Brucia, brucia e brucia ancora...mai, a memoria d’uomo, incendio si era visto così
forte e resistente alle umane tecnologie...Eppure si sussurra che, in quel di
Francia, come anche (almeno così dovrebbe essere...sic!) in San Pietro o al
Duomo meneghino, siano in funzione dei quasi-infallibili sistemi di sicurezza;
veri e propri micro-apparati con tanto di sensori collegati a centrali di pronto
intervento...Ma di pronto qui sembra non esservi proprio nulla, salvo che un
incendio bell’e scoppiato da ore ed ore ed inspiegabilmente indomabile. Media
che profetizzano a voce bassa la distruzione di uno dei più bei gioielli
architettonici del mondo, mentre qualcuno ci dice che questo già fu distrutto da
un precedente incendio un secolo e passa fa ed abilmente ricostruito, come se
questo fosse una consolazione tardiva a quello che, ora più che mai, sta
assurgendo a simbolo del falò di un Occidente e di un’Europa profondamente
malati. Malati della più insidiosa e schifosa forma di sifilide che una civiltà possa
conoscere: quella del buonismo. Malati di una religiosità che tale non è più,
oramai ridotta a puro e semplice fenomeno mass mediatico, infarcito di belle
parole, buone intenzioni e null’altro più, che non sia molle adeguamento ai ritmi
vitali di un imperante materialismo economicista. Eppure Notre Dame fu
edificata in quel tanto deprecato Evo Medio , da Maestri che intendevano
concretizzare con la squadra ed il compasso, quella primeva intuizione
dell’Infinito che forte, aleggiava in quegli animi. Se la Grecità aveva identificato
nella finitezza e nel limite, il segno distintivo della divina perfezione, sia
attraverso la rappresentazione antropomorfica del divino che attraverso, la
simmetria e l’armonia nell’architettura e nelle scienze, matematica e geometria
in primis, l’Evo Medio avrebbe invece, (sotto la spinta del Cristianesimo ma,
anche e soprattutto, delle istanze Gnostiche e Neoplatoniche, accompagnate
dalla veste razionale dell’aristotelismo) proiettato lo sguardo verso le
profondità di quel celeste “apeiron/infinito” che sovrastava l’uomo e verso cui le
guglie delle Cattedrali, si sarebbero dovute protendere. A tutto ciò
sovrintendeva una Ars Regia della costruzione, espressa e disciplinata in
formule, armonie e proporzioni che, direttamente, si richiamavano ad un
concetto sacrale della geometria e della matematica, tanto vicini a quel
Pitagorismo, le cui istanze continuavano ad aleggiare silenziose tra quegli
antichi Maestri. Eppure Notre Dame brucia....E che sia stato un fatto causale,
dovuto all’incompetenza, alla sciattoneria ed alla completa deficienza di
qualcuno, oppure che, sia dovuto ad un atto ostile voluto e programmato, poco o
nulla importa. Notre Dame brucia e con essa, qualcuno vorrebbe bruciare e
mandare in cenere le nostre radici di civiltà e cultura, intese come visione del
mondo, come sopravvivenza di popoli ed identità, in favore di una massa
anodina ed informe di alienati, votati al consumo ed all’autoconsumo si et si,
senza soluzione di continuità. Quella identità, frutto della sedimentazione di
popoli di razza bianca, indoeuropei e pre-indoeuropei, che ha avuto come prima
grande sintesi unitaria la civiltà Greco-Romana, successivamente sostituita dalla
sintesi tra lo spirito barbarico dei popoli Celti e Germanici con la civiltà latina,
passando attraverso il ritorno alla centralità dell’Uomo, vessillo della
Rinascenza, passando attraverso lo spirito magico che aleggiò nel Barocco, sino
alla nascita di una prepotente Modernità, divisa e lacerata tra Illuminismo,
Positivismo, Progressismo, Liberalismo e tra Irrazionalismo, Vitalismo,
Futurismo ed Avanguardia. Tutto questo melange di elementi contraddittori,
tutto questo sedimento in uno spazio geografico così esiguo, rispetto a quelli dei
vari Nuovi e Terzi Mondi, ci riporta, come per magia, all’immagine della battaglia
delle Termopili, quando il piccolo e silenzioso Occidente fermò e sbaragliò le
vocianti ed arroganti masse provenienti da Oriente, preservando un patrimonio
di identità e cultura, unico nel suo genere. Tutto questo siamo NOI, cerchiamo di
non dimenticarlo e, ora più che mai, di non farlo dimenticare a chi, in un modo o
nell’altro, crede di intimidirci, per sottometterci alle sue sporche ragioni.
UMBERTO BIANCHI