2015

ALCUNE RIFLESSIONE SULLA QUESTIONE SPIRITUALE DELLA MONETA


Una riflessione sulla moneta, in relazione allo spirituale. La premessa ovvia è che ogni riflessione è una concettualizzazione, e in quanto tale tradizionalmente non può esaurire un argomento. A meno di presumere di poter intrappolare la realtà nelle parole, come fanno certi idealismi troppo faciloni. Detto questo, occorre... partire dalla Genesi. L'uomo non essendo un animale ma un dio “croficisso” in un animale, è il mediatore tra due mondi, e quindi è condannato per sua natura all'instabilità, e al sacrificio, dato che è intrappolato in un ego, un io empirico che è una evaporazione del lato animale. Il Vedanta pone l'identità tra Brahman ed Atman, ovvero tra Dio e il Sè superiore dell'uomo, dato che senza quell'identità, plotinianamente, non vi potrebbe essere rapporto. Anche solo il riconoscimento dell'esistenza di Dio è porre un rapporto. Ora, il sacrificio. Il sacrificio è uno scambio energetico, col quale si dona valore a ciò a cui si sacrifica. Tradizionalmente infatti ogni attività umana deve essere sottomessa allo spirituale, e da ciò nascono i rituali che da secoli e secoli si riscontrano nell'artigianato. Ponendo uguaglianza tra una moneta ed un bene materiale, si pone un rapporto che è una uguaglianza tra un bene materiale che deve essere perno di un sacrificio, e la moneta stessa, che così assume valenza talismanica. Quindi il destino di quel bene – come oggetto sacrificabile – viene legato al destino di quel particolare talismano che così diviene la moneta. La moneta stessa diviene così un sostituto del bene materiale, E QUINDI un veicolo del sacrificio, oltre che un mezzo di relazione interpersonale come sostituto del baratto. La questione interpersonale è importante proprio perché rispetto all'Atman, al Sè superiore, l'ego - anche detto io empirico - appare come illusorio. Questione mai compresa dai filosofi fanatici del volontarismo idealista, che trasformano l'ego in un traliccio metallico degno della torre Eiffel, finendo sempre per alimentarlo energeticamente col sangue di qualche guerra. Né compresa dai cattolici che vogliono rendere eterno l'ego piegandolo in contorcimenti pietistici i quali tendono a trasformare l'ego che così si umilia in un dogma, un giunco che mafiosamente sopravvive ad ogni tempesta piegandosi ogni volta, come un Arlecchino. I primi vogliono “farsi Dio” creando un solipsismo intorno all'ego “volitivo”. I secondi vogliono “farsi Dio” creando un ego ipocritamente adattabile come l'acqua che assume la forma di ogni bicchiere, e per questo debbono nascondere il loro fanatismo dietro la maschera di una “fede” che è solo fuga dalle insidie della logica. L'ego quindi è - nella sua separatività – l'elemento centrale nell'utilizzo infero della moneta. La sottrazione all'individuo della gestione della moneta è inevitabilmente la creazione di un qualche classe sacerdotale imperniata sul potere che proviene dalla gestione manageriale del potere monetario. Non bisogna dimenticare infatti che la valenza sacrificale rimane l'elemento centrale in tutto questo lungo discorrere a braccio. Discorrere che proseguirà successivamente con la spiegazione del fatto che la centralizzazione nella moneta della valenza sacrificale significa niente altro che l'ESPROPRIAZIONE della autonoma gestione del rituale sacrificale, operata nei confronti degli individui, e a vantaggio di quel clero finanziario sopra illustrato. E vedremo come una moneta "clericalizzata" abbia bisogno di essere difesa da un esercito posto contro il popolo. Infatti la moneta come elemento di scambio a caratterizzazione usuraria è espressione di un potere verticistico ma "soft", che è l'equivalente del pagamento "hard" della decima http://it.wikipedia.org/wiki/Decima estorto manu militari dal potere costituito.

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Per poter comprendere la questione della valenza sacrificale della moneta, occorre stabilire innanzitutto chi sia il padrone-gestore, il Cesare della moneta. Dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero la sua moneta, significa rinunciare ai vincoli che in quella moneta sono contenuti. Ciò significa che la moneta non è un elemento "democratico", di pura utilità pratica per la massa, ma essa invece è in grado di cambiare il senso alle cose che in essa vengono convertite: diviene un modo di pressione sull'economia reale che la trasforma in economia irreale. Un'arancia è un bene gustoso e prezioso, ma quando viene convertita in un centesimo di euro sui campi di produzione, diviene un problema di sovrapproduzione da lasciar marcire sugli alberi per far salire i prezzi al mercato. E non si può naturalmente credere alla libertà del mercato, come non si può credere alla libertà democratica: c'è sempre dietro le quinte chi scrive un copione della storia. Gli squilibri nella gestione della moneta servono esattamente a piegare l'economia alla moneta. Se la moneta è un potere, è il potere di chi la gestisce sugli individui, sulla società e sull'economia che ne è la struttura più materiale. Togliere libertà agli individui significa ridurli ad una dimensione controllabile, e quale è la dimensione più prevedibile di un umano? Ciò che ruota intorno al “primum vivere”, ovvero i Chakra bassi, quelli degli istinti di sopravvivenza, della rabbia, della paura. La leva monetaria deve quindi essere utilizzata per far sì che l'economia porti gli individui a quel livello di consapevolezza. Naturalmente gli individui così ridotti, attraverso la moneta sacrificheranno le loro energie ed il loro tempo ai demoni della rabbia e della paura. Infatti rimane sempre in piedi la questione dell'agire umano come sacrificio. Si sacrifichi alla lussuria e alla gola, oppure alla rabbia e alla paura, si è sempre inchiodati ad un livello di consapevolezza molto basso, e quindi di prevedibilità e strumentalizzabilità molto elevate. Naturalmente un popolo non può essere ridotto a tale livello con l'imposizione militare, mentre lo si può fare con la moneta che ha una valenza INCLUSIVA. La moneta circolando, venendo accettata, si infiltra nell'ambito dei rapporti interpersonali. Nelle società più avanzate in questo degrado, si misurano gli individui in base al loro patrimonio. La moneta così non soltanto modifica il rapporto con i beni materiali e col prossimo, ma modifica anche l'auto-percezione degli individui, che passerà attraverso la moneta stessa. In tal modo si ha la schiavitù volontaria degli individui ad un sistema che essendo UNITARIO è verticistico e CLERICALE. Infatti occorre ragionare in termini di METAPOLITICA: la economia e la politica non hanno mai VERAMENTE avuto caratterizzazione laica nel periodo della modernità. La caratterizzazione infatti è LAICISTA, il che è BEN diverso, dato che in realtà lo Stato moderno è il nuovo “dio”, nel senso che la dimensione assolutista si può soltanto ben nascondere, mai annullare. E anche quando si va nella direzione antinazionalista, l'impero globale delle multinazionali assume quella valenza di un “dio” vincitore che prevale sulle divinità perdenti nazionali. Nella moneta vengono trasferite le tendenze assolutizzanti che il verticismo politico conserva nella nostra epoca nella quale per il non credere più a nulla si finisce per credere a tutto. Ovvero, si finisce per credere ad ogni apparizione fantasmatica che la moneta fa, proiettando se stessa sui beni materiali che così divengono merci. Si comprende che tale mercificazione è una spettacolarizzazione, e quindi si è nella società dello spettacolo. Ma tale spettacolo è appunto un rito sacrificale, carico della magnificenza che ogni rito deve possedere. Ed è perciò che le donne si fanno prendere dallo svenimento quando un riccastro gli mette al collo una catena di pietre trasparenti scolpite.