domenica 2 febbraio 2014

PEPPINO, AVEVI SBAGLIATO

Durante la Seconda Guerra Mondiale, vera guerra civile europea, a Milano un popolano, arguto nella sua ingenuità, si armò di secchia e pennello e sotto la statua di Garibaldi scrisse: “Pepìn, ven giò ch’in chi anca mò!”, Giuseppe, vieni giù (dalla statua e dal cavallo di bronzo) che sono qua ancora una volta. Il Giuseppe, come detto, era il Garibaldi, e quelli che erano ancora qua erano i Tedeschi, i Tudesch, in lingua longobarda.
Comportamento comprensibile, conoscendo il carattere dei Milanesi. Già Lanzone, altro popolano, ben prima della Magna Charta albionica, si era messo alla testa del Popolo ed aveva cacciato dalla Città prima i nobili, poi, per sicurezza, anche il Vescovo con curia annessa. I figuri di cui prima poterono rientrare solo dopo aver concesso ampie libertà ed autonomie. Sangue longobardo.
Ma l’ingenuità del popolano del secolo scorso non poteva traguardare il futuro e fare una corretta analisi storico-politica.
Né poteva sapere, il popolano, che molta dell’agiografia della camicia rossa era falsa, come la presunta vittoria di Bezzecca, ad esempio. Fu una sconfitta pesante dei garibaldini. I Savoia le avevano buscate di brutto sia per mare, a Lissa, ove “uomini di ferro su navi di legno avevano sconfitto uomini di legno su navi di ferro”, come disse Tempeloff, l’ammiraglio austriaco (per la cronaca: la maggioranza dei marinai Austriaci era composta da gradesi, monfalconesi, triestini, istriani, dalmati, e l’ammiraglio dava ordini in lingua istroveneta). E i Savoia erano stati sculacciati anche per terra, a Custoza. 
Avevano bisogno di una vittoria, almeno mediatica. Così trasformarono Bezzecca da sconfitta in vittoria. La verità fu un’altra. I bianchi Austriaci occupavano la sommità della collina, mentre le camicie rosse salivano dalla pianura. Attaccarono con coraggio, i garibaldini. Ma gli Austriaci sfruttarono la posizione e scesero facendo a pezzi gli attaccanti. Le cronache dicono che si impadronirono anche della sedia-trono in velluto rosso che il Giuseppe si portava dietro, soffrendo di emorroidi. Cronache poco gloriose. Ed anche il famoso telegramma “obbedisco” fu spedito quindici giorni dopo la battaglia. Cronache degne dell’Italia di oggi.

Tutta ‘sta manfrina per sottolineare che, anche sceso dal monumento, poco avrebbe potuto fare Garibaldi.
E, dato che parlo settanta anni dopo, nulla avrebbe dovuto fare.
Basta leggere i giornali, pieni di vuoto politico e stracolmi di idiozie sociali. Si litiga sulla legge elettorale e non si fanno leggi a sostegno della produzione e del lavoro. Si sottolinea lo spettacolo da piccolo Paese del su est asiatico o del vecchio sud America, con botte ed insulti in Parlamento, e non si ascolta quello che vuole la gente.

Abbiamo l’esempio della Germania, della Grande Germania, che, uscita divisa dalle elezioni, mica si è messa a berciare come al mercato del pesce. Si sono messi zitti a lavorare, hanno codificato anche le pause caffè, e dopo due mesi hanno varato la “Grosse Koalition”. Destra e Sinistra unite per il bene dei Tedeschi. Ma loro sono gente seria.
Quindi, per favore, signora Merkel, appena si sarà rimessa dalla caduta, venga ad invadere l’Italia. Voi Tedeschi amate l’Italia, non potete farci niente. Lei ama l’Italia, ci viene in vacanza.
Noi abbiamo bisogno della vostra serietà, disciplina, organizzazione, senso della gerarchia. Qui abbiamo gente che ha sommato fino a venticinque cariche pubbliche (Mastrapasqua), od altri che percepiscono pensioni da 40.000 (quarantamila) euro al mese (Amato). E sono solo due esempi.

Qui gli sprechi dello stato sommano ad 80/90 miliardi di euro l’anno.
Qui la malavita fattura 100/120 miliardi di euro l’anno.

Da noi la corruzione viene calcolata dallo Stato (Corte dei Conti) in circa 80 miliardi di euro l’anno (per me è una cifra caritatevole)………..
Per favore, venite per almeno cinque anni a rimettere le cose a posto. Poi tornatevene a casa, perché rischiereste di essere contagiati anche voi. Ma in cinque anni riuscireste a mettere la faccenda sui binari giusti.
Per favore…..
Peppino, avevi sbagliato tutto: capisco che l’oro inglese e gli ordini della tua loggia massonica erano chiari, ma hai combattuto dalla parte sbagliata.
“Pepìn, sta sù”, Peppino resta sulla statua, che di danni ne hai fatti abbastanza.
Fabrizio Belloni