mercoledì 28 ottobre 2020
LIBERTA’ E LIBERALISMO.
Con il persistere della pandemia a livello globale e specialmente europeo,
un’ondata di neo-autoritarismo sembra aver investito l’intero orbe terracqueo.
Leggi speciali, stati di eccezione, compressioni delle libertà di circolazione,
riunione, etc., sono oramai divenuti materia di provvedimenti governativi ed
all’ordine del giorno, in molti, troppi paesi del mondo.
In ispecial modo, in quell’Europa, da sempre un po’ considerata uno dei
caposaldi spirituali del diritto e della democrazia, a causa di una lunga storia, che
andrebbe dalla democrazia ateniese sino a quel Liberalismo, che affonda le
proprie radici nel Proto Illuminismo di autori come un Locke, un Berkeley, un
Hume, un Hobbes ed altri ancora. Da più parti, ci si interroga, non a torto, se
stavolta in discussione ed in crisi non sia entrato proprio quel sistema di valori,
che trovava il proprio fondamento nelle enunciazioni di questa scuola di
pensiero.
E’ vero. Le limitazioni della libertà di riunione, circolazione, lavoro, la stessa
figura di un premier non eletto, che governa per decreto, senza prestare ascolto
alle camere e che tanto sembra ricalcare la figura di un sovrano assoluto o di un
“dictator”, sembrano collidere decisamente con i principi del più puro
Liberalismo. A ben vedere, però, le cose non stanno proprio così.
Bisognerebbe, anzitutto, operare una netta distinzione tra quanto enunciato
dagli autori Proto Illuministi che abbiamo poc’anzi menzionato e autori come un
Rousseau che, all’interno del contesto illuminista, iniziano a rappresentare una
di quelle vere e proprie “deviazioni”, connaturate ad un pensiero occidentale, da
sempre animato da una costitutiva ed irresolubile contraddittorietà.
Nel portare avanti un’idea di primigenia “democrazia diretta” che, imperniata
sull’idea di una costitutiva “bontà” dell’uomo, Rousseau, devia dal percorso
tracciato dai Proto Illuministi, in quanto conferisce un afflato etico ad una
istanza che, invece, in autori come Hobbes e Locke è totalmente assente, in
quanto fondata su un’idea pessimista della natura umana e che, sulla falsariga di
una mentalità mercantilista, porta a una vera e propria arida
“contrattualizzazione” dell’anima dello Stato.
Quest’ultimo non sarà più inteso quale Comunità spirituale di individui, bensì
come anodino assieme di individualità, tenute unite solo dalla oscura presenza
da quel Leviatano giuridico, la cui oscura e gelida presenza, è posta quale
invalicabile limite alle libertà individuali.
Quanto detto, ci dimostra quella che potremmo “brevis verbis”, definire quale
vera e propria “eterogenesi dei fini” dell’Illuminismo che, in veste di fenomeno
inizialmente sospinto da istanze neoplatoniche, le cui radici affondano nelle
correnti ermetiche del pensiero rinascimentale, per cui l’umanità doveva essere
“illuminata “ dalla luce di una conoscenza pura e priva di ombre, è andato invece
assumendo, in molte sue enunciazioni, le connotazioni di uno sfrenato ed arido
individualismo che, sorretto dal tecnicistico Empirismo di un Berkeley, avrebbe
in seguito spianato la strada all’avvento del Capitalismo Globale, imperniato
sulla perfetta sintesi tra Tecnica ed Economia.
Molta parte delle istanze del Proto Illuminismo e del successivo Illuminismo, si
fanno quindi portatrici di un’idea di democrazia “per delega”, che finirà ben
presto con il rappresentare uno strumento di potere censitario, stavolta tutto in
favore degli emergenti ceti mercantili e (specialmente...sic!) finanziari. Tant’è
che la Rivoluzione Francese e le varie esperienze dei Risorgimenti europei,
verranno tutte aggruppate sotto la denominazione di “Rivoluzioni borghesi”.
Durante tutto il 19° ed il 20° secolo, a cercare di risolvere il problema del
rapporto tra libertà ed economia, saranno le scuole di pensiero marxista
derivanti dall’Utopismo e dall’Hegelismo, da un lato, e quelle all’insegna
dell’irrazionalismo vitalistico dall’altro.
Ora, è chiaro che, quanto stiamo vivendo ora, in termini di cogenti limitazioni
alle nostre libertà individuali, è frutto del tentativo volto ad instaurare un nuovo
e definitivo assetto globale, fondato sulla coercitiva accettazione di un quanto
mai esausto ed insufficiente modello di sviluppo, quale quello liberista globale,
(oggidì coniugato in una salsa vagamente “progressive” e buonista), che però
affonda le proprie radici proprio in quel Liberalismo, che non potrà, quindi, mai
essere eretto a baluardo antisistemico.
Una cosa, pertanto, è rivendicare diritti espressione, libertà e movimento ed il
diritto dei cittadini a poter intervenire direttamente nella gestione della Res
Publica, quando i suoi rappresentanti si rivelino inadatti al compito o questa sia
affetta da gravi carenze nei suoi meccanismi (Democrazia Diretta), altro è
riesumare quel Liberalismo che, “motu proprio”, come abbiamo visto, porta a
quel che, ad oggi, stiamo vivendo.
Questo da un punto di vista prettamente di analisi ideologica. E’ chiaro che, viste
le attuali contingenze, pensare di affrontare una battaglia contro l’instaurazione
di una Dittatura Globale, in ordine sparso, a mò di ridotto e romantico manipolo
massimalista, è quanto di più inutile ed illusorio si possa fare. E’ chiaro che, ora
più che mai, si fa pressante la necessità della creazione di un Fronte Trasversale,
in grado di accogliere e contemperare al proprio interno, le migliori energie ed
istanze di un paese. Questo però, senza dimenticare quella costante e pressante
ricerca di una chiarezza, ( come quella espressa in questa breve disamina...)
senza la quale qualunque tentativo, all’insegna dei più nobili intenti, finisce con
l’insabbiarsi nel vicolo cieco dell’inazione o del più squallido e controproducente
opportunismo.
UMBERTO BIANCHI