VENTICINQUE APRILE, FESTA
NAZIONALE
L’Italia, Repubblica
“democratica” nata dalla resistenza (tassativamente minuscolo), é l’unico Stato
al mondo che festeggia contemporaneamente una sconfitta ed un tradimento.
Il Giappone
ricorda con molta più enfasi i martiri dell’olocausto nucleare, piuttosto che
la firma di resa a bordo della corazzata Missouri, dopo Hiròshima e Nagasaki. E lo avevano detto
chiaramente, i Giapponesi: “Se non lasciate l’Imperatore sul trono, siamo
pronti a combattere casa per casa”. Hiroito era l’ultimo figlio della Dea del
sole, della Madre del Giappone. Dio in terra.
In questo
miserabile, sfilacciato, prostituto Stivale invece si glorificano i
massacratori di civili, i bombardieri angloamericani, che rasero al suolo le
città; si chiamano “occupanti” gli alleati Tedeschi venuti a difendere con
unghie e con denti la “fortezza Europa”, ultimo tentativo eroico della
salvaguardia di una speranza. Meglio le truppe marocchine francesi, che non
facevano molta differenza se la persona stuprata fosse maschio o femmina. O
anche pecora.
Dimentichi di
Roma, quella vera; immemori della rivoluzione culturale chiamata rinascimento;
sprezzanti dei valori comunemente chiamati onore, fedeltà, parola data; tesi
unicamente alla gratificazione dell’ego personale, dell’epa e della verga;
schiavi dell’apparire, dell’oro, del possedere,gli abitanti di questo
squinternato, dannato, hanno un solo dio
da servire fedelmente: il motto << O Franza o Spagna, purché se
magna>>.
Squallore
infinito.
La semita subdola
e viscida volontà di gratificare una parte, per far dimenticare il tutto.
Ci fu una pausa,
il secolo scorso. E la piccola, miserabile medievale Italietta savoiarda
divenne potenza mondiale. Non la maggiore, naturalmente, ma da tener in
considerazione ed in parte temuta. E corteggiata da tutti, copiata da molti,
rispettata a destra e a sinistra. Marina forte, almeno sulla carta: otto navi
di linea (si chiamano corazzate) di cui quattro nuovissime, ed il maggior numero di sommergibili al
mondo, dopo l’Unione Sovietica. Aviazione in parte obsoleta, tenuta in aria da
piloti che non temevano rivali. E i nuovi velivoli da caccia erano migliori dei
caccia avversari; unico difetto: avevano solo due mitragliatrici, contro le
otto degli sputafuoco albionici (spitfire). Il caccia bombardiere S 79 (il
gobbo maledetto) era un incubo per i nemici. E nessuno, o pochissimi sanno che
avevamo dei quadrimotori da bombardamento, i Piaggio P 08, con otto membri di
equipaggio che erano in anticipo di anni nei confronti delle “fortezze volanti”
yankee. Partirono da Foggia ed andarono a bombardare i depositi di petrolio
inglese ad Acqaba, in Arabia Saudita. Panico nella City di Londra. Il problema
era la quantità: in tutta la guerra costruimmo diecimila aerei contro i 150
mila inglesi ed i 160 mila tedeschi. Media potenza, appunto, anche se il primo
volo di congiunzione di due metropoli, Milano – Roma con un aereo a reazione fu
effettuato da un Campanini-Caproni, con i Fasci Littori sulle ali.
In più, a
chiusura, l’Italia usciva da due guerre vittoriose: la conquista dell’Etiopia e
la Guerra di
Spagna, ove i rossi erano stati sculacciati a dovere e ripetutamente, checché
dicano i film e la propaganda. Due guerre che avevano prosciugato gli arsenali
e le scorte.
Ma sia Hitler che
Mussolini sapevano che l’immane crogiuolo, lo scontro micidiale necessitava di
tutte le loro forze sia fisiche che psichiche che morali. Gli anni passano per
tutti, anche per i giganti. Aspettare cinque o dieci anni ed iniziare nel 1950 a costruire la nuova
Europa sarebbe stato forse più prudente, ma entrambi (assolutamente consci
della durata: almeno cinque anni, come confidò il Duce a Claretta) sapevano che
necessitavano di energie sovra umane. Oggi si direbbe che era l’ultima
“finestra” temporale utile.
E scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Per
inciso furono le logge inglesi ad obbligare il governo di sua Maestà
balbuziente a dichiarare guerra al Terzo Reich, seguite a ruota dalle servette
francesi, e non viceversa. Hitler anzi tentò di fermare il tutto. Il volo di Hess
in Scozia aveva una missione precisa: accordo con gli Inglesi. A loro i mari e
l’Impero. Alla Germania il Vecchio Continente. All’Italia il Mediterraneo ed il
Nord Africa. Scudo anti comunista,
I giudei, i
banchieri inglesi, i massoni inglesi non vollero: troppo pericoloso l’esempio
nazi-fascista. Troppo vittorioso il Sangue europeo contro l’oro giudaico.
Troppo contagioso il Socialismo Nazionale.
Poi, dopo aver
rifornito la casa madre di tutto e di più, anche i cow boys scesero in campo. E
ci si misero in tanti: cinquantaquattro Paesi, tutto il mondo che conta.
L’Europa, quella
vera, combattè oltre l’umano. Ma i numeri sono numeri, anche per i giganti
ariani.
Fummo sconfitti.
(Anche se una parte d’Italia, quella serva e prostituita, si affrettò a
cambiare bandiera e campo, suscitando il disprezzo del mondo). Ma cademmo in
piedi.
Tanto è vero che
il sogno non è morto,
E torna nonostante
settanta anni di menzogne e di propaganda. Menzogne e propaganda che vengono
sbugiardate del fallimento del loro sistema democratico e reazionario.
E torna il sogno,
fatto realtà in giro per l’Europa: la visione dei due giganti si avvera, visto
che le due sorelle, la Storia
e la Realtà ,
sono ragazze per bene, ed il loro fratello, il Tempo, sta mettendo le cose a
posto.
Il sogno non è
morto.
Gli zombie
festeggiano la loro messa nera sulle tombe dei loro cimiteri ove sono sepolte
bugie democratiche marcite e verminose, sistemi falliti, civiltà drogate in
disfacimento, nebbia morale, vuoto di idee. La democrazia ha dato il meglio di
sé.
Il sogno sta
tornando.
I democratici
festeggiano il 25 aprile, lutto per l’Europa.
Noi festeggiamo la
rinascita, il ritorno.
Gott mit uns!
Hann till
ragnarok!
Fabrizio Belloni
25 aprile 2016