Avrebbe
voluto essere un ardito guerriero e portare due spade, il mercante
Rihei Amano! Come si rammaricava che la situazione dei suoi genitori lo
avesse obbligato a occuparsi di commercio, in quella grande città di
Osaka, interamente dedita agli affari! Si sentiva ferito nel suo amor
proprio pensando che la sua professione era considerata l'ultima di
tutte giacchè, nella graduatoria, veniva dopo quella degli uomini
d'arme, quella degli agricoltori e quella degli artigiani.
Quando
fantasticava sugli smilzi cavalieri erranti si vergognava di essere un
uomo grosso, ben nutrito, che avvolto in svariati kimono morbidi come
seta, viveva giorni sereni in un elegante appartamento.
Quasi
volesse assaporare maggiormente la propria vergogna, volle leggere ciò
che il filosofo Muro Kyuso scrisse sui concetti degli antichi guerrieri,
concetti che sussistevano ancora al prnicipio del 18° secolo:
"Un
tempo i samurai ignoravano persino la parola commercio. Ho conosciuto
un'epoca in cui nessun ragazzo avrebbe mai osato citare il prezzo di un
oggetto.Ricordo che un mio amico fu chiamato dal proprio padre, il quale
gli disse:
Esiste una cosa che si chiama
commercio. Cerca di non apprendere nulla che riguardi questa cosa, Se
per caso dovessi concludere un affare con qualcuno, cerca che il cattivo
affare sia per te. In questo giuoco contrariamente a quanto avviene per
gli altri giuochi, chi perde guadagna e chi guadagna perde la pace
della coscienza.
Un altro mio amico si esprimeva così:
Non dite mai a un uomo che è economo: economo del proprio denaro, della vita; l'economia è una forma di codardia".
Tratto dalla leggenda dei 47 ronin, il mercante di Osaka.