Ministro Forleo
Ill.mo Sig. Ministro del Lavoro Elsa Fornero, dalle pagine
del Corriere della Sera del 7 agosto u. s., abbiamo appreso, tutte le sue
preoccupazioni a riguardo della tenuta dell’occupazione e della capacità
produttiva nazionale nel prossimo autunno.
Senza tirare sempre in ballo il solito “pianto del coccodrillo”, le
preoccupazioni sono ampiamente e del
tutto giustificate, se si prende atto e
si considera che il governo al quale Ella
appartiene, per mitigare la più grave delle conseguenze della crisi economica in atto, quale quella produttiva –
occupazionale, procede nella direzione esattamente opposta a quella necessaria.
In questi frangenti, per contrastare questi fenomeni recessivi, occorre
accelerare la circolazione monetaria e non frenarla . Oltre a generiche
responsabilità attribuite alla politica, ella riscontra pregresse carenze nell’attività del credito ed in quella
degli investimenti da parte degli imprenditori. L’attuale crisi economica, in
Italia, più che di origine strutturale è decisamente di natura finanziaria, ora
esplosa ma da lungo tempo programmata ed attuata su tutto il territorio
nazionale con tutti i sistemi possibili. Da diversi anni a questa parte si sono
susseguiti tutta una serie di grandi e piccoli interventi legislativi e
normativi, tutti finalizzati a trasferire risorse dal mercato in generale e
dall’apparato produttivo in particolare, a quello finanziario, bancario e
monetario. Dallo spostamento dei
versamenti del T. F. R., la limitazione dell’uso del contante nei pagamenti, le
recenti “sei leggi” approvate a favore dei banchieri (http://www.marra.it/contenuti/pdf/leggi.pdf
) , la spinta all’indebitamento dei consumatori, le assillanti richieste di rientro degli
affidamenti nei confronti delle partite IVA di ogni tipo, i costi delle operazioni
e transazioni bancarie tra i più alti al mondo, hanno definitivamente
avvelenato i rapporti tra sistema
bancario e monetario ed imprenditori, a tutto scapito dell’intrapresa e del
sostegno alla produzione e quindi alla piena occupazione. Il “cavallo non beve
più”, e non poteva essere diversamente se si considera che la circolazione
monetaria sul territorio nazionale è ridotta al lumicino e sono sparite le
risorse che potevano consentire a diverse aziende di restare nell’attività
produttiva. Le pubbliche amministrazioni sono al collasso ed indebitate verso
il sistema produttivo nazionale privato di circa 100 miliardi che sommati alle
prossime insolvenze previste dalla BCE, innescheranno, come affermato dallo
stesso Mario Draghi, un effetto domino dall’esito incertissimo alla nostra
sopravvivenza. La violenta carenza di liquidità sta’ provocando in tutti i
settori vistosi contrazioni dei consumi, sino ad oltre il 30 %, in alcuni casi.
Per poter impostare una azione capace di realizzare sull’intero mercato
produttivo ed occupazionale l’inversione di tendenza allo status quo è
necessario disporre di risorse finanziarie che grazie alle trappole bancarie
monetarie, organizzate in combutta con la BCE e la CE, non possiamo accedere.
Sembra tutto predisposto, con tempismo perfetto, per dare la spinta finale e
per giustificare la sconsiderata svendita, del patrimonio e dei beni dello
Stato giacché risulta non pertinente, del tutto inadeguata e quindi inutile. Gli
asset nazionali, già diligentemente elencati dal Presidente Monti pronti per
essere sacrificati, probabilmente sono utili per ottemperare a qualche
promessa o sdebitarsi nei confronti di
qualcuno. La diabolica semplicità con cui è stato costruito il marchingegno
monetario da parte dell’apparato bancario per caricare gli Stati di pseudi
debiti sui quali dopo lucrare, è talmente semplice da chiedersi come abbiano
potuto i nostri avvedutissimi politici non rendersene conto: La BCE, unica
facoltizzata ad emettere moneta, la fornisce al valore facciale alle banche
ordinarie più il tasso dell’uno %. fino alla scadenza dei titoli utilizzati dalle
banche ordinarie per ottenere il denaro; le banche ordinarie utilizzano queste risorse
per fornire liquidità ai mercati ed agli Stati, con profitti dal 400 % ad oltre il 1000 %. Spesso accade di dover
registrare contrazioni del credito ai mercati ed al sistema produttivo poiché i
suoi colleghi banchieri prediligono investire nel finanziario, invece di
supportare produzione ed occupazione. La procedura adottata per la
monetizzazione del mercato riesce di evitare l’imbarazzante rapporto diretto
tra Stato e Banca d’emissione, (lo Stato
andrebbe a comprarsi un bene già suo e la banca andrebbe a vendere un bene il
cui valore è stato conferito dall’acquirente ) utilizzando il “terzo in buonafede” (si fa per dire) rappresentato dalle
banche ordinarie. In ogni caso anche se
si è evitato il rapporto diretto, non si è sanata la posizione fraudolenta
della Banca d’Emissione foriera e fabbrica di gran parte del debito pubblico
proprio in fase di emissione monetaria poiché crea un pseudo debito,
inesistente, a danno dell’intera comunità. Infatti come ebbe ad affermare il
prof. Giacinto Auriti, da poco decorsi 6 anni dalla sua scomparsa, il valore
monetario non è conferito da chi materialmente ne cura la stampa ma dalla
comunità che ne accetta ed utilizza il titolo, rappresentata in questo caso
dallo Stato d’appartenenza, al quale pertanto vanno accreditati i valori
monetari e non addebitati come ora avviene. Coraggio Sig. Ministro, con una
unica mossa saremmo in grado di sanare questa situazione, divenuta ormai insostenibile,
e reperire le risorse per mitigare i rigori autunnali della crisi economica
mediante il rilancio della produzione e della piena occupazione. Di concerto
con il Suo collega titolare del Ministero del Tesoro, è opportuno ritornare
all’emissione monetaria diretta da parte dello Stato italiano sulla scorta
della centennale e positiva esperienze
pregresse, dal 1874 al 1975. Le nuove Lire così realizzate, senza costi e senza
debiti, acquisite dallo Stato a titolo originario, sono prontamente utilizzabili
per il rilancio dell’economia e della piena occupazione e potranno formare una
circolazione parallela’ con gli stessi cambi e gli stessi valori dell’Euro. E’
già tutto pronto, tutto efficiente e tutto a lungo collaudato. Lo stato di
pseuda necessità non deve consentire tentennamenti e tanto meno ambigue
operazioni impostate sul pagamento di pseudo debiti con valori reali quali sono
gli asset pubblici.
13 agosto 2012 Savino
Frigiola