Sui media, di
tutti i tipi, starnazzano e berciano esponenti della casta, ossequiati dal
giornalista – linguetta di turno, soprattutto se l’esponente dei parassiti
politici è di sinistra. Imbarazzatissimi gli onorevoli, i soloni della cosa
pubblica cercano di coniugare il diavolo con l’acqua santa, di trovare una
impossibile quadratura del cerchio politico, di arrampicarsi su specchi
spalmati di vaselina storica. Si lanciano in prolisse e lunghissime
articolazioni, dimenticandosi il saggio adagio: “tanto maggiore è l’ignoranza,
tanto più lunga è la spiegazione”.
Situazione.
Dal Nord Africa in
generale e dalla Libia in particolare arriva un’invasione di clandestini. Nel
2014 le fonti ufficiali parlano di 170.000 clandestini. Per l’anno in corso le
previsioni proiettano una cifra attorno ai 250.000. Invasione vera e propria. Invasione voluta,
programmata, studiata a tavolino. E non si parla dell’invasione via terra,
forse ancora più numerosa. Il 90 e più per cento dei clandestini sono giovani
maschi, spesso minorenni. I nostri sinistroidi li chiamano “migranti”. Il clero
li chiama “asilanti”.
Sono senza
documenti, quindi clandestini.
E solo una
piccolissima percentuale (dal 5
a 7%) ottiene la qualifica giuridica di “profugo”: gli altri sono e restano
clandestini. In più, grazie ai masochisti (per noi) e furbi (per il Nord
Europa) accordi di Shengen, il Paese che riceve i clandestini e li scheda, deve
farsene carico. In tutti i sensi. Infatti altri Paesi Europei ce li rimandano
tranquillamente: l’Austria, nostra vicina, rispedisce al mittente gli
indesiderati invasori.
In Italia la
gestione degli invasori viene gestita col solito pressappochismo endemico dello
Stivale. Ogni invasore costa allo Stato (a tutti noi) attorno ai 45 euro al giorno, almeno
ufficialmente. Sono convinto che la cifra sia molto maggiore: si parla infatti
solo dei costi fissi, e non si calcola tutto il resto (trasporti, sanità,
telefoni, costo del personale adibito, impiego delle Forze dell’ordine…..). Non
credo di sbagliare di molto se calcolo attorno ai 2000 euro mensili il carico,
diretto ed indiretto, che ciascun clandestino fa gravare sulle casse dello
Stato. Curioso Paese, il nostro. Per buonismo squallido, per solidarietà
imposta, per perbenismo di maniera, si dirottano risorse ad invasori e
contemporaneamente i nostri vecchi frugano nei cassonetti e nei rifiuti dei
mercati, e si tolgono figli a genitori licenziati. Ma guai a dirlo: la
imbecille, vile, tartufesca accusa di “razzismo” è pronta come la colt di un pistolero.
Il conformismo cattocomunista impone la accettazione dell’invasione, obbliga
alla solidarietà non sentita, sfrutta il disordine sociale per lucrare
l’appoggio ed il consenso dei soliti utili idioti, acculturati da TV e media in
genere.
Il bello, anzi, il
brutto sta nel fatto che spessissimo questi invasori si ritrovano a delinquere,
a spacciare, in galera. E se son donne, le troviamo sovente sulle strade.
E diventano
arroganti, invadenti. Hanno pretese, protestano e “scioperano” se cibo e
alloggio non è di loro gradimento. Inoltre sciacalli nostrani (quasi sempre in
combutta con le istituzioni, per lo più in mano ai cattocomunismi) truffano,
taglieggiano le istituzioni, rubano ed ingrassano. Roma docet, ma non è l’unico
caso. Di recente i tagliagole si sono lasciati scappare una verità: con l’invio
di centinaia di migliaia di invasori clandestini si destabilizzerà l’Italia,
ventre molle dell’Europa. L’odiata Europa.
Ed i nostri
parassiti che fingono di governarci mandano le nostre Forze Armate a fare
servizio di taxi, fin nel golfo della Sirte.
E’ oggettivamente
una situazione intollerabile e auto castrante. E’ il suicidio di una società. E’,
o sarebbe, la fine dell’Italia, come la conosciamo e come la amiamo. La fine di
tremila annidi civiltà che ha dato tanto a tutto il mondo.
Soluzione.
Non pretendo di
essere uno stratega, sia ben chiaro. Quello che penso e dico mi viene dettato
solo dal ragionamento.
L’invasione è un
male. Bisogna fermarla.
Per fare questo
occorre una tattica ed una strategia.
La tattica è
impedire che i barconi e/o simili partano dalle coste libiche, e qualche volta
tunisine, egiziane ed anche turche. Come? Vi ricordate quando, qualche anno fa,
gli albanesi venivano a molte migliaia sulle nostre coste? Poi si fermò tutto o
quasi. Innanzi tutto una nostra nave da guerra speronò una imbarcazione
albanese. Per errore, si disse. Poi, i nostri militari, i nostri Servizi, i
nostri incursori cominciarono a far saltare con regolarità e con metodo i
gommoni, le barche ed i motoscafi sulle coste albanesi. E questi ultimi
capirono l’antifona. Il flusso si fermò di botto.
Oggi, con o senza
il consenso del governo libico, dobbiamo fare lo stesso. Mandiamo la Marina Militare a distruggere
tutte le imbarcazioni nei porti e sulle spiagge libiche, per cominciare. Chi
c’è, c’è, senza troppe distinzioni o distinguo fra pescherecci, carrette del
mare, gommoni o quant’altro. Il messaggio deve essere chiaro e forte. Quindi
comprensibile.
Parallelamente si
deve mettere in campo una strategia di sviluppo e di collaborazione con i Paesi
del Nord Africa e non solo. Ricordo Enrico Mattei, sacrificato sull’altare
della “pax petrolifera”: aveva convinto gli arabi a non accontentarsi delle
briciole del petrolio, dell’elemosina delle multinazionali, della carità pelosa.
Dobbiamo, col coraggio trimillenario, liberarci dal giogo del WTO e di simili
associazioni a delinquere, e avviare un processo di sinergia che sarà lungo e
difficile. Ma che è l’unico che può garantire una pace mediterranea (faccio
delicatamente notare che chi sta bene non va a rompere le scatole in casa
d’altri).
Questo deve essere
lo scopo, il fine ultimo. Ci vuole coraggio e virilità Quindi dobbiamo cambiare
in toto la classe dei parassiti che stuprano il potere in Italia.
Qualcuno ha
alternative presentabili?
Fabrizio Belloni
Sabato 21 febbraio
2015.