“Quando
la città retta a democrazia si ubriaca, con l’aiuto di cattivi
coppieri, di libertà confondendola con la licenza, salvo a darne poi
colpa ai capi accusandoli di essere loro i responsabili degli abusi e
costringendoli a comprarsi l’impunità con dosi sempre più massicce d’indulgenza verso ogni sorta d’illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per poter continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto, e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
coppieri, di libertà confondendola con la licenza, salvo a darne poi
colpa ai capi accusandoli di essere loro i responsabili degli abusi e
costringendoli a comprarsi l’impunità con dosi sempre più massicce d’indulgenza verso ogni sorta d’illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per poter continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto, e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
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In un ambiente siffatto, in cui tutto si mescola e confonde; in cui la
demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi
costringe tutti a misurare il passo sulle gambe di chi le ha più corte; in cui
l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella reciprocità e
moltiplicazione dei lavori; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il
cittadino accorrerebbe in armi a difendere la libertà, quella libertà, dal
pericolo dell’autoritarismo?
>
Ecco, secondo me, come nascono e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due
madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in
satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per
l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa colpa di averla condotta a tanto
disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza, che
della tirannide è pronuba e levatrice.
> Così muore la democrazia: per abuso di se
stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo.»
- Platone. La Repubblica, Cap. VIII -
- Platone. La Repubblica, Cap. VIII -