venerdì 8 agosto 2014

Russia risponde alle sanzioni occidentali



La Russia introduce sanzioni contro l’Occidente e l’Ucraina. Su incarico del Presidente Putin, il governo ha preparato una lista di prodotti agricoli e generi alimentari di cui sarà vietata l’importazione. I produttori russi, sopraffatti dal flusso incessante delle importazioni agricole, hanno salutato questa decisione.

In sostanza, l’UE e gli USA hanno costretto Mosca a rispondere alla pressione immotivata, scatenata col pretesto della crisi ucraina. Alle catene russe di grande distribuzione ci vorranno un paio di mesi per sostituire i prodotti colpiti dal divieto.
Nel mirino delle controsanzioni decise da Mosca, ci sono la frutta, gli ortaggi, la carne, il latte e le derrate agricole provenienti dai paesi che in precedenza hanno varato sanzioni contro la Russia. Per un anno è stata vietata l’importazione di carne bovina e suina, formaggi, pollame, latte, pesce e salumi dai paesi UE, Stati Uniti, Australia, Canada, Norvegia e Giappone. La versione definitiva della lista non include alimenti per bambini, né vini e superalcolici dei paesi europei. In alcuni casi, al posto del divieto, vengono introdotte delle quote.
La Russia è stata costretta a imporre queste limitazioni, da sola non è andata a cercarle, ha dichiarato il vice premier del governo russo, Dmitry Rogozin.
Tutte le contromisure, da noi intraprese, mirano a proteggere le nostre aziende. La Russia non intende assolutamente creare delle difficoltà alle aziende e ai cittadini dei paesi occidentali. Non ce lo proponiamo, in quanto non è il nostro scopo.
Il peso del “contrattacco” della Russia lo dovranno sostenere soprattutto le aziende europee che esportano frutta, verdura, salumi, formaggi, burro e altri latticini. Secondo la Commissione europea, la Russia importa dai paesi UE il 30% della frutta e più del 20% delle verdure. Complessivamente, la Russia importa ogni anno cibo e prodotti agricoli per un totale di 30 miliardi di dollari. Le importazioni dagli USA costituiscono solo il 2%.
Un colpo particolarmente duro lo potrebbero subire Belgio e Grecia, che rischiano di perdere 500 milioni di dollari, mentre per Polonia, Lettonia, Lituania e Estonia la limitazione dell’importazione del latte e degli ortaggi potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Tutti questi paesi hanno attivamente appoggiato gli USA nella loro intenzione di punire Mosca per la sua politica in Ucraina. Quanto all’Ucraina, essa esportava in Russia dal 50 all’80% del suo latte e delle sue verdure. Ora il mercato ucraino potrebbe crollare.
Per parecchio tempo la Russia non ha reagito agli attacchi politici che si sferravano con la copertura, assolutamente illegittima, delle sanzioni economiche, dice il politologo Semen Bagdasarov.
Sono stati l’UE e gli USA a dichiarare alla Russia una “guerra economica”. Noi non abbiamo fatto altro che reagire. A quelli che ora, in UE, stanno appellando alle regole del WTO, vorrei ricordare che la Russia aveva avvertito che le sanzioni dell’Europa contro Mosca vanno contro le regole di questa organizzazione. Ormai non serve parlare del WTO, dovevano pensarci prima.
Ci sono molti altri paesi dove la Russia può comprare le cose di cui ha bisogno, fa notare il politologo Pavel Sviatenkov.
Si tratta in primo luogo dei paesi BRICS e dei nostri partner dell’Unione doganale. Tuttavia, la Russia non deve semplicemente cambiare fornitori, per esempio, comprare carne o altro in Brasile. Deve sviluppare la produzione propria. In questo senso, le sanzioni sono uno stimolo per dar spazio alle aziende russe. La quantità di cibo che noi importiamo è vergognosa. È una minaccia alla nostra sicurezza alimentare.
All’estero (esclusi gli Stati iscritti nella lista delle sanzioni) le misure varate da Mosca hanno destato interesse. Le catene russe di grande distribuzione già hanno cominciato le trattative con i fornitori del Sudafrica, Argentina, Brasile, Cile, Cina e di altri paesi dell’Asia.
Il vice ministro dell’Agricoltura della Bielorussia, Leonid Marinich, ha detto addirittura che adesso, per la Bielorussia, la Russia è una “miniera d’oro”. La Bielorussia è pronta a fornire alla Russia la maggioranza delle cose che prima venivano acquistate in Polonia e negli Stati Baltici. Analoga è stata la reazione anche in Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turchia, Egitto e Israele.
Per quanto cerchino gli europei di minimizzare l’accaduto, l’economia dell’UE subirà dei danni ingenti a seguito delle contromisure della Russia, crede Leonid Poliakov della Scuola superiore di economia.
Ben presto loro capiranno che la cosa è seria e dovranno fare la loro scelta: continuare a seguire umilmente gli ordini di Washington o pensare ai propri interessi. Il messaggio è chiaro: riusciremo senz’altro a sostituire quello che ora non sarà comprato in Europa. O troviamo dei mercati nuovi, o lo compreremo all’interno. I prodotti dei fornitori locali non sono peggiori. Anzi, spesso sono di qualità migliore.
In privato, gli esperti russi fanno capire che Mosca risponderà a tutte le nuove sanzioni, se dovessero essere varate. In teoria le nuove restrizioni potrebbero riguardare il settore chimico, quello farmaceutico, edile e automobilistico. I settori in cui lo Stato può aiutare i produttori locali non sono pochi.
Mosca sta esaminando anche l’opportunità di introdurre il divieto di sorvolo del territorio russo per gli aerei europei che si recano in Asia, e di cambiare i punti di ingresso/uscita dallo spazio aereo russo dei voli charter. Al momento non è stata presa nessuna decisione in merito. È piuttosto un avvertimento.