mercoledì 9 aprile 2014

Lo spirito dell'antico Giappone

Avrebbe voluto essere un ardito guerriero e portare due spade, il mercante Rihei Amano! Come si rammaricava che la situazione dei suoi genitori lo avesse obbligato a occuparsi di commercio, in quella grande città di Osaka, interamente dedita agli affari! Si sentiva ferito nel suo amor proprio pensando che la sua professione era considerata l'ultima di tutte giacchè, nella graduatoria, veniva dopo quella degli uomini d'arme, quella degli agricoltori e quella degli artigiani.
Quando fantasticava sugli smilzi cavalieri erranti si vergognava di essere un uomo grosso, ben nutrito, che avvolto in svariati kimono morbidi come seta, viveva giorni sereni in un elegante appartamento.
Quasi volesse assaporare maggiormente la propria vergogna, volle leggere ciò che il filosofo Muro Kyuso scrisse sui concetti degli antichi guerrieri, concetti che sussistevano ancora al prnicipio del 18° secolo:

"Un tempo i samurai ignoravano persino la parola commercio. Ho conosciuto un'epoca in cui nessun ragazzo avrebbe mai osato citare il prezzo di un oggetto.Ricordo che un mio amico fu chiamato dal proprio padre, il quale gli disse: 

Esiste una cosa che si chiama commercio. Cerca di non apprendere nulla che riguardi questa cosa, Se per caso dovessi concludere un affare con qualcuno, cerca che il cattivo affare sia per te. In questo giuoco contrariamente a quanto avviene per gli altri giuochi, chi perde guadagna e chi guadagna perde la pace della coscienza.

Un altro mio amico si esprimeva così:

Non dite mai a un uomo che è economo: economo del proprio denaro, della vita; l'economia è una forma di codardia".


Tratto dalla leggenda dei 47 ronin, il mercante di Osaka.