domenica 14 ottobre 2012

TUTTI UGUALI?


Leggetevi la notizia sotto riportata (La Francia elimina mamma e papà: sui documenti genitore1 e genitore2)  e notate come, passo passo, un poco alla volta, si introducono norme, apparentemente innocue, ma che hanno in prospettiva una portata devastante e preparano la strada alla globalizzazione totale del pianeta: la Repubblica Universale.

Le ideologie neoradicali e moderniste, che sono le apripista di questa “globalizzazione” mirano a realizzare un mondo dove, nei limiti possibili della natura, non ci siano distinzioni e quelle che proprio non sono eliminabili siano forzatamente minimizzate o deviate.

Il loro ideale sarebbe quello di una società non tanto multietnica, quanto multirazziale: nè bianchi, nè neri, nè gialli, ma un ibrido derivato dalla mescolanza.

Nessun patrimonio storico  o peculiarità culturali a cui riferirsi, ma tutti indistinti in una mescolanza di discendenze che azzeri ogni riferimento etnico

Nessun aggancio a valori familiari: chissà, tra poco sarà obbligatorio che i figli, appena nati, siano definitivamente distaccati dai genitori affinchè non li influenzino.

Nei limiti del possibile nè maschi, nè femmine, ma una umanità ambivalente, unisexy, come da tempo indicato dalle mode e dagli stilisti tutti gay.

Ed ovviamente gusti per tutti uguali in modo da uniformare e pianificare la produzione dei consumi.

 

C’è però un inconveniente: tempo addietro ho letto di un intellettuale ebreo che augurava, per la salvezza dell’Europa, che si accelerasse la multi etnicità. Aggiungeva però che  la società multietnica non era desiderabile per Israele e la sua identità ebraica.

Ovviamente, per gli ebrei, non potrà neppure andare bene la trascrizione indistinta dei genitori: nè mamme, nè papà, ma solo genitore 1 e genitore 2, visto che si è ebrei, per prima cosa da parte di madre.

E allora?

Ma è chiaro no...? Nella Repubblica Universale un conto sono i goyim,  noi povere bestie parlanti e un conto è la minoranza eletta che Dio ha destinato a fare da pastori.

Maurizio Barozzi