mercoledì 25 settembre 2013

MERCE DENARO E PRIVATIZZAZIONI

Responsable economico del PD è proprio il figlio di Colaninno, uno e primo dei  "capitani coraggiosi" della “scalata” Telekom.

Pre-nota a “Commenti e analisi Prealpine” - Parte terza

Tra tatcherismo, blairismo e priapismo politico d’alemiano e del PD
Il partito dei padroni e il suo “Responsabile economico” Colaninno.
Non si può affliggersi delle conseguenze (ipocritamente) dopo essersi accomodati a cause, come le scalate e cordate economiche-politiche alla Telkom: la madre di tutte le aziende strategiche privatizzate all'uopo dai governi di centro sinistra, di Ciampi, D'alema e Prodi,  e della privatizzazione della Banche operata dal tanto Amato da Napolitano e dai poteri capitalistici c.d. "forti"  e dal PD partito dei padroni .
Sicché  il Responsable economico del PD è proprio il figlio di Colannino, uno dei "capitani coraggiosi" del capitalismo straccione italiano,    che senza mettere un soldo, a prestito, con soldi, garanzie pubbliche e politiche del governo di centrosinistra di Prodi, Ciampi e d'Alema che ha privatizzato Telekom  madre di tutte le privatizzazioni delle imprese stregiche affinchè potessero essere scalate dai Colaninno vari e di turno, guadagnando sia loro che i protettori politici, rivendendo quel che avevano ottenuto senza mettere un lira ne di investimenti ne per l'acquisto. Ma dove stavano i cialtroni che allora battevano le mani e quelli che votavano e votano centrosinistra e PDS-DS-PD ed oggi si stupiscono della Telekom dopo essere stati acritici e accomodanti in tutti questi 20 anni dimprivatizzazioni e svendite ad american, tedeschi, cinesi e sopratuto francesi (note di oggi)
Un PD,  che per altro va sempre più democristianizzandosi ma con un ruolo politico e politica para-fascista - quindi peggio della DC- persino, ora, anche con una specie di Patto di San Ginesio generazionale, come tra Forlani e De Mita. Come era facilmente prevedibile - e lo è stato anche dal nostro collettivo – fin da quando nacque il Pds di cui si disse: “alcuni diventeranno inevitabilmente dei DC molto peggiore dei DC, ed altri dei reazionari fascisti o para-fascisti (come ad es. i Violante). Sullo stesso terreno dei nemici della Costituzione antifascista, del reazionariato leghista e missino, con cui si allearono immediatamente, per insane ambizioni di un ceto politico professionistico che avvio da sinistra una nuova fase TRASFORMISTA dell'Italia: a 100 anni dal quello detta, appunto, del TRASFORMISMO della crisipina e depetrista "sinistra" - collegata alle banche come quella di oggi -  che per restare al governo e in ragione dei propri gruppi di interesse, faceva cose della destra - ad es. la privatizzazione delle ferrovie che la destra aveva nazionalizzato .

Commenti e analisi Prealpine - Parte terza (titolo del giornale, 26-9-2006)
Dal Mercadet di Balzac all’assalto dei "capitani coraggiosi" alle aziende pubbliche privatizzate.

L'’individuo separato" non è nato in Grecia ma in Europa, con il processo di produzione capitalistico, impensabile senza la mediazione della merce-denaro che esprime il valore di scambio delle merci ed insieme predominano. Tra “L’ozio dei ricchi e il cammino del progresso”, di F. Ogliari (6/8/06), “l’uomo non crede più in se stesso e all’uomo” perché, da allora, “la virtù comincia con il benessere (Balzac, “Rabouilleuse”).
Nel potere del denaro si concentra il potere delle cose sugli uomini, in una società che si basa sulla produzione di merci.
“Ogni idea autentica religiosa o filosofica si spoglia di ogni grandezza” (Ogliari), perché l’obbiettivo è la merce, non lo sviluppo dell’uomo, rispetto al quale per Marx, religione, ateismo, filosofia, comunismo, ecc. non sono l’obbiettivo, ma momenti dello sviluppo umano, principio energetico del prossimo futuro, valori e “fini” sono il tigre che metti nel motore della Politica per raggiungere l'obbiettivo che è l'uomo e il suo  sviluppo umano.
Senza valori non c’è Politica. Quindi non c’è più la “sinistra” perché non dice quali sono i valori e i fini che voleva. L’uguaglianza? E chi lo sa. Dice solo che spera e vuole che l’UDC si stacchi da Berlusconi. Così iniziò l’occhettismo: se mettiamo insieme Pri, Psi, Psdi, DP, lega (come ha fatto), ecc., “andiamo al governo”. Quindi ci vuole il maggioritario, anticipato con le “stangate” di Amato al Parlamento e ai salari e la concertazione padronale dei redditi, negli anni 92-93 e  della cultura di Mastricht, che Padoa Schioppa rilancia avendo oggi al seguito e persino dentro il suo governo tanti “sinistri” politici e cigiellini che nel 92-93 si opponevano.
         Parlano solo di forme non di sostanza. Senza più dire che cosa è il comunismo e cosa voleva. Il fine non c’è più, senza dire perché o che si voleva un comunismo democratico (o meno?). Dicono solo che era “cattivo”, ma non cosa era o è il “buono” e che l’alternativa, il bene, è il modello politico liberale, che come tutti sanno introietta l’economico al punto da esserne fagocitato e la politica scompare.
Torna all’affarismo politico. Al suono delle due orchestre ugualmente stonate di "destra  "sinistra" parimenti subalterne e in cerca affari, soldi, sostegno dal vero potere - quello economico d'impresa privata - di “una civiltà che dal 1815 ha sostituito il principio Onore col principio Denaro” (dice Balzac, cime una sentenza, nel Melmoth) che è l’Atnam, il soffio vitale, del capitalismo. A cui, per le insane ambizioni di un professionismo politico e sindacale che annulla la distinzione tra pre-modernità, modernità e post-modernità, la “sinistra” non vuole più osteggiare ma, anzi, partecipare: col Governo (non della società, ma degli affari) come gestione delle istituzioni e dell’ordine pubblico interno e internazionale: più tragico del tatcherismo perché come il blairismo e il priapismo politico d’alemiano, l’ex progressismo introietta l’ottocentesco uso degli eserciti gestito dagli stati dietro sigle internazionali.
         Torna l’affarismo politico perché non c’è più la “Politica”. C’è solo il Governo. Senza il Parlamento, al quale, al massimo, come su Telekom, si può riferirgli quel che non sa perché lo sa solo il governo, anzi solo il Comitato d’affari che dai tempi di D’Alema, con Velardi a Prodi oggi, con Rovatti, si costituiscono a Palazzo Chigi.
Come prima della Repubblica.  Nell’italietta liberale e pre-fascista del maggioritario , la politica era lo sportello di clientele senza volto come  i “Piccoli borghesi” di Balzac, perché l’Io soggetto era appunto quello che oggi mette una scheda, “codista” come i banchieri in fila per le “primarie” per presidenzalisticamente scegliere e “conferire al candidato premier poteri quasi di vita e di morte sull’alleanza…persino cedendo quote di sovranità dei partiti all’Unione”, dichiarò Bertinotti (la Repubblica, 21/6/05). Partiti che però non esistono più in quanto tali, perché “il potere è nelle mani di mandarini” (Fiori), quindi è cessione interna al  “mandarinato” dell’Unione.
Oggi è lo spazio in cui dall’Atman degli antichi, la ricerca dell’Io più profondo dell’uomo a cui, con l’ozio apatico, erano funzionali l’“atarassia dei saggi” e lo “stoicismo meditativo” (Ogliari), si è passati all’Atman della conquista del governo; senza “stoicismo meditativo” ma con “atarassia” o imperturbabilità (altrimenti detta “faccia di tolla”) cercando una identificazione del proprio Io in “rapporti borghesi” che osserva Marx, “appaiono tutti rapporti di denaro: E’ in sua presenza che, appunto, nella “Comédie humaine”, qualcuno diventa soggetto; di più, che si costituiscono strutture, che si articolano in forme e agglomerati maggiori in  lobby, gruppi di potere, establishement economici, finanziari, politici, giornalistici, anche combinati tra loro, che poi trattano gli uomini come oggetti, come cose.
Da allora ad oggi ancor di più, da quando il principio Denaro di Balzac, identificato come Denaro&Potere” da Freud, è stato reso “potere monetario” a se stante, che cresce, si alimenta e decida da sé ma non solo per sé. Non solo potere del denaro, ma denaro come potere, “stato”, persino, che “batte” moneta. Potere e stato del mercato del capitalismo d’impresa, ultimo stadio di una politique dominata da un Economique al cui cospetto la ragion politica scompare e la politica stessa non è più tale.


Uno degli articoli di Commenti e analisi Prealpine (26-9-2006) 

spedito ad accademia da Angelo Rugeri