Lo abbiamo già detto. Ridetto. Sottolineato.... Ma, visto che la situazione peggiora, forse, confidando nella cortesia dei miei tre o quattro lettori, è bene ribadire l'analisi di quello che sta succedendo. Ad essere sinceri una speranza c'è: stanno finendo i buchi della cintura da stringere. E quando non ce ne saranno più...... Teniamo duro, gente!
Se avete lo stomaco forte, e se non avete cose serie da fare, leggetevi i giornali di questi giorni, ascoltate le televisioni nei loro notiziari. Ci sono due reazioni nelle persone normali. La prima è una forma di stanca abulia, di scoraggiamento diffuso, di nausea fisica che pervade e fa abbandonare la lettura o la visione. Non cambia nulla, è sempre la solita storia, non c’è speranza…… Sono i pensieri dell’incauto cittadino che cerca di seguire le faccende politico-economico-sociali di questo squinternato Stivale.
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Se avete lo stomaco forte, e se non avete cose serie da fare, leggetevi i giornali di questi giorni, ascoltate le televisioni nei loro notiziari. Ci sono due reazioni nelle persone normali. La prima è una forma di stanca abulia, di scoraggiamento diffuso, di nausea fisica che pervade e fa abbandonare la lettura o la visione. Non cambia nulla, è sempre la solita storia, non c’è speranza…… Sono i pensieri dell’incauto cittadino che cerca di seguire le faccende politico-economico-sociali di questo squinternato Stivale.
In effetti si
accendono, di tanto in tanto, dei fuochi di speranza, vi sono dei balenii di
interesse, sprazzi di sorrisi nell’illusione della novità che si affaccia
finalmente alla ribalta.
Ma poi tutto si
colora di polvere, si ingrigisce, ripone le insegne della carica tumultuosa, e
si allinea al solito rapporto stoicamente sopportato: sfruttatori politici
acidi, avidi, indifferenti ed incapaci da una parte, popolo bue, pecore da
tosare vigliaccamente consenzienti dall’altra.
Di meteore ne sono
passate tante: hanno avuto il loro momento di gloria pseudo rivoluzionaria e
sono finiti nel sottoscala della Storia italica. L’elenco è lungo: Giannini,
l’Uomo qualunque; Nichelini ed Almirante, i neo fascisti; Pannella e Bonino, con
i loro referendum; Segni (qualcuno lo ricorda?); di Pietro e la fasulla
stagione di mani pulite, che fu una lotta a coltello gestita dai “poteri
forti”; lo stesso Craxi, che ad un certo punto, dopo Sigonella, capì che non la
avrebbe fatta franca e che gliela avrebbero fatta pagare; Bossi e la sua
secessione svenduta per un piatto di lenticchie; Grillo e la accozzaglia di
improvvisati piccoli Masaniello che credono di poter raddrizzare le gambe dei
cani; …… ora abbiamo il democristiano Renzi, che ha sbagliato palcoscenico:
starebbe meglio a Zelig.
Tremila anni di
civiltà hanno impresso nel DNA degli Italiani scetticismo e cinismo: si sono
abituati a tutto, al contrario di tutto e tutto hanno metabolizzato. Non si
scandalizzano più, e questo è grave, gravissimo. Non si incazzano più, e questo
è anche peggio. Parlano male della Casta, ma al bar, con le patatine
dell’aperitivo. E quelli che cercano di organizzarsi e protestare cominciano
bene, durano poco e finiscono male, nel dimenticatoio.
Il sistema si è consolidato
ed è “perfetto”: nessuno è responsabile, se la Magistratura arresta
uno dei tanti (tutti?) parassiti che derubano, la reazione è “eccone un altro”,
rassegnato commento; il diritto civile del cittadino cozza contro un muro di
gomma che non dà risposte e soprattutto nega il diritto al singolo…..
Tutto questo ha
portato ad una voluta e pianificata assuefazione al servilismo,
all’accettazione della conduzione di suddito messo a tributo. Esattamente
quello che i “poteri forti” avevano progettato per l’Italia. In sintesi: che la
classe politica parassita faccia quello che vuole, derubi e grassaggi nel modo
che crede, purché obbedisca al piano mondialista e globalizzante. Popolo
cinesizzato a stipendi di affamata sopravvivenza, senza prospettive né futuro.
Tubi digerenti nei limiti voluti. Amen.
E sembra che
questa strada si snodi sicura e rapida, secondo i voleri altrui.
Infatti la riprova
è la rassegnazione del cittadino che si era messo, chissà perché, a seguire i
media, abilmente costruiti per lo scopo che abbiamo visto, con reggimenti di
cosiddetti giornalisti, il cui più rivoluzionario funge da valvola di sfogo,
come su una pentola a pressione.
E questa, abbiamo
visto, è la prima posizione di una
persona normale. Posizione che alla lunga porta alla depressione. Depressione
etica, morale, civile, sociale, politica. Ameba ti vogliamo ed ameba ti abbiamo
ridotto.
Depressione.
Poi ci sono quelli
che non ci stanno. Sono i pochi (ma sempre di più) che hanno il coraggio di
chiedersi “perché?”. Sono quelli che fanno un’analisi più profonda e cercano le
cause, i rapporti fra motivazioni ed effetti. Ed anche questo gruppo si divide
in due: quelli che negano l’evidenza, timorosi nell’animo di dover ribaltare
settanta anni di insegnamenti, di propaganda, di martellamento, di imbonizione
mediale, e quelli che si alzano in piedi e combattono col coraggio di esistere,
di essere uomini, di non voler crepare servi.
Contro e cura
della depressione si alza il coraggio.
Il coraggio di
ammettere che il sistema impostoci con le armi è fallito. E non solo da noi,
conquistati dalla forza, ma è fallito anche in casa di chi questo sistema ci ha
imposto. E non parlo del comunismo, fallito e sepolto per contraddizione
interna, per fallimento umano, per idiozia ideologica, per bancarotta
ripugnante e viscida, per ripugnante rapporto umano, per bavosa invidia sterile
e senza uscita….Parlo anche del capitalismo, che credette di aver vinto contro
il fratello gemello con la caduta del muro di Berlino. Idioti e spocchiosi.
Furono stappate milioni di bottiglie con le bollicine, a festa. Non si erano
accorti, superficiali e progrediti, ma non ancora civili, che i comunisti
avevano lasciato il veleno nel mondo cosiddetto occidentale : la credenza che
il “valore economico” fosse il primo se non l’unico valore dell’essere umano.
Ci cascarono, gli alleati vincitori. E lo imposero dove credevano di aver
vinto.
Anche il
capitalismo è morto, esattamente come il comunismo.
E allora?
Ricordo quello che
mi disse un Ufficiale della LSSAH, la Prima Divisione Corazzata SS,
Guardia del Corpo di Adolf Hitler: “In Germania al primo posto c’era il LAVORO,
cioè l’UOMO. Tutto il resto veniva dopo”. Non servono commenti. Il miracolo
economico che in sei anni stupì il mondo e che fu considerato così pericoloso
da provocare una Guerra Mondiale, sta a dimostrare quale è la strada:
abbandonare con coraggio i vecchi schemi, i sistemi cadavere verminoso e
volgersi a modelli e sistemi diversi. Tempi e modi attuali, ovviamente, ma da
una parte c’è la depressione, dall’altra il coraggio.
Poi ognuno la
pensi come crede. Basta che non si limiti a protestare al bar con le patatine
dell’aperitivo.
Fabrizio Belloni