La verità sulla truffa del millennio – Signoraggio bancario, tutti i proventi vanno alle “dinastie” e non agli azionisti delle banche
«Devo evidenziare (lo scrivo fin dall’inizio)
che i proventi del signoraggio non vanno agli azionisti delle banche di credito
o delle banche centrali (che sono di proprietà delle banche di credito), bensì
alle dinastie che occultamente controllano di fatto sia le banche centrali che
di credito.
Abbiamo infatti detto che il signoraggio primario consiste
nel fatto che le banche centrali (private) producono i soldi al costo della
carta e dell’inchiostro, o elettronicamente, e poi li ‘vendono’ agli Stati (che
potrebbero produrli da sé) facendoseli pagare con i buoni del tesoro, creando
così il debito pubblico.
I proventi di questa immensa frode non vanno però alle
banche centrali (né quindi agli azionisti delle banche di credito, loro
proprietarie), perché le banche centrali iscrivono al passivo le somme (da
inverare) che producono a costo zero, e poi realizzano un falso pareggio
iscrivendo all’attivo le somme (inverate) che ricevono per la vendita dei bond.
Somme quindi, quelle che le banche incassano, che le
‘dinastie’ (cosche) fanno sparire con questo trucco (un immenso falso in
bilancio) e che poi riciclano attraverso le super-banche del Lussemburgo.
La stessa cosa accade con il signoraggio secondario delle
banche di credito.
Abbiamo cioè detto che il signoraggio secondario consiste
nel fatto che, in virtù del «moltiplicatore monetario», le banche fanno
prestiti per un ammontare 50 volte maggiore di quello che detengono.
In sostanza, se Tizio versa su una banca 100.000 euro, la
banca tratterrà il 2% come riserva (per arrotondare, in realtà è l’1,6%), e
presterà il 98% che, una volta depositato in un’altra banca, di nuovo, a
cascata, sarà prestato al 98% all’infinito. Finché, non la singola banca, ma il
sistema bancario, attraverso un giro di prestiti di importo ogni volta più
basso del 2%, avrà azzerato i 100.000 euro iniziali, ma avrà incassato gli
interessi su prestiti per 5.000.000 di euro. Un usare 50 volte sempre lo stesso
denaro che serve a monetizzare la società, ma serve poi alle banche commerciali
per appropriarsi indebitamente di interessi anch’essi cinquantuplicati su
questi prestiti di denaro altrui, per i quali hanno diritto solo a dei compensi
per il servizio (che peraltro già riscuotono), dovendo gli interessi andare ai
proprietari del denaro per la quota di loro competenza, e allo Stato per le
somme oggetto di ‘moltiplicazione’.
Interessi
cinquantuplicati che anch’essi costituiscono una creazione di denaro dal nulla
che nemmeno essa avviene però a beneficio delle banche di credito e dei loro
azionisti, ma avviene invece a beneficio delle ‘dinastie’ (cosche) che le
controllano.
Ciò anche qui attraverso dei falsi in bilancio con i quali
non fanno risultare questi enormi proventi, che pur essi vengono distratti e
poi riciclati.
Meccanismi che potranno essere chiariti fino in fondo solo
quando la magistratura aprirà delle adeguate indagini.
Alfonso Luigi Marra»