venerdì 17 agosto 2012

OGNI UNO VEDE QUELLO CHE VUOLE VEDERE



 
Davvero qualcuno crede che la capacità dell'uomo di comportarsi in modo bestiale abbia qualcosa da che fare con la religione? il perpetratore cercherà sempre di presentarsi come parte offesa, dirà sempre di avere avuto ragione, di essersi difeso ecc. ecc.  e quindi, cercherà anche di servirsi di presunti insegnamenti e precetti religiosi, quando gli pare il caso. Ma lo faranno gli esseri umani selvaggi a prescindere della loro specifica religione.
 
Un episodio per molti versi anologo a quello del nord-Iraq era accaduto a Ramallah, in Palestina, circa tre o quattro anni fa: un padre aveva brutalmente freddato la propria figlia, di 25 anni, laureata, al ritorno di quest'ultima da una classica "fuitina" d'amore. La ragazza, non riuscendo ad ottenere dal suo padre il permesso di sposare un giovane di 28 anni, rispettato da tutti, con un buon lavoro, non vide altra strada che di mettere il genitore davanti ai fatti compiuti. Dopo il matrimonio dei due, avvenuto in forma regolare e davanti a tanto di testimoni ed Imam della moschea, la ragazza, preceduta da uno stuolo di notabili che s'erano offerti a fare da mediatori, osò fare ritorno dal padre, dopo che quest'ultimo aveva assicurato ai notabili mediatori d'essersi messo il cuore in pace. E cosa fece appena la giovane donna, ormai sposa, gli comparve davanti ? la portò
dentro casa e con un fucile la freddò, davanti agli occhi di tutti. Ma il padre non era un fondamentalista islamista, era un cristiano ortodosso. E dentro casa del padre, ad attenderlo c'era il prete locale che applaudì l'assassino!
 
Questo episodio, che a suo tempo mi fece venire i brividi, non fu raccontato dalla RAI. Così come la RAI non racconta la triste sorte delle molte - non meno di 10.000 - donne ebraiche in Israele che, una volta abbandonate dai loro mariti, non riescono ad ottenere un divorzio e quindi, non possono più risposarsi. E se convivono more uxoris con un nuovo partner, non possono avere figli perché questi figli verrebbero considerati "mamtzerim" per 10 generazioni - esseri umani privi di diritti, specialmente il diritto di sposarsi da adulti. Questa situazione risulta dal fatto che il divorzio ebraico può essere pronunciato solo dal marito (caso mai ci verrà costretto da una corte rabbinica, ma i casi sono rarissimi), mentre la moglie non ha alcun diritto suo in materia.
 
Eppure, quando si parla di problemi d'uguaglianza delle donne, si punta dritto all'Islam. Le corti islamiche hanno sempre pronunciato divorzi su richiesta di donne, se le circostanze sono convincenti. Ed a seconda della regione, della tradizione e del particolare pensiero teologico seguito, queste possono anche essere estremamente favorevoli alle donne. Mi ricordo di un episodio, successo nell'area di Bassora, a metà degli anni 60, prima dell'istaurarsi del regime di Saddam Hussein: una giovane donna si rivolse al Qadi per chiedere il divorzio dal marito perché quest'ultimo, a suo dire, avrebbe fatto mancare il dovuto rispetto alla propria madre, sicché la sposina temeva che un suo futuro figlio, ottenuto dal marito, si sarebbe un giorno comportato allo stesso modo nei suoi confronti. Il divorzio fu concesso.
 
Se oggi osserviamo situazioni di repressione e restrizione della donna, lo dobbiamo non alla religione dell'Islam, ma ad assurde leggi emanate da regimi incancreniti. Prendi ad esempio l'Arabia Saudita: non c'è, a quanto io sappia, alcun insegnamento religioso che portasse al divieto per le donne di guidare un'automobile, di viaggiare da sole all'estero ecc. Queste restrizioni assurde sono state introdotte da leggi dello stato ed hanno validità sul territorio di questo o quello stato, non impegnano la comunità islamica come tale in alcun modo. Eppure i nostri media le addebitano all'Islam!
 
Pensate a quanto ci è voluto per ficcare in testa alla gente che la circoncisione femminile non ha nulla da che vedere con l'Islam, ma che si tratta di una consuetudine collettiva, legata ad una fascia territoriale africana. Lo stesso, anche se in senso inverso, riguarda il famoso e famigerato velo delle donne islamiche (quello che copre il viso, non il foulard): lo troviamo menzionato da Hammurabi, 2500 anni prima della nascita dell'Islam. Le leggi di Hammurabi infatti, concedevano il diritto di vedere senza essere viste - cioè, di copririsi il viso in pubblico - solo alle donne libere, costringendo invece, le schiave e le prostitute (per intenderci: le lavoratrici dipendenti e le inservienti dei templi) a circolare a viso scoperto in modo da essere riconoscibili da chiunque.
 
Era l'Islam che, dopo millenni, compì un passo rivoluzionario e dichiarò l'uguaglianza di tutte le donne musulmane, indipendentemente dal loro stato sociale o familiare, conferendo a tutte il diritto di portare il velo in pubblico. Le donne non-musulmane invece, appartenenti alle comunità dei dhimmi (= sotto il protettorato della Umma Islamica), avevano difficoltà a farsi riconoscere simili diritti e, al riguardo, potrei quotare una corrispondenza tra i capi della comunità maronita di Aleppo e l'emiro di Aleppo, nel 17mo secolo, che ebbe come oggetto la concessione di portare il velo, se non per le donne cristiane come tali, almeno per le suore cattoliche. 
 
Se da noi in Occidente ci si riferisce al velo delle donne musulmane in termini di presunta repressione, si da dimostrazione della profonda ignoranza che pervade il nostro pubblico. E che dire del concetto della Legge Sharia? se ne parla dalle nostre parti come se si trattasse di un ordinamento giuridico ispirato all'oscurantismo del Medioevo profondo. Nulla di più sbagliato. La Sharia contiene un messaggio di grande umanità: mi riferisco al principio che la Sharia mette la vittima (o chi per essa, in caso di omicidio) in rapporto con il perpetratore del crimine, dando alla vittima la possibilità di perdonare e, di conseguenza, a chi ha sbagliato, la possibilità di redimersi tramite il perdono. Magari i nostri ordinamenti giuridici ne trassero un po' d'ispirazione!
 
"Susanne Scheidt"