In Italia è oramai divenuta prassi ordinaria, di fronte a tutte quelle tensioni e
fibrillazioni politiche che rischiano di mettere in pericolo l’establishment, tirare
fuori da un impolverato cilindro, lo spelacchiato coniglio di un vittimismo
antifascista “ad usum delphini”. I coribanti del “politically correct” con il loro
agitarsi e strillare, sembrano, però, essersi lasciati lungo la strada un
qualcosa di macroscopico. Nel lungo fluire delle umane vicende, se qualcuno
non se ne sia ancora accorto, a far la Storia non è mai, o quasi, un solo e
monotematico attore, ma, più e più parti, contornate da una serie di elementi
e contesti, di cui bisognerebbe ben tener conto, prima di vomitare banalità,
falsità e distorsioni che, statene pur certi, oltre a non aiutare ad avere un
quadro chiaro ed esauriente del tutto, finiscono, invece, con il fare il giuoco
dell’establishment dei vari poteri costituiti, a cui tutto interessa, meno che vari
popoli abbiano una chiara coscienza storica, in grado di fornir loro una guida
per il presente ed il futuro. E così è con le vicende dell’ultimo conflitto
mondiale. S. Anna di Stazzema ha sicuramente rappresentato un tremendo
ed esecrabile episodio, al pari delle terribili vicissitudini di Auschwitz.
Nessuno però, sembra volersi interessare alle “altre” vittime. A quelle, tanto
per parlar chiaro, dei democraticissimi vincitori anglo americani e compagnia
bella. Ora, a voler proprio essere fiscali, se è vero quel che i vari storici vanno
affermando sul numero di sei e più milioni di morti, causati dal Nazismo, tra
deportati di religione israelita ed altri gruppi, oltre alle vittime civili causate
dalle azioni belliche, rappresagli e compagnia varia, è altrettanto vero, però,
che, tanto per fare un piccolo esempio, Stalin di morti “civili” ne provocò
approssimativamente una quarantina di milioni, deportando e sterminando
amorevolmente i “kulaki” (ovverosia quei piccoli proprietari agrari che mal
vedevano l’opera di collettivizzazione forzosa da quest’ultimo intrapresa a
loro danno, senza se e senza ma…sic!), oltre a Cosacchi, Ucraini, Ceceni,
Lituani, Estoni, Lettoni, Polacchi, Mongoli, senza poi contare la
simpaticissima pratica delle periodiche “purghe” a cui il buon “Baffone”
sottoponeva i propri sottoposti, oltre agli stessi militari dell’Armata Rossa, che
in pieno conflitto, oltre a dover sopportare il tremendo urto delle truppe
dell’Asse, tra purghe e purghette, finì con il ritrovarsi, varie volte, sull’orlo di
una catastrofica sconfitta, proprio a causa del perseverare di questa pratica.
Ma non è ancora finita. Il conteggio delle vittime del buon “Baffo”, andrebbe
anche esteso a quelle popolazioni civili dell’Est Europa che, avevano avuto la
mala sorte di trovarsi nello schieramento dell’Asse e che, per questo, al
termine del conflitto, pagarono la propria collaborazione con un prezzo di
sangue spaventoso, di cui, ad oggi ancora, è difficile calcolare l’esatta,
tragica, entità. Paesi come Romania, Ungheria, Cecoslovacchia e Finlandia,
tanto per fare un esempio, furono tra quelli che pagarono un conto molto
salato, per tale collaborazione. Questi sono solo alcuni, limitati, esempi, a cui
andrebbero aggiunte le popolazioni di lingua tedesca dei Sudeti, del corridoio
di Danzica o del Volga e della stessa Germania, fatte oggetto di spaventose
decimazioni, durante e dopo la guerra. E già, a fare i conti, con quanto da
Stalin combinato, si andrebbe a superare con un buon distacco numerico, le
vittime civili del nazismo. Ma, per una legge di “par condicio” e per evitare la
solita, melensa giaculatoria sulla cattiveria dei Totalitarismi a fronte delle
angeliche virtù delle liberal democrazie, non si può abbandonare il tragico
scenario dell’ultimo conflitto mondiale, senza parlare dei nostri cari campioni
di democrazia anglo americani. Dresda, al pari di Hiroshimka e Nagasaki, ci
ricordano l’inferno di fuoco che, con tanta umanitaria sollecitudine, gli “Alleati”
non esitarono a scaricare, dal cielo e dal mare sulle città di mezza Europa.
L’Italia, con gli spaventosi bombardamenti di Napoli e di Bari, ma anche di
Milano, Roma, Ferrara e tante altre città, assaggiò sulla propria pelle, quale
genere di “democratico” trattamento fosse, dagli “alleati”, riservato alle
popolazioni civili dei paesi belligeranti. Senza fare tante distinzioni tra nazioni
nemiche o “alleate”, come nel caso della Normandia, tante città europee
furono ridotte a cumuli di macerie dal fuoco “alleato”, facendo perdere la vita,
a migliaia e migliaia di civili innocenti. Il tutto, senza voler conteggiare tutte
quelle nazioni dell’Europa Occidentale che, sul finir della guerra, furono
scosse da rappresaglie e vendette che costarono altre migliaia di vite
innocenti, unicamente responsabili di essersi schierate, nel corso del conflitto,
dalla parte dei perdenti. Anglo americani e francesi non furono da meno dei
Tedeschi, quanto alla pratica dei campi di concentramento, in cui finirono
militari e civili appartenenti alle nazionalità dei paesi nemici; sparsi “urbi et
orbi”, dalle aride regioni del Texas e dell’Arizona, al Kenia e sino all’India ed
oltre, seminarono vittime a iosa. Tra queste, probabilmente la maggior parte
dei due milioni di Tedeschi che, si stima, a fine conflitto furono
amorevolmente trucidati dalle truppe alleate. Un capitolo a parte merita,
invece, la ex Jugoslavia ove, a pagare un prezzo veramente pesante, furono
le popolazioni italiane di Istria e Dalmazia, abbandonate al loro destino di
morte, per mano dei titini, da governi imbelli e da un Cln che, al momento
della bisogna, quando c’era da difendere (per davvero!) l’integrità e l’italianità
di quelle terre, tenne un atteggiamento di totale subalternità di fronte
all’arroganza ed alla violenza delle truppe del Maresciallo Tito. Ma, a pagarla
a Tito, non furono solo gli italiani. Un folto gruppo di nazionalisti croati
(ustascia), si calcola approssimativamente in svariate decine di migliaia,
famiglie incluse, rifugiatisi in Austria, vennero, a fine guerra, dai Britannici
amorevolmente consegnati nelle mani dei titini che, senza tante esitazioni, li
sterminarono tutti. Stesso destino, fu riservato alle migliaia di nazionalisti
serbi di Draza Mihailovic, rei di aver collaborato con le truppe italiane. Senza
voler contare, coloro che, fuori dall’Europa, avevano osato alzare la testa
contro il colonialismo anglo francese, supportando l’Asse, dal Medio Oriente
(Palestina ed Iraq…), al Nord Africa (Algeria, Marocco, Egitto, etc.) sino
all’India e ad altre misconosciute realtà dell’Africa Sub Sahariana (Etiopia,
Eritrea, Somalia, ed alcuni stati dell’Africa francofona…). Certo, con tutti
questi begli episodi, di cui qui abbiamo solamente citato, a caso, alcuni tra gli
esempi più e meno noti, il numero delle vittime dei “buoni”, va aumentando
notevolmente, a discapito di quelle dei “cattivi”. Ma se, ad onor del vero,
l’esatto bilancio delle vittime civili dell’ultimo conflitto mondiale, può sempre
costituire motivo di dubbio o polemica, a causa dei numeri notevoli da ambo
le parti, allora, per avere un’idea più chiara sull’ipocrisia di certe giaculatorie, i
conti basterebbe andare a farli su quanto perpetrato sia prima, che dopo
l’avvento di Fascismo e Nazismo. Potremmo cominciare, per esempio, con gli
States, oggi tanto prodighi a distribuir pagelle di democrazia a mezzo mondo
ma che, all’alba del secolo passato avevano già sulla coscienza, la morte e la
deportazione di milioni di africani, in cattività trascinati, non già per motivi
bellici, ma per semplici e disgustosi fini di sfruttamento commerciale. Oltre al
sistematico sterminio delle oriunde popolazioni amerinde, compiuto tra il
silenzio e la totale indifferenza di un mondo che già allora, si riteneva animato
di buoni e caritatevoli sentimenti civilizzatori. Tanto per ricordare a chi strilla
tanto di razzismo. Negli States, sino al 1964 (sic!) ed oltre, era presente una
vergognosa discriminazione nei riguardi dei discendenti afro americani degli
schiavi deportati. E senza voler sminuire il ruolo di nessuno, i vari Imperi
coloniali occidentali, accanto all’ideologia liberal progressista, si
ammantavano di giustificazioni di tipo suprematista tali, da far passare
Fascismo e Nazismo, per delle efficienti, ma slavate social democrazie. A tal
proposito, andrebbero letti gli scritti di Winston Churcill durante la guerra
anglo boera e quelli di altri autori britannici del 19° secolo. Alle parole
corrispondevano, però, anche i fatti. Re Leopoldo di Belgio governò il Congo
belga con uno spietato ed efficiente pugno di ferro. Rivolte o altro erano
ovunque schiacciate senza troppe storie….E tornando agli States. A solo
voler fare il conto delle centinaia di interventi nei paesi dell’America Latina ( il
cosiddetto “cortile di casa”) ed il Terzo Mondo in genere, a partire da
Filippine, Indonesia, Viet Nam, Africa tutta e via discorrendo, tra interventi
militari, bombardamenti, golpe e contro golpe con annesse stragi e
“desaparecidos” vari, si arriverebbe ad un numero di vittime innocenti, da
capogiro. E’ vero, i Totalitarismi, anche marxisti, da Stalin a Mao e Pol Pot,
hanno fatto vittime a bizzeffe, ma c’è una sostanziale differenza tra le vittime
dei primi e quelle delle nostre amate liberal democrazie. Volendo usare un
gergo moderno, di taglio per così dire “finanziario”, i Totalitarismi il conto lo
hanno quasi sempre presentato in una “soluzione unica”, senza nemmeno
potersi ammantare di troppi fronzoli morali, spesso neutralizzati e ridicolizzati
da un’evidente preponderanza della dimensione ideologica. Le liberal
democrazie, di converso, il conto ce lo presentano in una soluzione
“rateizzata”. I fatti sono, troppo spesso, coperti da giustificazioni
moraleggianti. Alle altisonanti politiche espansive totalitarie, si preferisce una
linea più discreta, fatta di tanti piccoli, ma decisivi colpi di assestamento. Le
vicissitudini dei Totalitarismi, sono tutte motivate da un perenne stato di
emergenza e di mobilitazione rivoluzionaria, che giustificano scelte spesso
giuocoforza radicali e violente, mentre quelle delle liberal democrazie, sono
vissute all’insegna di uno Status Quo, ammantato di una “normalità” che
porta ad una conseguenziale e forzosa “normalizzazione”. In Iraq si calcola
siano stati uccisi due milioni e più di iracheni, durante la guerra a conduzione
Usa, falsamente motivata dal finto pericolo rappresentato dal regime
baathista. In Palestina, lo Stato israeliano, con la scusa della propria
“sicurezza” ha potuto tranquillamente potuto perpetrare abusi e rappresaglie
oltre i limiti sulla popolazione palestinese, come nel caso dei tremila e passa
morti civili in quel di Gaza durante l’operazione “Piombo fuso”, a fronte della
morte di neanche una decina di israeliani. Il numero delle vittime civili della
strana guerra “a geometria variabile”, del “tutti contro tutti”, in Afghanistan, ci
è tuttora ignota. In Serbia, stante il silenzio dei media occidentali sono stati
effettuati bombardamenti con bombe all’uranio arricchito, alcune delle quali,
guarda un po’, sono state frettolosamente scaricate dagli aerei Usa in quel
del mar Adriatico. In Siria ed in Yemen si combatte, oramai, una silenziosa
guerra sponsorizzata da Usa ed alleatini vari, in funzione anti iraniana ed anti
russa, arrivando a sponsorizzare milizie integraliste e stati islamici vari, con il
solito corollario di vittime civili innocenti a bizzeffe. Senza voler contare le
vittime civili degli integralismi terroristici, “made in Usa”. Dopo tutti questi bei
fatti, qui elencati, tra l’altro in modo frettoloso e superficiale e solo per dare un
esempio, il conteggio delle vittime dei “buoni” schizza vertiginosamente in
alto, lasciando i “cattivi”, perdenti dell’ultimo conflitto mondiale, in una
posizione oramai surclassata da ben altri fattacci del genere. La Storia ci
lascia, a questo punto, con l’amaro in bocca, per la disgustosa e
spregiudicata ipocrisia con le quali, ad oggi, si parla ancora con tanta enfasi,
di vittime del nazi-fascismo ed annessi pericoli di “rigurgito”, mantenendo il
più totale silenzio sulle altrui porcate, ad oggi, ancora perpetrate in spregio ai
più elementari diritti umani. Ed allora, ancora una volta, il Globalismo liberal
democratico ha gettato la sua maschera, rivelando il suo volto prevaricatore,
violento e repressivo, condito dalla tragica illusione di un consenso e di una
libertà, invece rigidamente condizionati da gruppi di potere occulti. Ed ancor
più, hanno gettato la maschera coloro che, per puro fine elettoralistico e
politica spicciola, hanno ancora il coraggio della iene, di speculare sui poveri
morti dell’ultimo conflitto mondiale, anziché rispettarne le tragiche
vicissitudini, con il coraggio di una riflessione tutta incentrata sulle
contraddizioni e le ingiustizie della democrazia occidentale e delle sue
appendici progressiste e buoniste.
UMBERTO BIANCHI