In un crescendo
rossiniano abbiamo dovuto sorbirci per giorni l’orgia clericale che ha
celebrato a Roma i suoi saturnalia.
Due papi vivi
(oddio, diciamo uno e mezzo, viste le condizioni del tedesco) che inneggiavano
a due papi morti.
Né aiutava il
telecomando: sembrava tutta una sola “Telekabul”, come si diceva una volta. Al
massimo cambiava l’angolazione dell’inquadratura, e la faccia del “giornalista”
di turno. <<Inciso: ma l’ordine dei giornalisti, peraltro inutile, non ha
la facoltà di procedere ad esami di cultura almeno da terza media, prima di
rilasciare una tessera?>>.
Quindi il
salvifico zapping era inutile. E, fortuna o incubo, mi è capitato di ascoltare
da un “vaticanista” (ai miei tempi si chiamavano baciapile, ma poi è arrivato Bruno
Vespa che ha sublimato tale professione) una notizia “dal sen fuggita” che mi
ha lasciato di sasso. Il “vaticanista” ha confidato in diretta che entro il
2014 verrà fatto santo un altro papa, il bergamasco – di Lovere, per la
precisione-, Paolo VI.
E mi sono per un
attimo bloccato con bocca, occhi ed orecchie spalancati. Shok durato un
secondo. Poi è montata l’incredulità
Paolo VI, papa
Montini, era comunemente chiamato Maolo Vi, per le sue aperture.
E questo passi: la
chiesa è sempre stata brava ad abbracciare chi pensava essere il vincitore. Non
a caso definì Lui “L’Uomo che la
Provvidenza aveva stabilito di farci incontrare”. Dopo i
ricchi Patti Lateranensi, ovviamente, e
le conseguenti facilitazioni economico-finanziarie che furono regalate.
Ma su papa
Montini, prima di farlo santo, sarebbe bene una approfondita indagine sui
legami e sulle relazioni che già da cardinale il Nostro intratteneva con la Massoneria americana,
con tutte le implicazioni geopolitiche e finanziarie che ne vennero. E lo IOR è
solo la punta di un iceberg più micidiale di quello che affondò il Titanic.
Penso che storici
coraggiosi e liberi possano dar fondo a tonnellate di carte e documenti, al
riguardo.
Inoltre, il buon
Montini aveva una affettuosa amicizia con un attore della rai di Milano, Paolo
Carlini. Erano amici. Molto amici. Troppo amici.
Che i tempi in cui
pontificò non fossero facili, è indubbio: vi erano i prodromi del crollo dei
due sistemi, quello socialcomunista e quello liberalcapitalista. Ci sarebbe
voluto un papa forte, virile, macho, con due baffi così. Invece Paolo VI iniziò
quella parabola discendente che ha obbligato la chiesa a Bergoglio, il gesuita,
col compito di effettuare un re styling profondo, pena la sparizione. Però a
tutto c’è un limite: capisco che i rave party clericali fanno venire tanta
gente a Roma (panem et circenses: non è cambiato nulla), ma un poco di dignità,
suvvia……
Facciano come
credono, però. Tanto se qualcosa è vero, resta a galla e va, se è fasullo, puoi
spingerla fi che vuoi ed affonda. Non mi sembra che la chiesa stia andando.
Vedremo.
Fabrizio Belloni