In un assolato pomeriggio d'estate papà Gino sta per aprire
la porta di casa dopo aver trascorso una pesante giornata di lavoro nella sua
azienda. Come infila la chiave nella toppa già sente le urla della moglie e
anche delle percosse. Aperta la porta subito domanda: "Che
succede?" E la moglie, brandendo in
mano la sua ciabatta: " tuo figlio, come al solito, si accascia sul
divano…oggi ha fatto dal letto alla sedia per il pranzo e dalla sedia al divano",
così continuando a percuoterlo sulla natica gli urla: " alzati disgraziato
che hai 35 anni e ancora non ti sei trovato un lavoro." Il figlio Leo,
cercando di scansare i colpi di ciabatta della madre, risponde: " vi ho
già detto che il lavoro me lo deve trovare lo Stato e anche la casa." Il
padre che ha appena richiuso la porta e appoggiato la sua 24h su una sedia,
sente suonare il campanello d'ingresso. Apre la porta e si trova davanti due
ragazzi di colore, alti e magrissimi. "Buonasera signore, dal centro di
accoglienza ci hanno mandato a questo indirizzo". Uno dei due consegna a
Gino un foglio stampato. Egli inizia a leggerlo, poi rivolto alla moglie:
" Angela, ma noi siamo di destra o di sinistra?" E lei a denti
stretti: " dissinistra". Poi rivolto ai due ragazzi: " Ah,
scusate è che da un po' di anni ho perso l'orientamento". La moglie avvicinatasi all'ingresso: "
Cosa interessa a loro?" E vedendo il loro colore di pelle: " Dì' che
non ci serve niente." Il marito: "non sono qui per venderci
qualcosa" "E allora?" Lui, porgendole in mano il documento:
"leggi". Angela, visto il contenuto e strabuzzando gli occhi, sbotta:
" Ma non ci hanno avvertito!" Il figlio che ha sentito tutto:
"Sì è per l'ospitalità, l'avviso l'ho ricevuto io qualche settimana fa, mi
sono scordato di dirvelo, è previsto nella nuova legge che le famiglie di
sinistra che ne hanno la possibilità ospitino almeno due extracomunitari, dai
fateli entrare." I due coniugi si
guardano in faccia sbigottiti e si fanno da parte per far entrare in casa gli
ospiti inaspettati. I due ragazzi, entrambi con un borsone tipo sport in
spalla, timidamente varcano l'uscio e sono dentro casa. Il marito alla moglie:
" falli accomodare" "Dove?" Le sedie erano tutte occupate
con oggetti vari, non resta che il divano. "Nel divano" Il figlio:
"Nel divano ci sono già io." La madre: "il divano ha tre posti,
se tu anziché startene sbracato ti siedi composto, ci stanno anche loro due:
" Prego, prego, venite a sedervi a fianco a mio figlio, come vi
chiamate?" "Madì" "Krim". "Io sono Angela, mio
marito Gino e mio figlio Leo"
"Piacere, piacere" E si accomodano nel divano con Leo che è più
grande di loro di qualche anno. Gino si siede su una sedia davanti a loro ed
inizia l'interrogatorio: "Da quale Stato provenite?" Risponde Madì
che è il più grande fra i due e parla meglio l'italiano. "Io vengo dal
Mali e sono qui in Italia da tre anni, lui arriva dal Gabon ed è qui da soli 9
mesi." Gino un po' ingenuamente chiede: " Siete venuti in Italia per
cercare lavoro?" Madì: " Per cercare lavoro saremmo andati in
Germania, qui da voi abbiamo tutto quello che ci serve per vivere, grazie
Italia." Gino: "E qui da noi, nella nostra casa quanto tempo si
dovreste restare?" "Non lo sappiamo, io sono stato un po' di tempo in
albergo e in due centri di accoglienza, lui proviene da un centro di
accoglienza." A questo punto il figlio Leo si alza in piedi e sbotta:
" Basta con questo terzo grado, dai che usciamo ragazzi." La madre:
" prima accompagnali nella stanza degli ospiti che poi io sistemerò."
Dopo aver portato le loro borse nella camera i due ragazzi si accingono ad
uscire con Leo. Il padre: "Dove li porti?" "Al Centro
Sociale!" "E ti pareva…Hai preso i preservativi, che di nipotina per
ora ce ne basta una". Leo infatti è già padre di una bambina di tre anni
di nome Yala che ha avuto con una ragazza di colore conosciuta al Centro
Sociale. A tarda sera i tre ragazzi rientrano, cenano e poi si siedono a
guardare la TV. Mentre Gino e sua moglie
Angela salutano e se ne vanno a letto. Prima di addormentarsi il loro argomento
notturno non è più sulle ingiustizie nel mondo e nell'Italia in particolare, né
sulla politica, ma stavolta verte sul problema dell'immigrazione e
dell'accoglienza che ora li riguarda da vicino, molto vicino. Gino: "prima
avevamo in casa un solo scansafatiche, adesso ne abbiamo tre" Angela:
" perché non te li porti in azienda e li metti a fare qualcosa?"
"Non hai sentito che non sono venuti in Italia per lavorare, spero solo
che non ce li lascino per mesi. Buonanotte." "Notte". Trascorrono due settimane, mentre la famiglia
allargata di Gino stava per sedersi a
tavola per il pranzo, suonano alla porta. Angela va ad aprire: si trova davanti
una ragazza con in braccio un bambino di circa due anni ed un'altra ragazza di
circa 16 anni, tutti di colore: "Buongiorno signora, io sono la compagna
di Madì e questo è nostro figlio, lei è la sorella di Krim, ci hanno mandato
qui per la legge sul ricongiungimento famigliare." Dopo il primo attimo di
smarrimento Angela li fa entrare e subito li vanno incontro i loro congiunti. Baci e abbracci,
poi tutti a tavola, quello che c'è si mangia. I nuovi arrivati sono l'argomento
nell'alcova prima di addormentarsi. Gino: " Adesso credo che gli ospiti
comincino ad essere un po' troppi" Angela: " Ricordati che abbiamo
dato la nostra disponibilità, noi non siamo né razzisti, né egoisti, gran parte
dei governi europei invitano all'accoglienza di questi poveracci e anche il
Papa esorta le famiglie italiane ad ospitare gli extracomunitari." "
I politici ed il Papa si riempiono sempre la bocca di belle parole: è facile
dire di fare beneficienza quando sono gli altri che la debbono fare, è facile
dire di fare sacrifici quando sono gli altri che se li devono accollare…prendi
il nostro caso: abbiamo, anzi avete dato la disponibilità, la nostra casa è
grande, ma la convivenza con questa gente non è facile e non è facile neanche
la loro integrazione perché non abbiamo né i mezzi, né le capacità, né la
mentalità, poi per usi, costumi, religione, diritti civili, ecc. siamo molto
diversi, l'altra sera Madì mi ha raccontato che la loro tribù vive ancora nelle
capanne di fango, intonacate con lo sterco di mucca, che suo fratello si fa la
doccia sotto la pisciata di un dromedario, che i suoi genitori non li ha mai
visti lavarsi, che alle bambine praticano ancora l'infibulazione. I nostri
antenati europei di 3000 anni fa erano molto più avanti." Angela: "
ma loro sono più poveri e più sfortunati di noi, hanno fatto dei sacrifici,
rischiato la vita per venire qua, e noi non possiamo sbattere loro la porta in
faccia, hanno speso tutti i loro risparmi per fare questo viaggio della
speranza." Gino appoggia la sua mano sul braccio della moglie e la blocca:
"Madì mi ha rivelato che ne lui né i suoi compagni di viaggio hanno
pagato, ma sanno che qualcuno ha pagato per loro e che molti hanno una missione
da compiere in Europa…" "Che tipo di missione?" "Mi ha
risposto che lo sapremo fra qualche anno…Secondo me alcuni governanti
nordafricani, molto più furbi dei nostri europei, mandano questi disperati per
poterci ricattare, chiedere sempre più soldi sotto la minaccia di una invasione
di massa, e questo particolare, forse ai nostri politici ed al clero, sfugge.
Come sfugge a me il fatto che 1000 anni fa i nostri antenati europei hanno
combattuto e sono morti per respingere gli invasori musulmani mentre i
governanti di oggi aprono loro le porte." "Ma ora si tratta di una
invasione pacifica" "Le invasioni fra etnie diverse non sono mai
pacifiche." "Gino, tu sei sempre catastrofico questa non è altro che
povera gente affamata." "Affamata di potere, e se non si mette un
freno a questi sbarchi, qui arriveranno decine di milioni di individui che
colonizzerà l'Europa, in quanto alla fame, ci sono anche 5 milioni di italiani
in totale povertà." Trascorrono
alcuni giorni e la convivenza con i quattro ragazzi comincia a pesare anche ad
Angela, che anche se è una brava casalinga, sei persone vogliono accudite.
Mentre Gino è sempre più insofferente e a letto si sfoga con la moglie: "Cara Angela io non
ce la faccio più" e lei: "caro Gino cominciano a pesare anche a
me" "A te pesano fisicamente, a me pesa il fatto che questi, compreso
mio figlio, non fanno nulla dalla mattina alla sera e hanno preso questa casa
come un albergo." " Senti Gino io stavo pensando, se tu sei
d'accordo, di mandarli a stare nella nostra casa al mare, dove ci andiamo solo
un mese all'anno." "Ah, io sarei anche d'accordo, lì c'è tutto, ma al
mangiare, pulizie e lavarsi la roba ci dovranno pensare loro…già la casa al
mare, ma sei sicura che noi siamo sempre comunisti?" "Perché?"
"Scusa, abbiamo una bella casa ai Parioli, una bella casa al mare, un
reddito abbastanza elevato, io ho una
bella macchina, una decina di dipendenti, ma che cazzo di comunisti siamo,
questi "lussi" li puoi avere solo grazie al capitalismo, che facciamo
sputiamo nel piatto dove mangiamo?" "Il comunismo è un ideale"
"Oggi, più che un ideale è un'utopia, e qui in Italia un retaggio
culturale, uno snobismo." "Comunque domani parliamo prima con nostro
figlio e se anche lui è d'accordo, spediamo gli ospiti nella casa al
mare." Il giorno seguente l'idea della casa al mare è piaciuta a tutti e
si organizza subito il trasloco. Dopo un mese, gli ospiti vivono per conto loro
e anche Leo si è trasferito in pianta stabile nel Centro Sociale e convive con
la sorella di Krim, mentre Krim convive con la ex di Leo nella casa al mare ed
è incinta, forse da Krim. Una sera Gino e Angela decidono di andare a trovare i
ragazzi ospitati nella loro casa al mare. Già al cancello, di cui hanno ancora
le chiavi, sentono un frastuono proveniente dall'interno; alla porta d'ingresso
suonano il campanello, bussano, ma nessuno risponde. Decidono quindi di aprire
anche la porta con le loro chiavi. Man mano che l'anta si apre aumenta il
frastuono: musica araba ad alto volume che mette a dura prova i loro timpani. E
a mettere a dura prova il loro olfatto ed il loro sistema nervoso è l'odore
acre di spezie e di fumo. Poi un via vai di gente di ogni età e razza, almeno
una quindicina. Essi si avviano shockati ed ammutoliti fra ragazzi e ragazze in
atteggiamenti discinti che non si curano di loro. Mobili, arredi e
suppellettili in totale disordine, pareti sporche, il pavimento unto e
appiccicoso dove quasi si incollano le loro scarpe. I due coniugi inorriditi
continuano a camminare a stento, quasi storditi da farli sembrare in un incubo.
Dopo quei primi momenti di sconcerto, prendono coscienza della triste realtà
dei fatti e chiedono ad una ragazza, che passa loro davanti, di poter parlare
con Madì. La ragazza esce sul retro della casa e rientra poco dopo con Madì che
li saluta: " Ciao Gino, ciao Angela, come state?" Gino, trattenendo a
stento la sua rabbia: " Male, molto male!" "Perché?"
"Ma guarda come ci avete ridotto la casa, e poi quanti siete, quindici,
venti, noi l'avevamo lasciata a voi quattro…" "Sì, scusa, ma non
potevamo lasciare i nostri fratelli musulmani per strada, noi siamo brava gente
come voi, anche voi ci avete accolti." "Sì, se tu vuoi la medaglia
dell'ospitalità li ospiti a casa tua, voi avete dato ospitalità in casa
d'altri, senza manco chiedere il permesso ai proprietari che siamo noi, così
avete trasformato la nostra casa in una sorta di comune multietnica, ma io vi
do lo sfratto!" " E no, caro Gino, noi ci siamo informati, voi lo
sfratto non ce lo potete dare, qui ci sono dei profughi in attesa di asilo ed
anche dei bambini, mi dispiace, ma tanto voi una casa dove vivere ce l'avete,
noi, se ci mandate via, no, tra fratelli musulmani: quello che è mio è tuo e
quello che è tuo è mio." "Beh, da noi non funziona così!" Nel
frattempo che i due parlano un ragazzo di colore, un po' intontito forse dalla
droga, forse dall'alcool, tenta di palpeggiare Angela che subito si scansa,
mentre Gino, che l'ha visto con la coda dell'occhio, gli si avvicina e gli da
uno spintone facendolo cadere a terra. Subito si avvicinano davanti a Gino
altri due ragazzi e una ragazza con fare minaccioso. Interviene Madì che esorta
i ragazzi ad allontanarsi dicendo loro che Gino ed Angela sono suoi amici. Così
Gino afferra la mano di Angela e si avvia svelto verso l'uscita della casa
senza manco salutare Madì. Saliti in macchina Gino si sfoga: " Ecco
l'accoglienza come va a finire: tendi la mano e quelli ti portano via il
braccio e il nostro buonismo va a farsi
fottere!" Poi, sbattendo i pugni sul volante: " Ora ci perdiamo la
disponibilità della nostra casa, comprata con i risparmi di una vita di lavoro
e sacrifici…" Gli occhi di Gino a questo punto si inumidiscono di lacrime,
lacrime di rabbia. Angela cerca di consolarlo: "Ma dai, qualcosa si potrà
pur fare.." "Certo, andare per vie legali, spendere soldi per poi
sentirti dire che non possono essere sfrattati, e qui in Italia a rimetterci
sono sempre i coglioni come me, che si fanno un culo lavorando, dando lavoro,
pagando un casino di tasse per poi essere inculato da chi non lavora, da chi
truffa e dalla stessa giustizia." Rientrati a casa Gino non rivolge per un
bel po' di tempo la parola alla moglie, ritenendola corresponsabile di quanto
accaduto. Trascorrono alcuni mesi e
finalmente una buona notizia: il giudice dei minori ha concesso l'affido
esclusivo della piccola Yala a Gino ed Angela, perché il loro figlio Leo e la
sua ex compagna sono stati ritenuti inidonei. La giustizia sociale, almeno in
questo caso, ha soddisfatto le aspettative di due nonni traditi, in altre
circostanze, dai loro ideali e dalla loro generosa ospitalità.