“Anche il suo rapporto con le società è sempre stato da cannibale – scrive Mario Giordano. – Quattro morsi e via. Dalla Fiat se ne andò dopo 4 mesi, dal Banco Ambrosiano dopo 40 giorni. In entrambi i casi se ne uscì con tanti soldi e qualche ombra”.
Speculazione allo stato puro, eppure l’ingegnere – tesserato del Pd – ha sempre “buoni consigli” da darci per uscire dalla crisi.
De Benedetti ha passato anche un giorno in galera, a Regina Coeli. Una brutta storia di tangenti milionarie, all’epoca miliardarie. Una storia gigantesca, un pezzo d’Italia, finito subito nell’oblio.
Scrive il Corriere della Sera del 3 novembre 1993:
“Storie di tangenti versate, di tangenti che il suo gruppo è stato costretto a pagare. Storie di un concusso, insomma. E non di un grande corruttore, come e’ stato descritto nell’ ordine di custodia cautelare. L’ ingegner Carlo De Benedetti, inizialmente, si sarebbe difeso riproponendo le tesi già abbondantemente illustrate nel memoriale consegnato nella scorsa primavera a Di Pietro (sono stato obbligato a pagare perché non c’ erano altre possibilità ); poi avrebbe modificato il suo atteggiamento fornendo ai giudici elementi nuovi, definiti interessanti, grazie ai quali avrebbe ottenuto gli arresti domiciliari. Sempre cortese e gentile, mai con tono risentito o perdendo la calma, il patron della Olivetti ha passato buona parte delle sue ore a Regina Coeli, davanti ai magistrati che ne hanno ordinato l’ arresto. E alla fine l’ha spuntata. Poco prima delle 23, infatti, è arrivato in carcere il fax, firmato dal giudice per le indagini preliminari Augusta Iannini, con il quale gli veniva consentito di tornarsene a casa (corriere.it)”.
Insomma, l’editore di Repubblica ammise in un primo momento di pagare tangenti altrimenti non avrebbe potuto lavorare. E’ quanto avrebbe confessato anche al Wall Street Journal sempre nel 1993: “Se dovessi rifare tutto di nuovo, lo rifarei: pagherei le tangenti ai politici per ottenere le commesse pubbliche“.
E’ un po’ la tesi di Silvio Berlusconi che, qualche settimana fa, in campagna elettorale, ha affermato che è normale, per le grandi aziende, pagare tangenti per potere lavorare all’estero.
Ma procediamo. De Benedetti, per la cronaca, fu assolto. Una assoluzione che ancora oggi fa discutere. E comunque, non possiamo che prenderne atto. Così come prendiamo atto che il Gruppo Espresso, nel 2012, ha subito una multa di ben 225 milioni di euro. Una notizia gigantesca, eppure censurata dalla stragrande maggioranza dei giornali. Il Fatto Quotidiano è tra i pochissimi a fornirla. Il giornale diretto da Padellaro precisa che la sentenza è di secondo grado e che il Gruppo Espresso ha fatto ricorso il Cassazione. Resta il fatto che si parla di una evasione, o elusione fiscale che dir si voglia, colossale: come mai la vicenda non ha avuto quasi alcun risalto? Mistero.