domenica 14 ottobre 2012

DE "IL PRINCIPE NERO"


Il saggio di Vincenzo Vinciguerra: Il Principe NERO, qui ALLEGATO è una eccellente rievocazione del profilo storico e  politico di Valerio Borghese il cosiddetto “principe nero” (nero forse per i connubi con l’aristocrazia pretesca, non certo per una sua dimensione e valenza di fascista).
Il saggio aiuta a far chiarezza nella storia del nostro paese, inculcando a martellate nella testa di certe persone quelli che sono i fatti oggettivi, evidenti e le malefatte di quanti si sono spacciati per fascisti o vicini al fascismo o comunque tali sono stati ritenuti da un ambiente che in molti casi definire “ingenuo” è riduttivo.
Non c’è dubbio che noi per inclinazioni naturali, forma mentis e convinzioni ideologiche, abbiamo sempre ammirato e considerato i valori eroici e combattentistici superiori alle qualità intellettuali. Di conseguenza non possiamo che inchinarci alle imprese belliche di Valerio Borghese ed alla sua figura di combattente, tra l’altro uno dei pochi che fece seriamente la guerra agli inglesi.
Ma queste doti, questi valori, non possono assolvere tutto il resto, non possono farci solidarizzare con chi, da un certo momento in poi si è prodigato con ambienti e con politiche che non soltanto non hanno nulla a che vedere con il fascismo, ma che soprattutto erano funzionali agli interessi dei nostri colonizzatori.
Quindi, a parte l’ambiguo comportamento di Borghese durante la Rsi, per il suo ruolo svolto nel dopoguerra, per NOI Borghese è un nemico, un agente nemico dell’Occidente americanizzato e giudaizzato e come tale va trattato!
Purtroppo la politica ha spesso una forte portata emotiva, intrisa di risvolti sentimentali, come ben sanno tutti quei farabutti che con la politica e il raggiro dei gonzi e degli ingenui ci fanno affari e commercio di voti, di conseguenza rimuovere questi orpelli e convincere la gente di come effettivamente stanno le cose non è un impresa da poco, nè da potersi esaudire in pochi anni.
Riguardo a Borghese chissà come sarebbero cambiate le cose se durante la RSI il colonnello F. Albonetti(prefetto di palazzo a Villa Feltrinelli fino alla destituzione di Renato Ricci da Comandante generale della G.N.R.), appurati gli strani connubi tra questi e gli emissari dell’ammiraglio badogliano De Curten, dopo averlo catturato paventò seriamente di fucilarlo. Come sappiamo, invece, Mussolini si limitò a farlo sorvegliare, al fine di valersene come fonte di notizie riguardanti il Governo del Sud.
Purtroppo Mussolini doveva anche tener conto non solo dei rapporti di forza che gli impedivano di sostenere uno scontro con gli uomini di Borghese, poi del prestigio della X Mas per la sua Repubblica che in quel delicato momento non poteva essere incrinato da una impopolare fucilazione di Borghese, infine degli interessi dei tedeschi i quali agivano solo in base alla loro economia di guerra.
Il risultato fu che la sera del 25 aprile quando Mussolini lasciò Milano e diede a tutti appuntamento per la mattina a Como, Borghese si guardò bene di seguirlo.
Vincenzo Vinciguerra, in questo profilo di Valerio Borghese, ha sorvolato su alcuni aspetti, che pur in altri suoi scritti aveva accennato.
Vogliamo ricordarli noi perchè alcuni di questi sono aspetti che mettono in relazione Borghese con laFederazione Nazionale Combattenti della RSI, quella associazione autenticamente fascista che nel corso della sua esistenza si è battuta per il patrimonio socialista della RSI, contro la Nato e contro gli Usa, senza alcuna remora o esitazione e che ha sempre invitato gli ex combattenti a stare alla larga da quel partito di fatto autenticamente antifascista che era il MSI.
Noi avremmo anche ritenuto opportuno ricostruire o rievocare, in questo saggio, tanti altri maneggi di Borghese a partire dall’immediato dopoguerra, quelle collusioni con i servizi occidentali che portarono alcuni suoi uomini a collaborare con gli Americani nelle loro strategie siciliane, un area geografica in quel momento importantissima per gli Usa, e quindi con le realtà mafiose.
Noi non sappiamo e non abbiamo elementi precisi, per condividere alcune ricerche di storici di sinistra, per esempio Giuseppe Casarubbea, quelle che indicano gli uomini di Borghese sparare sul popolo che manifestava per la festa del 1 maggio 1947 a Portella della Ginestra. Se così fosse stato questi infami avrebbero meritato di essere fucilati alla schiena. Ma anche se non sono arrivati a tanto, di certo ci sono elementi per stabilire varie collusioni con l’Oss americano, le cosche mafiose e le consorterie massoniche. E tanto basta.
L’apporto dato dagli uomini di Borghese alla nascente marina israeliana è altresì comprovato e si parla di un ufficiale della Decima Mas, il missista Fiorenzo Capriotti, che con un gruppo di incursori israeliani, affondarono a Gaza la nave ammiraglia egiziana “El Mir Farouk”, il 22 ottobre 1948. Un operazione dietro la quale c’erano il capitano di vascello Agostino Calosi e Junio Valerio Borghese.
Non è un segreto che gli uomini di  Junio Valerio Borghese nel dopoguerra venivano da questi  diretti  anche dalla sua prigionia, in perfetta simbiosi con il servizio segreto della Marina militare agli ordini del capitano di vascello Agostino Calosi.
Proprio Vinciguerra ebbe a ricordare: <<Non meraviglia, quindi, che Sergio Nesi, ufficiale della Decima Mas, già il 25 aprile 1945 firmi con gli americani l’impegno a riprendere le armi nel caso di una guerra contro l’Unione sovietica, né che Tullio Abelli, anch’egli ex appartenente alla Decima Mas, sia trovato dalla polizia, a Torino, il 28 ottobre 1946, “in possesso di un documento rilasciatogli dalla 315 Field Security section intelligence corps che attesta la sua qualifica di informatore della polizia alleata”.
Abelli sarà uno dei fondatori del Msi a Torino e diverrà vicesegretario nazionale del partito.
La prova che, nel massimo segreto, gli alleati non considerino Pino Romualdi, Junio Valerio Borghese e compagni come “fascisti”, lo dimostra il fatto che a fornire l’esplosivo agli israeliani per compiere un attentato contro l’ambasciata britannica a Roma, il 31 ottobre 1946, sarà Pino Romualdi.
E’ dubbio che gli israeliani stabilissero rapporti con l’ex vicesegretario nazionale del Partito fascista repubblicano, se non avessero avuto sul suo conto prove sufficienti della sua lealtà alla sua causa antifascista, maturate nel corso del biennio 1943-1945>>.


Del resto i rapporti di Borghese con gli israeliani continuarono fino alla sua morte, nel 1974.
Per quanto riguarda i rapporti di Borghese con la Federazione Nazionale Combattenti della RSI, bisogna partire dal fatto che fin dalla sua costituzione questa grandiosa associazione, non soltanto di reduci, ma di veri fascisti, per evidenti ragioni di prestigio e di proselitismo tendeva a dare la Presidenza a figure di grande prestigio del combattentismo repubblicano. Tra queste ovviamente Rodolfo Graziani e Valerio Borghese.
Ma la Fncrsi era anche impegnata nella affermazione di certi principi ideali e presupposti politici, tanto che avendo individuato nelle elezioni di questo regime democratico la causa prima della devianza e della degenerazione, se non corruzione di molti ex fascisti, oltre a non condividere un tipo di politica da portare avanti con le elezioni, invitava i suoi iscritti a votare scheda bianco oppure ad astenersi.
E su queste indicazioni non si poteva transigere.
Accadde ora che Valerio Borghese, nella primavera del 1958, in quel momento  Presidente della Fncrsi, intese fare un “regalo” al suo amico Franz Turchi, ex Prefetto Rsi a La Spezia, ed ora agiato senatore missista, fondatore del Secolo d’Italia, il giornale para missista che ben presto divenne la voce degli atlantici e dei conservatori in Italia.
Turchi infatti portava nel collegio abruzzese suo figlio Luigi, quale candidato alla Camera dei Deputati.  Una squallida storia di “missismo elettorale”, e Borghese pensò bene di sponsorizzarne la candidatura dalle pagine del giornale missista (per gli immemori si riporta la prima pagina del Secolo d’Italia del 23 maggio 1958  qui a seguire allegata).
Lo strappo di Borghese creò ovviamente veementi proteste da parte dei combattenti fascisti, anche se non mancavano i soliti coglioni disposti a passarci sopra.
Fatto sta che alcuni mesi dopo, nel 1959, Valerio Borghese venne espulso per indegnità dalla Fncrsi.
Il nostro ovviamente non si arrese e pensò bene di fondare una associazione alternativa alla Fncrsi, che prese il nome di Unione Nazionale Combattenti della Rsi, Uncrsi.
Dotati di ampi mezzi economici, l’Uncrsi aprì varie sedi, e ben presto si cimentò nel ruolo che per lei era stato ritagliato: una associazione di puro reducismo, intenta a rivendicare pensioni, a celebrare messe e cerimonie, ed ovviamente a sostenere il Msi, nelle sue voracità elettorali. Un percorso  veramente penoso.
Le strade di Borghese e della FNCRSI da quel momento si separarono definitivamente e del resto la politica di questo  ex, oramai veramente ex, combattente, mai stato fascisti, era la politica della reazione, degli atlantici e quindi dei nemici irriducibili del fascismo.
Nel 1968, come anche accennato nel saggio di Vinciguerra, Borghese costituì il Fronte Nazionale di cui non vale la pena parlare visto che è più che altro cronaca relativa agli infami anni della strategia della tensione.
E chiudiamo riportando integralmente come descrisse questo Fronte Nazionale, la Fncrsi attraverso le pagine del suo Bollettino, il N. 5 dell’ottobre 1970:
<< Poiché molti camerati si sono rivolti a noi per saperne qualcosa, rispondiamo a tutti in unica soluzione. Il fantomatico schieramento, al quale è stata imposta l'ampollosa denominazione di "Fronte", è sorto dalle ceneri dei comitati tricolore, pateracchio paragovernativo, sfasciatosi dopo la ridicola marcia su Bolzano di qualche anno addietro. Si tratta, in sostanza, di un fronte di cartapesta, che si regge (non si sa fino a quando) a suon di ottima carta moneta.
Portatore di nessuna idea, né vecchia né nuova, esso vorrebbe riesumare uomini ed ambienti logori e squalificati, nel tentativo di allestire un contraltare all'attuale classe dirigente.
Siffatto coacervo di interessi, di velleitarismi e di mal sopite libidini di potere raccoglierebbe adesioni nei più disparati ambienti: da certo social-pussismo, a certi ambienti curialeschi, al solito comandante, ai residui circoli monarchici, al MSI ed alle sue organizzazioni parallele, alle varie avanguardie, gli ordini nuovi, le vere italie, certi militari a riposo, una certa loggia; sarebbe nelle grazie di non poche cosche mafiose e della destra DC. Gli sarebbe stato assegnato il ruolo di sobillatore e coordinare il malcontento popolare allo scopo di predisporre la giustificazione ad un eventuale colpo di stato a favore di quelle forze conservatrici che ostacolarono i programmi sociali del ventennio fascista e che crearono, al tempo della RSI la cosiddetta resistenza che oggi pompano a copertura dei propri interessi. E le stelle -come farebbero gli agenti della CIA e del KGB - stanno a guardare. L'iniziativa - che non può ovviamente avere nulla a che fare con il Fascismo - ha galvanizzato numerosi ex-fascisti da tempo abbandonati a se stessi in quanto ormai idealmente logori e sfiduciati e pronti quindi ad abbracciare l'ignobile professione dei lazzari. Sarà certamente l'ultima loro lazzaronata; l'iniziativa infatti è destinata ad abortire per intrinseca incapacità politica degli eterogenei ispiratori e propugnatori.
Ove però, per una eccezionale quanto improbabile concomitanza di interessi interni ed esterni, il "Fronte" riuscisse a dare qualche frutto, questo risulterebbe più antifascista del sistema attuale. Starsene lontani quindi, oltre che ad una imprescindibile opportunità politica, risponderebbe ad un preciso imperativo morale>>.
Maurizio Barozzi