A tre anni dalla morte
Dopo quelle che ci sono parse delle mancanze e dimenticanze nel ricordare Padre Pirola da parte di molti che non hanno saputo rendere il centrale significato culturale della sua presenza e della sua opera nella storia religiosa, civile, politica e sociale del nostro Paese.
PADRE GIUSEPPE PIROLA PARLA DA SE
"NB: I primi capitoli (2-3) della Bibbia non narrano l'origine del mondo fisico, ma l'origine della condizione umana nella sua tragicità che diventa scandalo, impossibilità di credere che l'uomo vive in un mondo creato da Dio che ama l'uomo e non da un Dio geloso della libertà umana come suggerisce il serpente. Quanto dico- e i preti nè lo dicono nè lo sanno- è dottrina approvata dall'ex Sant' Uffizio quando Ratzinger lo presiedeva (Pirola, Epistolario del dialogo con A. R).
“Istanza biblica e istanza teologica nella trasformazione del pensiero e dell’azione del movimento cattolico italiano” : testo della relazione di Pirola tenuta a metà degli anni 70, nell’ambito del convegno-tavola rotonda su “Cattolici e comunisti. Cattolicesimo e marxismo” (cui parteciparono Chiarante, Mussi, Petruccioli, Ruggeri e Alceste Santini vaticanista dell’Unità).
Il tema affidato a Pirola (che avevo concordato con Chiarante e Santini) era “più lungo”, Pirola lo riassunse in “Evangelizzazione e promozione umana all’interno del PCI”.
La rivoluzione del Concilio Vaticano II, segnata dal cattolicesimo sociale e dai cattolici sociali (come tali citati da Pirola nella sua prolusione) già protagonisti - in convergenza con i comunisti marxisti di Togliatti - della fondazione della democrazia sociale della Carta del 1948, è stata controrivoluzionata da papa Giovanni Paolo II , declinata in Italia dai clerico “cattolici liberali” (che Pirola cita come tali) del Cardinale Ruini - oggi ripresa e continuata dalla Cei cattolico-liberale del “banchiere” Bagnasco, che haportato a mutare radicalmente il “movimento cattolico” ed anche a mutare, indebolire se non anche “cancellare” il magistero sociale della Chiesa a favore del personalismo politico e del liberalismo economico prima di Prodi, poi di Berlusconi ed ora di Monti. Portando a dimenticare il ruolo essenziale che il cattolicesimo sociale, assieme a Dossetti e non solo, ha svolto in quella che non è stata una “ricostruzione” ma la “costruzione” della democrazia, nonché il ruolo svolto nello stesso Concilio Vaticano II (an.rugg.)
Nota, dall’Epistolario: “Capirai perchè perché come ben sai dal tempo in cui venni al dibattito con te e che avevi organizzato come PCI su "cattolici e comunisti" (c’erano anche Chiarante, il vaticanista dell’Unità, Santini, Petruccioli e Mussi: questi ultimi due all’opposto di Chiarante oggi rinnegano tutto…) il dialogo serio tra cattolici e marxisti (di una volta) è stato possibile, soprattutto quando ci siamo chiariti sulla Critica di Marx alla religione, troppo in fretta e confusionariamente battezzata ateismo (borghese? No, vero?).
Ora i marxisti sono spariti, non sanno ( anche il papa però) che l'opera di Marx è Critica del capitale, del diritto, dello Stato (borghese), non è teoria generale di.. perchè è filosofia che libera il mondo, perchè libera la filosofia dall'ideologia e quindi pensa il mondo concreto non con i piedi per aria nei cieli dell'astrazione e la testa per terra dove nè cammina né cambia nulla. E non sanno che la critica di un processo storico aderisce e si rinnova seguendo i processi storici in corso. Niente l'eterno Marx, che ha detto tutto una volta per sempre; ma appunto Gramsci, Bloch (il capitalismo trasforma l'organizzazione sociale del lavoro, con la trasformazione scientifico-tecnica, che non riguarda solo la conoscenza della natura o delle risorse sfruttabili e dei mezzi e modi di produzione, ma la scienza dell'organizzazione della società, del diritto, dello Stato ecc per conservarsi cambiando: bisogna che tutto cambi affinchè nulla cambi); se il processo storico di liberazione è incompiuto non si può ridurre Marx a un ideologo della prima rivoluzione industriale (perché finchè c'è spazio mondiale di sfruttamento c'è spazio di sopravvivenza del capitalismo ecc..). Ma dove sono ormai i marxisti meglio i marxiani, con cui ho lavorato una vita? Figure esemplari di uomini tanto onesti quanto poveri per sobrietà di vita...Sono diventati tutti.. cardinali.. Sedie e non idee proprie e critiche. Il programma di destra ve lo facciamo noi, i prodi di... Prodi e della “sinistra”. Che compagnia nè di Gesù, nè di Marx... (Pirola, Epistolario, idem)
Anche dalla sottostante relazione si può cogliere il ruolo centrale che Pirola affida alla analisi storica ela sua lezione come chiave per capire la realtà dei processi in atto, a fronte delle quotidiane manifestazioni di corruzione e speculazioni economico-finanziarie-politiche delle cricche di vertici del “sistema”, e di insignificanza culturale e umana della politica subalterna all’insignificanza umana dell’economia.
La lezione di” intellettuale organico” come non ce ne sono più, meno che mai nel “centro” e nella “sinistra” della “destra”, di cui Pirola così scriveva”:
“Caro Angelo, mi sento proprio d'accordo su tutto. Somme di poveri risparmiatori bruciate a loro insaputa; “riforme” volute da sopra, dai vertici delle parti; diceva Berlinguer: lotta politica… personale! Destra o sinistra, Berlusconi o Prodi fanno lo stesso! E' la politica che è di destra fatta scopertamente o “copertamente”... Destra o sinistra cambia il somaro ma il padrone non cambia e resta sempre lo stesso. Qui è il buco mentale! Mah. Ciao” (G. Pirola. Epistolario, ibidem)
Quando conoscemmo padre Pirola
Da tempo andavo ricercandolo e da ultimo, pochi giorni fa, ho ritrovato il nastro registrato che contiene l’intervento di Pirola al convegno che organizzai, a metà anni 70, quando nel PCI ero come altri dirigente politico di formazione marxista, nell’occasione invitando e conoscendo Pirola che da allora ho avuto la fortunata ventura di conoscerlo e di intrattenere rapporti consuetudinari.
Udire la sua voce in modo cosi forte e chiaro esprimere con altrettanto chiarezza e forza il suo pensiero “eccelso”, ha creato uno stato emozionale che ha reso difficoltoso lo stesso dedicarsi senza sosta alla sbobinatura.
Questo, unitamente a guasti del computer e malattie invernali di familiari e mie nonché le difficoltà e il tempo materiale richiesti per sbobinare e trascrivere il testo prima a mano ed ora al computer, non ci ha consentito di terminare la stessa trascrizione manuale che proseguiremo a fare nei giorni prossimi
Ciò nonostante trasmettiamo quel che fino ad ora siamo riusciti a trascrivere, essendo oggi 4 febbraio, il giorno in cui Pirola ci ha lasciati fisicamente rimanendo però ben presente in noi e nelle imperiture tracce materializzate nella sua feconda attività di storico e di filosofo, di studioso pluridisciplinare e di impegno sociale, civile e politico (oltre che religioso), di cui ci sembra una alta testimonianza questa sua relazione che ci ha permesso di apprezzare per la prima volta la sua forza argomentava supportata dalla sua immensa cultura basata sulla analisi storica, cioè concreta.
Senza la quale è, ad es., impossibile comprendere come la perdita della identità deriva dallo smarrimento della memoria storica. O come la Rivoluzione del Concilio Vaticano II, segnata dal cattolicesimo sociale e dai cattolici sociali (come tali citati da Pirola nella sua prolusione) gia protagonisti - in convergenza con i comunisti marxisti di Togliatti - della fondazione della democrazia sociale della Carta del 1948, è stato controrivoluzionata da papa Giovanni Paolo II , declinata in Italia dai clerico “cattolici liberali” (che Pirola cita come tali) del Cardinale Ruini - ed oggi ripresa e continuata dalla Cei cattolico-liberale del “banchiere” Bagnasco a cui si attagliano quanto scrisse Pirola a proposito di “Ruini che morta la DC disse: la politica italiana la gestiamo da soli senza Dc e vinse un referendum predicando l'astensione, anziché il vangelo”.
Trasmettiamo il testo che siamo riusciti fino ad ora a trascrivere, rimandiamoalla prossima volta commenti e considerazioni ulteriori che abbiamo già scritto per questo anniversario (magari al termine del lavoro di trascrizione che ci sembra riguardare ancora la maggior parte del suo intervento, anche se dopo tanti anni non ricordiamo e non riusciamo a calcolare quanto è ancora “il registrato”)
“Istanza biblica e istanza teologica nella trasformazione del pensiero e dell’azione del movimento cattolico italiano”
“Evangelizzazione e promozione umana all’interno del PCI”
“se io dico che ogni avvenimento è un provvedimento provvidenziale, certamente all’interno della storia della salvezza gli do un significato cristiano, ma una volta detto che è un evento provvidenziale non so ne le situazioni ne le cause ne le forze in causa ne gli obbiettivi ne le tendenze, insomma non so nulla. Cioè rischio di spianare tutto e tutta la storia diventa esattamente un problema molto facile”( Pirola).
Buon giorno a Tutti. Ringrazio per essere stato invitato cosi avremo modo anche noi di sentire quale è l’effetto di questo convegno sul tema “evangelizzazione e promozione umana all’interno del PCI” che mi è stato assegnato.
Partecipo a titolo personale con un discorso preparato assieme a Luigi Brema che fa parte di un gruppo dell’Alosianum di Gallarate.
Il titolo l’ho ridotto. Istanza biblica e istanza teologica nella trasformazione del pensiero e dell’azione del movimento cattolico italiano.
Lo tratto a partire e usando come discriminante il Concilio Vaticano II. Naturalmente credo che sia opportuno – siccome si parla spesso di tradizione cattolica di tradizione del movimento cattolico – precisare alcune cose. Quindi non meravigliatevi se brevemente e precisamente parto però dal 1891, visto che abbiamo a disposizione un qualche momento.
Allora, fino al Concilio Vaticano II, il movimento cattolico e le sue organizzazioni hanno la loro spiegazione nella dottrina sociale della chiesa. Questa dottrina è atto del magistero papale. Assume il conflitto capitalismo/socialismo nel quadro dell’economia sociale e non politica e quindi considera la questione cosiddetta operaia, come questione esclusiva di interessi economici tra, in definitiva “privati”, cioè i padroni e gli operai; ancora assume i suoi principi non direttamente dalla Bibbia, ne dalla teologia dogmatica, ma dalla morale naturale e dal diritto naturale.
Fino alla Rerum Novarum questa dottrina comprende la condanna del socialismo. Nella Rereum novarum la condanna è motivata dagli errori del socialismo che sono: la negazione del diritto naturale di proprietà privata; la lotta di classe, intesa come ricorso alla violenza per la soluzione del conflitto di interessi economici tra padroni e operai, che quindi é immorale perché sarebbe violazione della pace civile, per la soluzione di un conflitto che invece è tra privati, tra padroni e operai.
Pio XI riprende questa dottrina nel 31 e nel 37, ed è nella Divini redentoris che l’ateismo comunista diventa oggetto esplicito e motivazione di una condanna.
Pio XII attraverso radio messaggi e discorsi anziché con encicliche, porta a chiaro sviluppo 3 principi:
- il primato della persona a cui il problema e l’ordine sociale è subordinato
- - il principi di solidarietà fondato sulla natura sociale dell’uomo che esige una giusta cooperazine tra individuo e società
- Il principi di sussidiarietà che segna il criteri della convivenza umana organizzata per cui la funzione dello stato è seconda e condizionata rispetto a persona, famiglia, enti locali, unioni professionali. Questa è la linea del magistero (in buona dose corporativa e di corporativismo, n.d.rugg.)
Alle radici della storia e della critica della teologia
Adesso vediamo come questa linea viene recepita all’interno del mondo cattolico.
La discussione di questa dottrina sociale emerge immediatamente nella chiesa italiana e tocca l’interpretazione del diritto di proprietà, il modello economico e sociale medioevale, cioè le corporazioni che veniva proposto come soluzione all’inizio, almeno inizialmente.
Terza cosa, il rapporto tra religione e politica
Quarta cosa, il fondamento stesso della dottrina sociale.
Provo a spiegare.
La discusione avviene nel quadro del tomismo, cioè la ripresa programmatica della teologia di S. Tommaso voluta da Leone XIII, da Pio XI e Pio XII come dottrina propria della Chiesa e come arma per debellare tutti gli errori moderni.
Quindi sono due gli aspetti da tenere presente :
- dottrina propria
- e arma per debellare
Cioè la ripresa di Tommaso avviene indipendentemente e prima ancora dello sviluppo degli studi storici e filologici su San Tommaso e sul Medioevo cristiano, avviene in un clima di polemica tra la Chiesa e il Mondo (ma “la Chiesa è nel Mondo e non il Mondo nella Chiesa” usava dire Pirola, n.d.rugg.)
Primo argomento, la proposta delle unioni professionali miste, corporazioni, si scontra con la domanda degli operai cattolici di entrare a a far parte del sindacato socialista. La soluzione, oltre al mutualismo, alle leghe contadine, al cooperativismo cattolico, saranno i sindacati “puri”, come li chiamavano allora, che vuol dire di soli operai, ma di operai cattolici.
Cioè il “puri” ha due significati: non operai e padroni, ma solo operai; il secondo significato, solo operai ma di operai cattolici.
La scelta ha tra le sue motivazioni anche il grossolano ateismo del socialismo italiano, il cui marxismo non è quello di Marx ma quello della “seconda internazionale” - conf. la prefazione di Candeloro all’Antologia dell’Asino di Podrecca- (seconda internazionale primeggiata dalla socialdemocrazia kautskiana, n.d.ru.).
La questione del rapporto religione politica, finito il periodo dell’intransigentismo cattolico antiliberale sancito dalla soppressione dell’Opera dei congressi che era una organizzazione cattolica dipendente dalla gerarchia ecclesiastica, dopo il 1904 in cui viene attenuato il non expedit ( il non conviene, di Pio IX che nel 1868 dichiarò inaccettabile per i cattolici italiani partecipare alla vita politica e alle elezioni politiche dello Stato italiano, n.d.ru.), al questione del rapporto tra religione e politica è risorta dopo il 904, con il ricorso alla Azione Cattolica anche come organo elettorale ( per cui Meda va in Parlamento, ecc.)
Questa soluzione, però, si scontra con l’istanza murriana di un partito cattolico operaio: insisito su tutte e tre le cose, anche cattolico; cioè Murri non può essere fato diventare una specie di antesignano di chissà che cosa, no, lui voleva un partito cattolico, operaio, di democrazia cristiana, che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa e che diventa cosi programma politico, ma che deve però essere autonomo dalla gerarchia.
La critica della teologia per la sua incapacità di arrivare dal cielo dei principi alle situazioni storiche concrete.
Nel clima della condanna del “modernismo” Murri viene sconfessato da Pio X; ma anche il suo tentativo di superare la divisone degli operai tra cattolici e socialisti si scontra con la rigida opposizione dei massimalisti del PSI (Serrati, ecc.) che fanno dell’ateismo un obiettivo comprimario della lotta di classe (“comprimario” verrà fuori dopo in riferimento alla dottrina con Lenin, Togliatti, ecc.)
L’enciclica non ha quindi trovato una pacifica unità tra i cattolici e neppure dal punto di vista dottrinale. Per es., il DIRITO DI PROPRIETA’ PRIVATA, per la Civiltà cattolica che si occupò di marxismo fin dal 1890, la proprietà privata, come dice l’enciclica, è dottrina cristiana che esclude quindi il collettivismo socialista.
Per la Rivista internazionale di scienze sociali, Anno I, che è esattamene l’organo dei cattolici e sociali che vogliono sviluppare la loro attività sindacale e politica, il diritto di proprietà privata come dottrina cristiana – e cita proprio S. Tommaso – è il diritto alla proprietà dei beni d’uso ( equivalente del fine proprio del comunismo - ed oggi non più citato ne “a sinistra” ne dai “comunisti” - che è la marxiana abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e non già dei beni d’uso, n.d.ru.).
Mentre é per ciò inutile appellarsi al Vangelo o a Tommaso per risolvere il problema del capitalismo o socialismo come istituzione economica, perché San Tommaso dice chiaramente che la questione se la proprietà dei beni d’uso debba essere ottenuta mediante una proprietà collettiva o una proprietà privata. Questa è questione esclusiva del diritto positivo, cioè dipende dall’autorità che c’è, dalle situazioni che ci sono. Tanto è vero che Tommaso conclude dicendo “che è inutile appellarsi al Vangelo per risolvere questo problema. La scelta è un puro problema politico da risolvere po9liticamente sulla base della situazione storica e concreta.
Ma le voci di Mons. Talamo e di S. Tommaso restano isolate e senza sviluppo. Con Murri la critica tocca anche la Teologia insegnata nelle scuole e nei seminari cattolici.Murri fu allievo di Labriola per un anno e conobbe il materialismo storico. Respinge per ciò il materialismo dialettico della seconda internazionale (di Karl Kautsky divistico difensore di una ortodossia marxista, scolastica e anti leninista, comune alle socialdemocrazie del tempo e ai menscevichi russi, rinominato “il papa rosso”, in quanto interprete dogmatico del pensiero di Marx e di Engels e responsabile di una sua ossificazione entro una rigida precettistica) ma pur non accettandone i principi accetta il metodo del materialismo storico ( il metodo del materialismo storico la cui ripulsa e la causa prima della perdita di autonomia sia culturale che della prassi sociale e politica della “sinistra” anche “comunista” italiana) , COME METODO DI ANALISI STORICA ; accetta la critica di Labriola alla teologia per la sua astrattezza, per la sua incapacità di arrivare da sé, dal cielo dei principi alle situazioni storiche concrete.
Storia della salvezza cristiana e storia concreta
Vuol dire che per quanto io ricavi, per es. – facciamo un esempio molto elementare – in definitiva se io dico che ogni avvenimento è un provvedimento provvidenziale, certamente all’interno della storia della salvezza gli do un significato cristino, ma detto che è un evento provvidenziale non so ne le situazioni ne le cause ne le forze in causa ne gli obbietitivi ne le tendenze, insomma non so nulla. Cioè rischio di spianare tutto,, tutta la storia diventa esattamente un problema molto facile.
Per cui e cosi, con una battuta, sostengo che tutti gli studenti cattolici possono superare gli esami di storia. Rispondendo facilmente ad ogni perché. Perché è caduto l’impero romano? Per un evento provvidenziale. Per quali ragioni? Per un evento providenziale. Non voglio negare che siano ragioni provvidenziali, ma dico “voglio sapere quali sono di fatto” (qui Pirola mostra il suo essere tommaseo vero) e questo non lo posso fare se rimango semplicemente a livello di quella che è l’affermazione teologica. (continua)
Donde, diciamo noi, che è soprattutto in questa fase di crisi umana universale prima che crisi economica, di internazionalizzazione degli interessi economici inappropriatamente denominata “globalizzazione”, che la presenza di Padre Pirola si rivela, più che testimonianza, come impegno irrecusabile a fare leva sui principi elaborati da Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II che sono valsi a far uscire il cattolicesimo dall’immobilismo degli anni precedenti, per avviare la per avviare la Chiesa ad una vita assembleare vissuta come fraternità, oltre le rigidità “istituzionali”.
Proprio perciò, nel contempo, Giuseppe Pirola ci induce a raccogliere l’ispirazione che dalla chiesa dell’”America Latina”, ci sospinge verso la “teologia della liberazione”, per capire cioè come dal religioso si passi al politico e al sociale, laddove cioè la fede si configura come orizzonte di comprensione per l’azione sulle situazioni umane, costruendo la “comunità ecclesiali di base”, attraverso un collegamento tra il “popolo di Dio” e la “chiesa-comunione”, per passare da una chiesa “per” i poveri ad una chiesa “dei” poveri, in nome di una cattolicità per tutti che inverta il senso della storia, non più ferma alla tradizione, per partire realmente dai poveri, dalle classi meno agiate e sfruttate degradate da uomini a merce, in nome del profitto e del capitale, della libertà negativa dei pochi contro la libertà e la dignità dei molti.