SANTO
MANGANELLO
Ricordo uno dei
tanti episodi di “Don Camillo”, dell’immenso Guareschi. In una trasferta a
Milano, ciascuno sotto mentite spoglie, i due eroi, Don Camillo e Peppone
finirono bastonati. Con il contrappasso, però: Don Camillo fu bastonato dai “neri” , mentre
invece Peppone le buscò dai “rossi”. Nemesi storica.
Oggi si sono viste
cariche della Polizia contro gli operai.
Cancellati di
colpo sessanta anni di storia. La macchina del tempo renziana ed alfaniana ha
fatto rivivere Scelba ed il mitico Terzo Celere di Padova, il più duro fra i
duri.
Mi sono tornate
alla memoria scene di Napoli, quando l’allora ministro dell’Interno Napolitano
mandò i suoi uomini a manganellare i disoccupati partenopei.
Deve esserci un
diavoletto nascosto ed invisibile fra gli scranni del Governo, che obbliga i
rossi (perché sempre trinariciuti sono e restano, comunque cambino il nome) a
prendere a botte gli operai. Si ripete la nemesi storica di don Camillo e
Peppone.
Sia chiaro che
personalmente sto dalla parte degli operai, Mica sono figli di papà, con gli
abiti firmati, quelli che vanno in piazza. Sono gente, padri di famiglia, che
si sono trovati sulla strada senza lavoro. Poveracci. Come poveracci sono i
Poliziotti costretti dalla divisa ad ubbidire. Scontro fra poveri.
Altra cosa sono i
black bloks, mascalzoni professionisti prezzolati per creare disordini. Altra
cosa sono i “centri sociali”, giovani spaccati, senza voglie né mete, dediti a
certi consumi, che odiano tutto ciò che è altro dal disordine, dal vuoto, dal
nulla. Contro questi figuri usare il manganello è oggettivamente un atto di
misericordia corporale.
Però.
Va bene che al
ministero degli Interni c’è una ameba ruggente, tale Alfano, vera pubblicità
delle uova pasquali ridanciane. Cioè il nulla. Ma il mio personale diavoletto
custode mi sta insinuando nella zucca certe idee….
Non mi tornano i
conti. Delle due, una.
O il Governo ha
dato ordini severissimi di non turbare la pax germanica, in ossequio
all’Angela, oppure ha dato ordini così confusi e elastici da assomigliare ad un
piano economico quinquennale della fu Unione Sovietica.
Oppure c’è altro.
Cioè la casta sa che di scene come quella di ieri se ne vedranno sempre di più,
perché chiuderanno sempre più Aziende, e sempre più grandi.
In altre parole, stanno
venendo al pettine i regali della democrazia, della partitocrazia, del
servilismo, dell’incapacità.
Annaspa, la casta.
Ciancia di TFR
(liquidazione), inventata da Mussolini, che creò, lui sì, lo Stato Sociale:
oggi cercano di svuotare la piscina col passa brodo, col setaccio.
E allora cercano
di difendersi dalla marea montante di ribellione.
Sia chiaro che gli
operai, come i “colletti bianchi” della marcia di Torino, come i contadini
(quei pochi rimasti), come gli impiegati privati o pubblici che siano, sono il
Popolo. E scontrarsi col Popolo vuol dire perdere. Sempre.
Sia chiaro che le
cinture hanno esaurito i buchi da stringere.
Sia chiaro che,
come sempre, il Popolo italiano, buono e scanzonato per natura, proprio come i
buoni, quando non ce la fa più diventa più feroce di altri. Di prove storiche
ne abbiamo a bizzeffe.
Da anni sbraito
che si avvicina la stagione dei conti. E che saranno salati. Salatissimi.
Vuoi vedere che è
cominciata?
Forza, Gente, che
la va a pochi.
Fabrizio Belloni