Nel 2012 l’Ucraina ha ospitato gli Europei di calcio ed a Donetsk hanno giocato i più grandi campioni di Spagna, Francia, Portogallo. Donetsk, patria del leggendario Sergey Bubka, l’anno scorso è stata sede dei Mondiali juniores di atletica leggera. Lo Shaktar Donetsk, che già nel nome richiama i minatori, simbolo del Donbass, era l’orgoglio di tutta la città e negli ultimi 10 anni ha vinto lo scudetto 8 volte. La squadra di hockey del Donbass l’anno scorso è arrivata alla semifinale della coppa Gagarin dove ha perso contro il Lev di Praga.
Dell’impatto della guerra sullo sport ci parla in un’intervista esclusiva Sergey Kostenyuk, ex redattore-capo presso l’ufficio stampa dello Shaktar Donetsk e vice-direttore del portale sportivo “hotsport.ua”.
- Sergey, ti ricordo un anno e mezzo fa dopo la partita Shaktar Donetsk- Juventus, quando nella zona mista della Donbass Arena intervistammo insieme Gianluigi Buffon. In che condizioni ti trovi adesso?
- Con la mia famiglia siamo dovuti fuggire da Donetsk dopo i bombardamenti a giugno ed ora ci troviamo in Russia, vicino a Krasnodar . Se fossi stato da solo mi sarei unito ai separatisti, ma da padre di famiglia con un figlio di due anni e mezzo ho dovuto compiere la scelta più responsabile. Abbiamo richiesto asilo politico e proprio oggi ho accompagnato mia moglie e mia figlia a fare le visite mediche per ottenere il nulla osta all’asilo politico. Dopo di che, grazie al programma statale russo di reinsediamento, se tutto andrà a buon fine ci trasferiremo lontano dall’Europa, dall'Ucraina, lontano dalla guerra a Khabarovsk.
- Proprio in questi giorni sono state diffuse le immagini del bombardamento sulla Donbass Arena di Donetsk, eppure il campionato ucraino è in pieno svolgimento. In che condizioni?
- Lo Shaktar per la guerra nel Donbass si è trasferito a Kiev e gioca a L’viv, lo Zarya Lugansk gioca a Kiev, l’ Olympia Donetsk, una piccola squadra di Donetsk che proprio l’anno scorso è stato promosso in serie A, gioca a Kiev. Per ora nessuno ha avanzato dubbi sulla regolarità del campionato e dopo quattro giornate Shaktar e Dnepr guidano a punteggio pieno, mentre la Dinamo Kiev è terza.
- In Italia, dove ancora impazza il calcio mercato, una voce nei giorni scorsi dava per quasi fatto il trasferimento di Douglas Costa dallo Shaktar Donetsk al Milan. Il calciatore brasiliano teme per la sua sicurezza e avrebbe chiesto il trasferimento. A te quale versione risulta?
- Per i giocatori dello Shaktar non ci sono problemi. Il presidente Akhmetov ha detto ai giocatori dello Shaktar “non vi troverete dov’è pericoloso”. La guerra è solo a Lugansk e Donetsk, mentre negli altri posti è tutto come prima. Lo Shaktar si allena a Kiev, ed è stato in ritiro precampionato in Austria e Svizzera. Sei stranieri dello Shaktar, i brasiliani più l’argentino Facundo Ferreira, non si sono presentati in ritiro, ma questo è stata colpa dei loro procuratori, che hanno cercato di lucrare sulla guerra per far si che la squadra vendesse i loro assistiti ad una squadra europea. Tutti sappiamo che il lavoro dei procuratori è “produrre” un trasferimento dei propri giocatori per intascare le percentuali. I brasiliani del resto vengono da noi per un motivo molto semplice, percepire un lauto stipendio, farsi vedere nelle coppe europee e poi andare dal miglior offerente in Inghilterra, Italia, Spagna. L’UEFA dopo aver scoperto la questione ha inviato una diffida scritta agli agenti di questi calciatori, minacciando un procedimento penale, perché di fatto non c’era nessun presupposto per rescindere il contratto. E’ stato appurato che la squadra si trovava in condizioni sicure e che l’incolumità dei calciatori è garantita al 100%. La squadra gioca a Leopoli, si allena a Kiev e non metterà piede a Donetsk finchè la situazione non cambierà. Douglas Costa è tornato e ha detto che ha un contratto con lo Shaktar e adesso pensa solo allo Shaktar. Insomma ha fatto finta di cadere dalle nuvole, però sappiamo che tutto può cambiare.
- A Donetsk non c’è più la squadra e neanche i tifosi, visto che la città è stata abbandonata da molti civili. A qualcuno interessa ancora il calcio in Ucraina?
- Da Donetsk la gente è fuggita e quella che è rimasta non ha elettricità, acqua potabile, vive tutti i giorni sotto il fuoco e certamente non pensa al calcio. Nel resto dell’Ucraina la gente va allo stadio come se niente fosse.
- Appunto. Lo Shaktar Donetsk, squadra del Donbass, gioca i suoi incontri casalinghi a Leopoli, la città roccaforte del nazionalismo ucraino, dove gli ultras della squadra locale già prima di Maidan andavano allo stadio con le bandiere rosse e nere delle brigate di Stepan Bandera. Questo scontro di identità non crea problemi di ordine pubblico?
- A Kiev, dove lo Zarya Lugansk ha giocato di recente il preliminare di Europa League contro il Feeyenord, la gente allo stadio li ha supportati. Lo stesso penso accadrà a Leopoli quando lo Shaktar giocherà le partite di Champions League. Penso che la gente farà la fila per andare a vedere non tanto lo Shaktar quanto gli avversari. Se ci saranno partite con il Manchester o il Barcellona o un’altra grande squadra lo stadio sarà pieno. L’ostilità è vissuta solo dagli ultras, ma non sono poi così tanti e non potranno certamente impedire agli amanti del calcio di godersi lo spettacolo. Qualcuno che non ama lo Shaktar c’è di sicuro, come nello stesso Shaktar c’è chi non fa mistero delle proprie posizioni politiche: il capo ufficio stampa come foto profilo su un noto social network ha la bandiera della Repubblica Popolare di Donetsk, ma non ha paura di girare in pubblico e dire quello che pensa.
- Che cosa resta ora a Donetsk delle infrastrutture e del patrimonio sportivo che la città ha maturato in questi ultimi anni?
- Niente. Le moderne infrastrutture di cui la città si era dotata per ospitare i grandi eventi che avete ricordato non ci sono più. L’aeroporto, costruito per gli Europei, è andato distrutto e nessuna compagnia aerea vola su Donetsk e chissà per quanto ancora. L’arena del Donbass di hockey quando ancora la stagione non era finita è andata bruciata. Lo stadio del Metalurg, con il monumento a Sergey Bubka è stato per alcuni mesi il quartier generale dei separatisti. La Donbass Arena ha subito un milione di dollari di danni nei bombardamenti di questi giorni e cosa succederà d’ora in poi non lo sappiamo. I razzi volano e spesso non colpiscono i bersagli oppure sono apertamente indirizzati contro qualche luogo, come è successo con lo stadio dello Zarya Lugansk, colpito dai raid due volte . Credo che lo sport com’era finora a Donetsk non tornerà mai più. E’ impossibile oggi pensare che il Donbass partecipi alla Continental League di hockey con delle squadre russe, sembra fantascienza ricordare che un anno fa si parlava di un campionato di calcio comune tra squadre russe e ucraine, che pure aveva molti sostenitori. Capire cosa succedera è molto difficile, perché è impossibile continuare a fare i giornalisti, però la situazione è questa.
- Da quando è scoppiata la guerra nel Donbass ci sono già stati dei grandi eventi sportivi internazionali. Alle Paralimpiadi di Sochi nel pieno della questione Crimea i dirigenti spendevano parole di fuoco, eppure al villaggio olimpico non era così raro vedere atleti ucraini e russi parlare insieme. Di contro, l’UEFA ha vietato incontri tra squadre russe e ucraine per motivi di sicurezza. Secondo te lo sport e gli sportivi vengono sfruttati in questo momento di tensione?
- Dipende dagli sportivi dai propri ideali politici. La maggior parte secondo me supporta Kiev e non potrebbe essere altrimenti. Escluse le nostre due regioni di Donetsk e Lugansk, nel resto del paese la tv dipinge Mosca come il male assoluto e per molti la Russia è il nemico numero 1. E’ la Russia che bombarda, che invia i terroristi ceceni, nessuno dice che la gente comune si arruola nelle file dei separatisti per difendere la propria terra. Se uno sportivo, come qualunque cittadino ha la testa sulle spalle, capisce che lo sport è sport e resta fuori dalla politica. Per anni i successi sportivi di russi e ucraini sono stati figli della stessa mentalità, della stessa scuola dove si sono formati tecnici e campioni e molti di loro, compresi gli stessi tifosi lo sanno e cercano di mantenere dei buoni contatti reciproci. Per me il campionato di calcio russo non è mai stato qualcosa di estraneo ed avrei voluto veder nascere un torneo comune tra squadre russe e ucraine, che avrebbe fatto bene ad entrambi i paesi ed ai loro movimenti.
Fonte: La Voce della Russia
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_08_26/276440500/
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