lunedì 24 settembre 2012

UN’ALTRA CRITICA Al “Cristianesimo”


Caro signor Borruso. Cercherò di rispondere punto per punto al suo articolo, stavolta, mi auguro, con la completezza che lei desidera.
Fabio Calabrese
UN’ALTRA CRITICA
Al “Cristianesimo”

Comincio ringraziando Fabio Calabrese per la sua lunga critica al “cristianesimo”, senza la quale non sarei mai stato stimolato a scrivere quel che segue. Calabrese esordisce chiedendosi se è permesso servirsi di
“osservazioni, pensieri, critiche, argomenti provenienti da aree politico-culturali diverse o avversarie”.
Certo che è permesso. Quello che non è permesso è manipolare la verità: travisandola, mutilandola, o adornandola. “Criticare”, per esempio, vuol dire “passare al vaglio”, e per farlo bisogna che la materia passata lo sia nella sua interezza.
Dico ciò perchè Calabrese –con molti altri- riduce il “cristianesimo” ad elementi percepibili dai sensi: il Vaticano (papato e clero) e il laicato, soffermandosi su azioni che vanno da pecche minori a malefatte maggiori.
Il punto è che se non si scambia ciò che è da provare per verità certa, gli elementi percepibili ai sensi sono proprio solo ciò che abbiamo a disposizione per un giudizio.
Se così fosse, dovremmo buttar via secoli di tradizione, anche umana. Ma fermiamoci alla fede cosiddetta “cristiana”. Questa ha due accezioni: fede oggetto e fede soggetto.
La prima è la sommatoria dei dodici articoli del Credo: otto trinitari, due ecclesiali e due escatologici. Due di codesti articoli: l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima umana sono anche provabili razionalmente: a quest’ultima c’era arrivato Aristotele, ma senza rivelazione non andò oltre al ventilarla. Pomponazzi (1462-1525) negò questa possibilità, ma con logica non condivisibile. Alla prima ci si arriva non solo con le cinque vie di S.Tommaso, ma anche con la semplice considerazione che se in un universo di cambi materiali le leggi che governano codesti cambi non cambiano esse stesse, ci deve essere un legislatore, senza il quale la scienza non sarebbe possibile.
La fede soggetto non è un sentimento ma un dono, che permette di rispondere alla domanda chiave: “Chi dite voi che io sia?” come rispose Pietro. Nel farlo, si riceve l’intelligenza dei misteri, cioè la possibilità di penetrarli sempre di più, ma mai di comprenderli nel senso di arrivarne in fondo. Ecco perchè chi quella fede non ce l’ha, in vano si appiglia a dimostrazioni che non esistono.

  La manipolazione è un'altra cosa, è proprio quando gli “elementi percepibili ai sensi” sono falsati o nascosti. Per farle un esempio di cosa sia realmente la manipolazione, le consiglierei di visionare l'ultimo articolo (in due parti) che ho pubblicato sul sito di “Ereticamente”, La scienza manipolata. Qui, appunto non mi sono occupato di religione ma di scienza, che ho esaminato con lo stesso spirito critico per scoprire gli altarini e le manipolazioni, le truffe che circolano in abbondanza nel cosiddetto pensiero scientifico, perché mi creda, lo stesso atteggiamento scettico, “non ti credo se non me lo dimostri” che forse a lei apparirà blasfemo ma io ritengo semplicemente saggezza di vita, non si applica solo alla religione, ma alla politica, alla scienza, a tutti i campi.
D’accordo. La fede non fa parte del metodo scientifico. Nel quale basta ridurre un qualsiasi ragionamento a un sillogismo per verificarne la verità o la falsità.
Non è che abbia(no) tutti i torti. Ma il grande assente, nella critica di Calabrese, è Gesù Cristo, sprezzantemente “fondatore della religione cristiana”. Altrettanto assente è la Chiesa, vista però non come gerarchia, ma come gregge di fedeli sotto la guida del buon pastore.
Io mi scuso, ma qui non sono proprio riuscito a capirla. Cosa c'è di sprezzante nel definire Gesù Cristo “fondatore della religione cristiana”?
            Gesù fondò una chiesa, cioè una società di carattere soprannaturale, anche se affidata a peccatori. Chiamandola “religione” la si deprezza, o sprezza.
Semmai, mi pare, un credente potrebbe trovare offensive le teoria di molti (da Savitri Devi a Giancarlo Tranfo) che ritengono che il cristianesimo sia nato dal fraintendimento della dottrina di Gesù da parte di San Paolo o di qualcun altro. Mi pare difficile che non ne abbia mai sentito parlare.
Devi e Tranfo mai sentiti. Però quella teoria la lessi negli anni 1970 in Jews, God and History di Max I. Dimont.  È una voce tendenziosa giudaica di vecchia data. Costoro non hanno mai perdonato a Paolo l’apostasia dal giudaismo.
Chi ha fede sa non solo che Cristo vive, ma che è sempre lui a prendere l’iniziativa: irrompe in un mondo ostile, chiama alla sua fede, al suo sacerdozio, guida il suo gregge tra le nazioni del mondo, converte uomini di buona volontà anche dalle file dei suoi nemici, sempre proponendo, mai imponendo, la sua fede. Vediamone alcuni esempi.
No, mi dispiace, non posso assolutamente essere d'accordo con lei su questo punto. Chi ha fede, per il solo fatto di averla, non sa nulla di più di chi è scettico, chi ha fede semplicemente crede, e se vuole, lo sterminato numero di fedi, di sette, di Chiese, di conventicole che esistono, dimostra molto bene che con la sola fede a prescindere dagli argomenti, si può arrivare a persuadersi di qualsiasi cosa.
Gli argomenti ci sono: si chiamano “motivi di credibilità”: profezie e miracoli. Come ebbe a dire Nicodemo, “Sappiamo che sei un maestro che viene da Dio; nessuno può fare i segni che fai a meno che Dio non sia con lui (Gv 3,3). Aggiungo che la fede può essere solo verso una persona viva, non verso una cosa come un libro.
Cristo vive, si rivela e parla a chi vuole. Ecco come lui stesso criticò il “cristianesimo” a Maria Valtorta (1897-1961):
“ È vero che l’infallibilità papale su cose di spirito è verità definita esistere in qualunque mio Vicario a prescindere dalla sua forma di vita e possesso di virtù. Ma è anche vero che voi non potrete trovare un dogma definito e proclamato da Papi che siano, notoriamente o meno, privi della mia Grazia. Non può avere amico lo Spirito Santo l’anima in disgrazia. Questo pensare possibile una simile cosa sì che sarebbe pensiero eretico! E dato che Dio è giusto, come tratta il povero tratta il ricco, come [tratta] il laico tratta il Sacerdote Supremo. Purtroppo vi sono zone oscure nella storia della mia Chiesa. Volersi chiudere gli occhi per non vedere i punti oscuri vuol dire vivere nell’oscurità su tutto della Chiesa, anche sulle numerosissime e luminose, angelicamente, paradisiacamente luminose epoche gloriose della Chiesa mia. Perchè bisogna essere sinceri anche in queste cose, come lo ero Io su i miei apostoli, discepoli, e su coloro che mi seguivano. Turbe numerose, non fatte tutte di santi, non tutte di tiepidi, non tutte di malvagi. Riconoscevo ad ognuno il suo merito o demerito, davo ad ognuno quanto meritava, senza tenere presente speciali ragioni affettive. La verità è verità, in tutte le cose. E lo è anche nello studio della storia. E in quello della storia della mia Chiesa. La storia, per essere storia e non fola, deve essere imparziale. Le epoche oscure, del resto, sono quelle adombrate nelle allusioni profetiche del pastore-idolo [vedi Ezechiele 34; Geremia 23, 1-4; Zaccaria 11, 4-17] e di quel tale Sobna [vedi Isaia 22; 36, 1-37, 7 = IV Re 18,1-19, 7], prefetto del Tempio. Che ciò punga e bruci lo ammetto. Ma non è lecito dire “Anatema” ad una verità. Riposate dunque su questa certezza: che i dogmi sono veri, che l’infallibilità esiste, perchè Io non concedo dogmi a chi non lo meritasse. E questo era incluso nella frase che ha suscitato l’obbiezione. Sei accontentata. Va’ in pace. Ti ho dato questo chiarimento subito perchè risulti che Io sono l’Autore delle parole, e perciò le conosco e ricordo, anche se il dettato non è presente.” Il 30-6-45 ore 8 ant. [Corsivo nell’originale].[1]
Lo scritto non è canonico, quindi non c’è obbligo di crederlo. Ma che Cristo viva lo si vede ancora meglio nel linguaggio di coloro che lo odiano. Il Talmud (in questo momento tradotto in italiano alla bella tariffa di 10 milioni di Euro) lo condanna all’inferno, immerso per l’eternità in un miscuglio di escrementi e di seme bollenti. Orbene, non si odiano così i morti, ma i vivi.
Io, onestamente, prima di leggere il suo scritto, non avevo mai sentito nominare questa Maria Valtorta; immagino che si tratti di una delle tante (dei tanti) veggenti che abbiamo avuto da Ildegarda di Bingen a Natuzza Evolo, ai “ragazzi” di Medjugorje. Ora non le pare che per sostenere la presenza viva e attuale di un uomo vissuto e crocifisso due millenni or sono ed eventualmente di sua madre, nonché la natura divina dello stesso, occorrerebbe qualcosa di più di quelle che la stessa Chiesa chiama “visioni private” e a cui non obbliga a prestare fede?
Natuzza Evolo mai sentita, Ildegarda si. Gli scritti della Valtorta sono un purissimo esempio di libero esame: nessuno obbliga a credervi, nessuno li proibisce. Ognuno può farsi il giudizio al quale arriva. Per informazione, costei passò gli ultimi 27 anni di vita costretta a letto da complicazioni seguite a una sprangata alle reni subìta per strada a Firenze mentre passeggiava con la madre. Negli otto anni 1943-1950 scrisse quello che vide e quello che le fu dettato: in tutto circa 15mila fogli di quaderno da esercizi. La casa editrice Pisani di Isola del Liri (FR) mantiene circa 60 dipendenti dal 1956 pubblicando tutti e solo scritti di e su Valtorta, che si estendono per il mondo a dispetto tanto di pubblicità quanto di ostilità. È uscito quest’anno un libro di Jean-François Lavère: L’Enigma Valtorta. Lavère è un ingegnere in pensione. “Partito da una posizione di scetticismo, più incline a dubitare che a credere, come egli spiega molto bene nel preambolo, ha dovuto arrendersi dinanzi alla accertata veridicità delle “visioni” di Maria Valtorta”. Leggere per giudicare.
 Intendiamoci, non è che il rito dell'eucaristia, i vangeli che nella redazione che conosciamo sono probabilmente il frutto di un lavoro secolare di manipolazione censura e interpolazione, i “miracoli” avallati dalla Chiesa cattolica dimostrino qualcosa di più.
Non dimostrano alcunchè. Se lo facessero, sarebbero verità di scienza e non di fede. Per di più, esistono miracoli che si avallano da sè. Tre esempi:
  1. Le due conversioni fulminee, alla San Paolo, di Alphonse Ratisbonne (1842) e di André Frossard (1935). Scaricabili dalla rete.
  2. La scala a chiocciola (di San Giuseppe) nell’ex Loretto Chapel di Santa Fe, New Mexico, in esistenza dal 1879. Dopo averla guardata in rete, si sfidi un ingegnere qualsiasi a duplicarla.
Lei è proprio sicuro che non si possano odiare i morti? Non pensa che qualcuno dei milioni di uomini, ad esempio, che sono vissuti sotto regimi comunisti, non abbia mai rivolto qualche imprecazione alla memoria di Marx che quei regimi aveva ispirato, anche se lo stesso nel novembre 1917, quando è nato il primo di essi, era scomparso da un pezzo?
Imprecare sì, lo faccio anch’io di tanto in tanto. Ma odiare è diverso. Nessuno oggi odia Marx. Gesell, che scriveva nel 1906, lo derise magistralmente, tanto da guadagnarsi l’odio dei seguaci di Karl. Ma nessuno oggi odia né l’uno né l’altro
L’iniziativa del Cristo non conosce tregua o .. Quanto più le conversioni vengono ostacolate, anche da ambienti clericali, tanto più esse avvengono. Dappertutto. Non passa anno in cui non si pubblichi per lo meno un libro di conversioni, difficile da smettere di leggere prima di averlo finito. Cristo chiama anche al sacerdozio, e chiama gli individui più disparati. Se no, come spiegare che giovani cinesi nati e cresciuti in regime di aperta persecuzione si sottomettano a una vita da braccati, senza fissa dimora, con metà dei vescovi in prigione, per dire Messa e amministrare i sacramenti nella clandestinità? Ma soprattutto, come spiegare il raddoppio dei fedeli in Cina dai nove milioni del 1949 ai 18-20 di oggi?
La Chiesa marcia, Cristo alla testa, Vaticano o no, per le nazioni del mondo. Calabrese dichiara che “in Giappone, nazione e cultura […] la penetrazione cristiana ha sostanzialmente fallito”, all’oscuro evidentemente della saga dei cattolici giapponesi tra il 1638, fine dell’assedio –e massacro- di Shimabara, fino al 1865, quando il missionario Abbé Petitjean venne avvicinato da 15 discendenti dei sopravvissuti ai massacri di 230 anni prima, diventati 50mila nel 1865. Ci si chieda: chi diede a costoro la forza di perseverare tagliati fuori da Roma, senza clero, senza sacramenti e senza chiese, tutte rase al suolo dagli eserciti Tokugawa?
Io non dico che oggi in Giappone non si trovino cristiani, ma dico che la grande maggioranza dei Giapponesi è rimasta scintoista nonostante la predicazione buddista prima, quella cristiana poi.
Evidentemente.
 Accolgo con interesse l'informazione che il cristianesimo si sarebbe espanso in Giappone nonostante le persecuzioni dell'epoca Tokugawa (o grazie ad esse); la stessa cosa è avvenuta nell'Europa dell'est sotto i regimi comunisti, ma questo non dimostra altro che il fascino del proibito. Mi perdoni il paragone che non vuole essere blasfemo, ma l'identica cosa è avvenuta con l'alcolismo negli Stati Uniti durante il periodo proibizionista fra le due guerre mondiali, non ci sono mai stati tanti alcolizzati come a quell'epoca.
Il “paragone” non è blasfemo, ma confonde analogicamente due livelli dell’essere. Il secondo termine non segue dal primo.
Passiamo a un altro punto: Giacobbe “imbroglione”, Giosuè e altri sgradevoli caratteri biblici. Si rifletta: se invece di costoro Dio avesse scelto individui irreprensibili, con il passare dei secoli i meriti sarebbero stati accollati a loro, non a Lui, e gli insuccessi avrebbero minato pericolosamente la credibilità divina. Per cui Dio ha sempre scelto individui inadatti al compito. Diceva Chesterton (1874-1936):
“Quando Cristo, in un momento simbolico instaurò la Sua grande società, scelse come pietra angolare non il brillante Paolo o il mistico Giovanni, ma un indeciso, uno snob, un codardo – in una parola, un uomo. Pietro. E su questa roccia ha costruito la Sua Chiesa, e le porte dell’inferno non hanno prevalso. Tutti gli imperi e i regni sono falliti a causa di questa inerente, continua debolezza, l’essere stati fondati da e su uomini forti. Ma questa cosa sola, la Chiesa Cristiana storica, fu fondata su un uomo debole, ed ecco perchè è indistruttibile. Nessuna catena è più forte dell’anello più debole.”[2]
Chesterton scriveva così nel 1905, 17 anni prima di essere ricevuto nella Chiesa cattolica. Ma scriveva empaticamente, cioè dal di dentro, come dovrebbero fare tutti coloro che si interessano di fenomeni estranei alle loro esperienze.
Lo stesso criterio vale per gli stermini vicendevoli di nazioni, sia in tempi antichi che moderni. Il punto è che una nazione come tale non si può né salvare né dannare: solo le persone possono. Quindi le malefatte nazionali, cioè crimini ai quali tutto un popolo ha assentito, vanno punite hic anche se non nunc, cioè prima o poi; ma qui. E chi giudica, di codeste malefatte? Solo il diritto divino può. È temerario giudicare eventi del genere con criteri non solo umani ma anche temporali.
Su questo punto, le avevo già dato una risposta nella mia replica “sintetica”. Le dirò che l'idea di Chesterton è interessante, ma c'è il rischio (che non è detto che necessariamente si concretizzi) che essa vada ad avallare il concetto che uomini che professano grandi ideali siano perciò legittimati a comportamenti biasimevoli. “Badate a quello che predico, non a quello che faccio”. Qui si darebbe fin troppo esca alle accuse di ipocrisia pretesca di un certo anticlericalismo di maniera (le posso dire che conosco dei religiosi che sul piano umano sono ottime persone, a prescindere da tutto il resto; naturalmente, conosco anche esempi contrari).
Condivido. Ma la musica si giudica dallo spartito, non dagli esecutori.
È venuto il momento di occuparci del “monoteismo abramico” come lo chiama Calabrese citando un certo Prof. Lorenzoni che lo bolla addirittura come “deviazione patologica”. Il discorso è lunghetto, ma facciamolo. Il testo chiave lo si legge nelle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe:
“[Abramo] fu il primo a dichiarare che vi è un solo Dio, creatore dell’universo; e che per quanto riguarda gli altri dei, ammesso che contribuiscano qualcosa all’umana felicità, lo fanno solo su appuntamento, non per potere proprio. Codesta opinione venne sviluppata a partire dai fenomeni irregolari che avvenivano a terra, a mare, e anche nel sole, la luna e gli altri corpi celesti. Disse Abramo:
“Se questi corpi avessero potere proprio, certamente regolebbero i loro movimenti; ma dato che non mantengono regolarità alcuna, è chiaro che se operano a vantaggio nostro in qualche maniera, lo fanno non di loro iniziativa, ma da servi di Chi dà loro ordini. A Cui dobbiamo onore e ringraziamento.”[3]
Giuseppe aggiunge che proprio per questo i Caldei espulsero Abramo dalla Mesopotamia da dove andò a vivere nella terra di Canaan, ma fermiamoci alla citazione. È chiaro che senza capire cosa fossero quei “movimenti irregolari” dei corpi celesti, non si viene a capo della questione.
La ringrazio di aver sollevato questo punto, che mi permette di chiarire diverse cose. “Abramitico” non è un termine che ho inventato io, è un termine abbastanza in uso nella storia delle religioni per indicare i tre monoteismi che si richiamano ad Abramo come capostipite: ebraismo, cristianesimo, islam, e che hanno tratti in comune che altre religioni (anche monoteistiche, ad esempio il mazdeismo) non presentano, come il riconoscere la bibbia come libro sacro, è un termine puramente descrittivo, che non implica valutazioni di sorta.
D’accordo.
Quanto a Silvano Lorenzoni, io non so se possa essere considerato un professore in base ai titoli accademici.
Non ho mai tenuto conto di titoli accademici. Se chi parla ha intenzione di arrivare alla verità (ma tutta, non a pezzetti) mi basta.
 Poiché le conosco personalmente, le posso dire che si tratta di un uomo che, come ingegnere minerario che lavora nel campo delle ricerche petrolifere, ha girato ogni angolo del nostro pianeta e credo che l'Antartide sia l'unico continente dove non abbia soggiornato a lungo. Frutto della sua amplissima esperienza di terre e di popoli è un libro di cui le consiglierei la lettura: Involuzione, il selvaggio come decaduto, che è anche una possente confutazione dei miti illuministici. Assieme a Gianantonio Valli ha scritto il saggio, che dovrebbe essere tuttora reperibile in internet, Origini del monoteismo e sue conseguenze in Europa, la cui lettura credo possa essere alquanto spiacevole per lei, e qui Lorenzoni e Valli formulano il concetto che ho esposto, sostenendo che se, come avviene nei monoteismi abramitici, si sostituisce l'esperienza del sacro con una “fede”, questo equivale a sostituire un arto vivo con una protesi.
L’esperienza del sacro è personale, quindi non trasmissibile. La risposta alla domanda: “Chi dite voi che io sia?” viene data da una persona umana al domandante. È incomunicabile da una persona umana a un’altra.
 Lorenzoni ha poi ribadito e anche estremizzato questi concetti in un ulteriore libro: La figura mostruosa di Cristo, che io ho recensito per “Ereticamente”, e – lo ammetto – è stata una pessima mossa, perché c'è sempre il pericolo che chi legge confonda le idee dell'autore con quelle del recensore, e per quello che mi riguarda ammetto volentieri che Lorenzoni è troppo duro e che definire “mostruosa” la figura di Cristo è perlomeno esagerato.
Sono affari suoi. Chi vuole indagare gli chieda.
 Veda lei se vuole confrontarsi con questo tipo di pensiero magari per replicare, ma se vuole un consiglio, considerando i suoi punti di vista, prima di affrontare una lettura del genere, si faccia una buona scorta di valium.
Non ho mai ingerito porcherie, né “voluto confrontarmi” con nessuno, a meno di non incontrarlo in un blog comune come quello di Turrisi.  
200 anni di indottrinamento basato sulle frodi scientifiche di Hutton, Lyell e Darwin hanno bendato generazioni di studiosi sulla passata Era delle Catastrofi, rimessa però sul tappeto dal 1950 con la pubblicazione di Worlds in Collision di Immanuel Velikovsky (1895-1979). Eccone il succo in forma di dialogo:
Studioso: Cosa ha formato la superficie terrestre così come la vediamo?
Velikovsky: Catastrofi.
S. Causate da cosa?
V. Dagli dèi.
S. Che dèi?
V. I pianeti: Luna, Saturno, Giove, Venere e Marte, più un altro che si disintegrò in una collisione cosmica.
S. Come lo sappiamo?
V. Tutte le fonti storiche di tutte le culture ne parlano. Ci siamo abituati a chiamare codeste fonti “miti” per aver perduto la chiave che darebbe adito al loro significato.
S. Però, come è possibile che i pianeti abbiano potuto produrre catastrofi dalle distanze enormi che li separano dalla Terra?
V. Quelle distanze sono enormi oggi, però anticamente, prima che si stabilisse l’ordine cosmico odierno, le loro orbite si avvicinavano pericolosamente a quella della Terra, incenerendola e sconvolgendola non una ma diverse volte.
S. E da quando data l’ordine cosmico odierno?
V. Più o meno dalla fine dell’VIII ai primi del VII secolo a.C.
 Non vado oltre per non uscire dal seminato. Faccio solo presente che il politeismo perdura ancora, da quei tempi, in India, dove però anche colà si è perduta la chiave dell’interpretazione. Il campo di ricerca è immenso per chi voglia perlustrarlo.[4]
Il punto, comunque, è un altro. Il ragionamento di Abramo non comporta alcun elemento religioso, e meno ancora “deviazioni patologiche”. È puramente induttivo, cioè scientifico, e per raggiungere la stessa conclusione abbiamo solo bisogno dell’informazione che aveva Abramo e non di elucubrazioni teologiche di alcun tipo.
Lei ha certamente potuto constatare che io non mi ritengo esattamente uno scientista, perlomeno non uno scientista a occhi chiusi, se ha letto il mio articolo La scienza manipolata, ma questo non significa che si debba per forza avallare qualsiasi eresia rispetto al pensiero scientifico dominante, e il pensiero di Immanuel Velikovsky mi appare in tutta onestà, per quel che ne so, assai poco credibile con le sue storie di catastrofi cosmiche e di collisioni di mondi avvenute poche migliaia di anni fa, mi pare un tentativo estremo di conciliare la complessità della storia geologica del nostro pianeta con la scala ridotta dei tempi che le assegna la bibbia o almeno la sua interpretazione letterale. Io forse ho usato troppa enfasi nella mia prima risposta definendo quello di Velikovsky “un delirio”, avrei dovuto usare un linguaggio più cauto, ma la sostanza della scarsa credibilità della sua costruzione rimane.
Quendo mi imbattei in V. nel 1969, la mia preparazione liceale classica mi permise di collegare scienza, mitologia, storia e letteratura antica in un insieme che si rafforza sempre di più specialmente dall’avvento di internet. Vedi il sito www.thunderblogs.info per un aggiornamento continuato. Le ultime scoperte sono quelle del fisico del plasma Anthony Peratt, che sta identificando geroglifici da tutte le parti del mondo con figure plasmatiche che nell’era delle catastrofi apparivano in cielo terrorizzando gli abitanti della Terra.
Veniamo ora all’accusa dello “storico” D’Entreves citato da Calabrese:
“Il cristianesimo segna la definitiva proiezione dell’ideale morale fuori e al di là della via [sic: vorrebbe dire “vita”?] politica”
Questa è proprio buona. Ma la dottrina cattolica dice altro:
“Quanto più perfetta è la virtù di un essere, e quanto più in alto è l’essere nella scala del bene, tanto più si universalizza la sua tendenza al bene, e tanto più lo cerca e produce in altri esseri distanti da lui. Le cose imperfette, infatti, tendono solo al bene dell’individuo in quanto tale; quelle perfette, al bene della specie; quelle ancora più perfette, al bene del genere; Dio, che è bene assolutamente perfetto, tende al bene dell’essere nella sua totalità. Per cui non senza ragione si dice che il bene in quanto tale è diffusivo”[5].
 Ancora: “Il bene proprio dell’uomo deve intendersi in maniere diverse. Quello dell’uomo in quanto tale è il bene razionale, dato che l’uomo come essere è essere razionale. Il bene dell’uomo come artefice, è il bene dell’arte; e come essere politico, il bene è quello comune, della città.[6]
Chi ha dimestichezza con i testi dell’Aquinate non ha difficoltà a riconoscerlo nei due paragrafi precedenti; la separazione ventilata dagli “storici” citati da Calabrese è quindi invenzione loro.
Per dare a D'Entreves quello che è di D'Entreves e a Calabrese quello che è di Calabrese, comincio coll'ammettere subito che il refuso è mio: copiando la citazione ho omesso per errore la “t” di “vita”.
 Non sarò certo io a invocare il principio di autorità, ma quando due storici come D'Entreves e Giorgio Falco, un filosofo come Massimo Cacciari (e non scordiamo neppure Rousseau, “Il cristianesimo separa l'uomo dal cittadino) senza alcun rapporto fra loro e in momenti diversi dicono esattamente la stessa cosa, non mi sembra infondato il sospetto che qualcosa di vero ci sia, soprattutto Cacciari, perché come si evince dal contesto dell'intervista, egli, da credente, considera la perdita dell'ethos antico una sorta di “danno collaterale” nell'ambito di un piano globalmente salvifico.
Non ho elementi di giudizio.
Ma al limite, possiamo anche prescindere dall'opinione di costoro. Le pongo una domanda molto semplice: qual'è l'ambito della morale?
L’atto umano, consapevole e consenziente.
 “Normalmente” essa riguarda la relazione fra le persone, il rispetto dovuto al prossimo (non uccidere, non rubare, non mentire), la solidarietà nei confronti di esso (soccorrere chi è in difficoltà o in pericolo), l'amore per chi ci è più vicino (essere un buon figlio, un buon coniuge, un buon genitore), interessarsi della vita della comunità di cui si fa parte (essere un buon cittadino interessato al bene comune). Ora, se ci pensa bene, con l'avvento dei monoteismi abramitici questo viene meno.
Non lo vedo proprio.
 “Ci si comporta bene” non perché questo corrisponde al giusto modo di rapportarsi con i nostri simili e al rispetto di noi stessi, ma unicamente per compiacere il nostro Dio da cui ci si aspetta la ricompensa ultraterrena.
O per amarlo, nel qual caso vi è unità tra ricompensa ultraterrena, terrena e solidale con il prossimo.
Diventa accessorio e quasi casuale che i comandamenti che ci prescrive la fede in questo Dio vengano a coincidere con ciò che normalmente chiamiamo “bene”.
I comandamenti non li prescrive “la fede” ma l’amore: “Se mi amate, obbedite i comandamenti”. Lungi dall’essere coincidenza “casuale”, i comandamenti sono analoghi alle istruzioni del manuale da officina per un’auto, ma applicati alla natura umana. Non obbedendoli ci si danneggia per primi.
 Questo Dio potremmo ugualmente ritenere che ci prescriva la violenza e l'omicidio (le persecuzioni dei pagani, le crociate, l'inquisizione, i roghi degli eretici), la menzogna (Il falso della Donazione di Costantino o l'inganno della Donazione di Sutri quando fu falsamente fatto credere a re Liutprando che quel castello appartenesse alla Chiesa, dando inizio alla formazione dello stato ecclesiastico, se preferisce non aprire il discorso sulle molte interpolazioni e censure che si sospetta costellino i testi evangelici), il furto (a parte Sutri sottratta ai legittimi proprietari, con il falso della Donazione di Costantino, i nostri antenati furono derubati del diritto sull' “imperium romanum” che la Chiesa ritenne di poter “traslare” ai Franchi germani, con conseguenze che si protrassero fino al 1918),
Ognuna di queste azioni ha una sua causa storica, diversa da ogni altra. Specifico, seppur brevemente.
·        Se vi furono omicidi nelle persecuzioni anti-pagane l’iniziativa fu dal basso, non in obbedienza a “prescrizioni”.
·        La prima crociata è del 1099. Gerusalemme era stata occupata dagli islamici nel 638, quattro secoli e mezzo prima. Come mai tanto ritardo? Gli Arabi si erano mostrati comprensivi con i pellegrini che si recavano a visitare la città. Quando arrivarono i Turchi cambiò la musica, e con essa le vessazioni ai pellegrini, dalla rapina alla crocifissione. Si rispose con le crociate.
·        L’Inquisizione non perseguí eretici o giudei dichiaratisi tali, ma solo se mascherati da cristiani per diffondere eresie e giudaizzare. Ne ha scritto recentemente uno storico francese, Jean Dumont. Chi emetteva condanne a morte non era l’Inquisizione ma lo Stato, per il quale eresia e giudaizzazione segrete erano delitti capitali.
·        False o vere, le donazioni furono esiziali per la Chiesa, creando quel vero mostro che fu il Papa Re, e contro cui si scagliavano (giustamente) Arnaldo, Dante, e molti altri. C’è tutta una storia da scrivere dal punto di vista della Questione Fondiaria, ancora irrisolta in pieno secolo XXI.
·        I testi evangelici non vennero canonizzati che nel 405, in una lettera di Papa Innocenzo I al vescovo di Tolosa Exuperius. Per quattro secoli avevano circolato liberamente insieme a testi apocrifi, gnostici ecc. Fu la ricezione popolare a far distinguere al papa i testi ispirati da quelli non ispirati, che detto sia per inciso non sono mai stati proibiti. Ma non sono avallati dal magistero.
 il disprezzo per il prossimo (pensi al disprezzo che ebrei e islamici riservano ai “goj” e “kafir” visti a livello subumano, animale, ma lo stesso spirito si ritrovava nel cristianesimo vecchia maniere che considerava a livello di “bestia” il non battezzato).
Se così fosse stato, non si sarebbero inviati missionari a giocarsi la pelle per battezzare “bestie”. Hai una prova, per quanto minima, di questa affermazione?
Considerate le cose sotto la prospettiva dell'etica, ci si sente quasi inclini a dare ragione a Lorenzoni e Valli quando considerano il monoteismo abramitico una deviazione patologica.
Ripeto che non ho elementi di giudizio. Non li ho letti. Se vuoi far pervenir loro questi commenti, fai pure.    
Cristo, non il “cristianesimo”, irruppe in un mondo ostile sovvertendo gli ordini giudaico e pagano. I messaggi furono:
·        Lo spaccarsi del velo del Tempio dall’alto in basso, come raccontano i Vangeli. Tre secoli e mezzo dopo furono le palle di fuoco sprigionatesi dalle fondamenta del Tempio, incenerendo i lavoratori che si accingevano a ricostruirlo su mandato di Giuliano. Questo ce lo racconta Ammiano Marcellino (pagano e quindi al di sopra di sospetti di parte);
·        L’imposizione del silenzio agli oracoli. Lo racconta Plutarco, il quale fu non solo pagano ma anche ierós, cioè addetto ai lavori. Come tale, capì subito che una forza superiore si era imposta alle voci sprigionantesi dalle profondità della terra. Chi romanticizza le espressioni culturali pagane, legga i testi degli autori cristiani dei primi secoli. Nessuno di costoro accusa i pagani di adorare “dèi falsi e bugiardi”. Il tasto su cui battono è sempre lo stesso: “Il Cristo è più potente dei vostri demoni.”
In tutta sincerità, lei quanto considera probante (o provata) una casistica di questo genere? Lo squarcio del velo del tempio. Se questo fosse avvenuto in coincidenza con la Passione, solo il gran sacerdote Caifa che aveva accesso al sancta sanctorum avrebbe potuto riferirne e, data la sua posizione, si sarebbe ben guardato dal farlo.
Quel velo non era un fazzoletto. E uno squarcio è sempre visibile dai due lati. O no?
 Forse le è ignoto che proprio questo episodio è uno dei più citati da coloro che ritengono inattendibili il resoconto della Passione e la presunzione di storicità dei vangeli, è probabile che gli evangelisti o “santi” interpolatori successivi abbiano tratto certe cose semplicemente dalla loro fantasia. Se le è rimasto ancora abbastanza valium, legga a questo riguardo Perché non possiamo dirci cristiani e meno che mai cattolici di Piergiorgio Oddifreddi.
Che Oddifreddi usi la prima persona plurale sono affari suoi. Gli posso solo augurare buona compagnia.
Le palle di fuoco . Che Dio antisindacale! Sono sempre i poveri lavoratori che ci rimettono! Non sarà stato che, data la fama del luogo, che per i Romani dopo la guerra del 66-70 doveva essere assolutamente sinistra, un banale incidente sul lavoro sarà stato travisato e ingigantito?

Che interesse avrebbe potuto avere Ammiano (un pagano) a travisare e ingigantire? Semmai a travisare e sminuire.

Il silenzio degli oracoli . Anche qui, fatta salva la buona fede di Plutarco come di Ammiano Marcellino, penso che la spiegazione sia molto più prosaica.
Quello che puoi pensare tu è una cosa, quello che dicono i testi antichi un’altra.
 Gli antichi traevano responsi dallo stormire delle foglie (le querce di Dodona), dal volo degli uccelli, dal fegato degli animali. Proprio l'emergere del cristianesimo può averli indotti a rivedere criticamente questi vaticini e ad accorgersi che in realtà non c'era alcuna voce che parlava loro, senza magari rendersi conto che gli oracoli tacevano perché avevano sempre taciuto (esattamente come noi tendiamo a prendere per buoni fatti miracolosi riferiti ad esempio dai vangeli, mentre se qualcuno avesse la pretesa che fatti del genere avvenissero oggi, esigeremmo prove ben più solide).
Ho già fatto menzione di miracoli contemporanei. Se ne vuoi un altro, analizza il ritratto di N.S. di Guadalupe. Non andare oltre al materiale su cui questo è “dipinto”: tela di sacco che invece di marcire sta per compiere 500 anni.
 O vuole persuadermi che da allora le foglie abbiano smesso di stormire al vento, gli uccelli di volare, gli animali di nascere con il fegato?
La divinazione per mezzo di questi segni è viva e vegeta anche oggi. Gli oracoli sono un’altra faccenda: Plutarco era un ieròs, cioè addetto ai lavori, e sapeva di cosa parlava.
Gli Scribi e i Farisei rifiutarono al Cristo il titolo di Messia perché Cristo aveva rifiutato il regno temporale che gli offrivano. L’idea era che il Messia dovesse liberare il popolo eletto da Roma, e condurlo alla guida delle nazioni sotto un potere salomonico a livello globale. 
Gesù non ne volle sapere, indicando per di più che la nazione giudaica non avrebbe goduto di privilegio alcuno nel suo regno, e che comunque questo non era “di questo mondo”.
Questa è la storia che ci viene raccontata dai vangeli, ma abbiamo buoni motivi per sospettare che la verità sia esattamente opposta.
Tiriamoli fuori, codesti “buoni motivi.”
 Tanto per cominciare, gli scribi e farisei come classi al potere compromesse con l'occupante romano, cosa avrebbero avuto da guadagnare da Cristo re dei Giudei? Nulla, e tutto da perdere. E' invece verosimile, al contrario, che il cristianesimo sia nato come espressione (non la sola) di quel movimento messianico antiromano che doveva portare alla guerra giudaica del 66-70, che a posteriori del suo fallimento come rivolta politica sia stato trasformato nell'attesa di un regno ultraterreno e l'esecuzione del suo leader (la crocifissione era appunto la pena che i Romani riservavano ai ribelli) nella gloriosa auto-immolazione di una figura divina per la redenzione dell'umanità.
Tutto ciò che è vero deve essere verosimile, ma non tutto ciò che è verosimile deve essere vero. Quod gratis affirmatur, gratis negatur.
 Io le avevo suggerito di procurarsi una buona scorta di valium. Se ne ha ancora, le consiglierei la lettura a questo riguardo del saggio di Giancarlo Tranfo La croce di spine (di cui trova alcuni capitoli anche sul suo sito www.yeshua.it ). Le riporto comunque un piccolo estratto:
“Di fronte all’irreparabile sconfitta, con la complicità dell’ebraismo ellenistico, prese corpo la riscossa ideologica: quel mondo perdente, incredulo di fronte al fallimento di una profezia ineluttabile, guardandosi indietro volle credere (e fece credere) che le promessa vetero testamentaria era passata senza essere vista, che il Re di Israele era in realtà il Re del Mondo, che il Regno di Dio non era per la terra ma per il cielo e che il messia morto era risorto.
In realtà, grazie al felice riciclo, a risorgere sotto nuove spoglie non fu il messia ma il messianismo che, ora soltanto finalmente poteva chiamarsi cristianesimo!”
Ripeto che non ingerisco né valium né altre schifezze, anche aspirina. Che valore probatorio hanno le farneticazioni di Tranfo?
E cominciarono le persecuzioni. Quella  neroniana rimane un enigma. I cristiani erano così pochi da non giustificare quel bagno di sangue. Chi soffiò alle orecchie del giovane imperatore la loro presenza, suggerendogli di depistare su di essi l’ira popolare per l’incendio dell’Urbe appiccato da Nerone stesso?
“È possibile stabilire che dietro la persecuzione neroniana dei cristiani vi fossero  stati membri della diaspora giudaica. Poppea Sabina, moglie dell’ Imperatore, era giudea della diaspora. Costei riuscì a persuadere l’Imperatore, con l’aiuto del suo cortigiano e attore favorito, un certo Alityrus, a sterminare i cristiani.[7]
In senso lato, tutte le persecuzioni da parte dei Romani così tolleranti in fatto di religione, costituiscono un mistero, almeno finché si rimane fermi all'interpretazione tradizionale, ma se prendiamo in considerazione l'ipotesi ventilata da Tranfo, ma non solo da lui (veda anche i lavori di Cascioli e Donnini), tutto quadra, possiamo pensare che il passaggio dal messianesimo insurrezionale all'affermazione di un regno “che non è di questo mondo” non sia avvenuta in una volta sola, e la reazione romana era diretta a quella che continuò almeno per un certo tempo a essere, e gli stessi continuarono a percepire come un'opposizione politica al loro dominio.
L’interpretazione tradizionale è che i cristiani erano disposti a morire per il Cesare, ma non a tributargli onori divini. Lo ripetono centinaia di fonti. Cosa autorizza i tre autori citati a negare o ri-intepretare quei testi?
 Gli storici che si sono dilungati su queste persecuzioni, che furono con ogni probabilità più blande di quel che si dice (bastava una dichiarazione di lealtà al potere imperiale, e dopo ogni persecuzione la Chiesa si trovava con migliaia di “lapsi”, di rinnegati da riammettere nelle sue file),
Non dopo “ogni” persecuzione. I lapsi (thurificati, sacrificati, libellatici e traditores) appaiono per la prima volta con Decio (249-251). I 40 anni di pace dal tempo di Settimio Severo (m. 211) ne avevano fiaccato la tempra. Non si trattava di “dichiarazione di lealtà” ma di adorazione o sacrificio in onore al Cesare. I libellatici ottenevano il certificato di apostasia senza averla espressa formalmente. I traditores  consegnavano le scritture e gli oggetti sacri alle autorità imperiali.
 non ci dicono nulla di quelle molto più dure dei cristiani a partire dall'editto di Tessalonica (380) fino al IX secolo. Io le consiglierei di consultare al riguardo La distruzione dei templi di Vlasis Rasias. Il libro non è reperibile in Italiano in edizione integrale, ma si dovrebbe trovare un estratto sul sito della Congregazione degli Ellenici. Altrimenti, glielo posso inviare io.
Sono d’accordo che la persecuzione anti-pagana fu innecessaria e controproducente, ma bisogna tenere in conto la mentalità dei tempi. La fede cristiana ha bisogno solo di due cose per estendersi: tempo e libertà. Il paese dove ciò avviene oggi più marcatamente è la Corea del Sud.
In linea di massima, si ha il diritto di lamentarsi dell'intolleranza altrui se di è disposti a riconoscere la libertà religiosa come un valore, cosa che la Chiesa cattolica non fa, non riconosce la libertà religiosa altro che per se stessa e i propri adepti.
In Complotto contro la Chiesa di Maurice Pinay, scaricabile dalla Rete, si può leggere dei 200 anni di tolleranza religiosa verso il giudaismo che portarono alla rovina il regno Visigoto iberico. Il documento Nostra Aetate del Concilio Vaticano II riconosce proprio quella libertà, con che risultati lo stiamo vedendo. Il punto non è la libertà, ma la verità. Senza quest’ultima, la libertà si trasforma ben presto in tirannia, in una eterogenesi dei fini mai venuta meno.
Le cito un articolo, un editoriale a firma di Roberto De Mattei apparso sul sito di “Corrispondenza romana” che è una specie di versione elettronica del noto “Osservatore”, del 19 luglio di quest'anno. De Mattei cita varie encicliche di vari pontefici:  Mirari Vos di Gregorio XVI, Sillabo e Quanta cura di Pio IX, Immortale Dei e Libertas di Leone XIII, e la sua conclusione è questa:
g La libertà dell’atto di fede non nasce da un presunto diritto naturale alla libertà religiosa, ossia da un presunto diritto naturale a credere in qualsiasi religione, ma si fonda sul fatto che la religione cattolica, l’unica vera, deve essere abbracciata in piena libertà e senza nessuna costrizione. La libertà del credente si fonda sulla verità creduta e non sulla autodeterminazione dell’individuo.
Il cattolico e solo il cattolico ha il diritto naturale a professare e praticare la sua religione e lo ha perché la sua religione è vera”.
Q.E.D., anche se politicamente superscorretto.
Questa è totale, arrogante intolleranza, che non tiene conto del fatto che per il credente di qualsiasi fede la sua religione è vera ed è l'unica vera,
La verità la si può ritenere come coerenza, corrispondenza o prassi.  Solo la corrispondenza (tra la mente e l’essere) garantisce coerenza e prassi. Ecco perchè solo la fede cattolica ha un catechismo.
 il vero volto che si cela dietro l'ipocrisia del dialogo interreligioso, che non può che produrre una conflittualità permanente o sboccare nel pugno di ferro dell'imposizione forzata dell'ortodossia (o presunta tale), della persecuzione degli eretici e dei dissidenti, lo spirito che ha prodotto tutte le atrocità di cui il cristianesimo, specie cattolico si è macchiato nei secoli, è ancora là intatto.
Parzialmente d’accordo. Un dialogo è possibile se, e solo se, si usano gli stessi princìpi (ricerca di una comune verità) e lo stesso metodo (logica formale). Se no, si tratta appunto di pugno di ferro ecc. di cui sopra. Che però la Chiesa sia stata colpevole di tali imposizioni lo smentisce il trattamento papale ai giudei romani, che si sentivano protetti a Roma più di quanto se ne sentissero altrove: lo affermano loro stessi: v. Lazare, Graetz, Roth)
Torniamo alla persecuzione neroniana: è stata certamente motivata dal fatto che la voce popolare (assai prima dell'imperatore) attribuiva ai cristiani la responsabilità dell'incendio (probabilmente del tutto fortuito) di Roma. Nerone, che non si trovava neppure a Roma accorse a dirigere lo spegnimento delle fiamme, a organizzare i soccorsi, aprì ai cittadini che erano rimasti senza casa i giardini della domus aurea e pose mano alla ricostruzione. Certo ci fu chi come il prefetto Tigellino approfittò per comprare a prezzi stracciati vaste aree andate distrutte, ma certamente lei saprà, la speculazione edilizia non è una piaga limitata a quei tempi. Fu la voce popolare assai prima dell'imperatore, a ragione o a torto (probabilmente a torto) a indicare nei cristiani i responsabili dell'incendio, segno che allora erano una minoranza ostile allo stato romano e malvista che, come ebbe a dire Celso, “si segregavano fuori dall'umanità”.
Gli storici cristiani comunque si sono vendicati ricorrendo alla loro arma preferita, la calunnia, ribaltando la responsabilità sull'imperatore, facendone la caricatura dell'incendiario, una vergognosa macchietta che è rimasta fin adesso.
Svetonio e Cassio lo dicono. Nessuno dei due era cristiano.
Io sarei estremamente curioso di sapere da dove le risulta che Poppea ebbe parte nell'indurre Nerone a perseguitare i cristiani e che fosse ebrea. In attesa e fino a prova contraria, le spiego perché ritengo non si possa attribuire credibilità a queste affermazioni. A me sembra che vengano troppo incontro a un bisogno radicato nell'immaginario cattolico tradizionalista per rispondere a verità di fatto, quello di una artificiosa reductio ad unum tutte le forme di resistenza e di opposizione alla ferrea egemonia che il cristianesimo ha avuto sull'Europa fino al XVII secolo, di interpretarle in forma di congiura mettendo nello stesso sacco cose estremamente disparate, dall'ebraismo al paganesimo, all'illuminismo, et cetera...
Ho citato Marschalko, le cui fonti non ho, ma ho consultato Graetz che dice: “Emperor Nero… was believed in the East to have escaped his murderers and to have become converted to Judaism.”
Lei arriva a parlare di giudeo-paganesimo, che è un vero nonsenso.
Lapsus calami. Avrei dovuto dire giudaismo & paganesimo.
 Sono le origini del cristianesimo dall'ebraismo che sono evidenti e non possono essere negate, nonostante tutte le elucubrazioni e le arrampicate sugli specchi dei tradizionalisti cattolici.
Non mi consta che nessuno le abbia mai negate. L’antico aforisma Novum in Vetere latet, Vetus in Novo patet, riferentesi ai due Testamenti, ne è più che prova.
Il punto storico è che né paganesimo né fariseismo si sono mai arresi. Lo studioso serio sa che averli silenziati non volle dire averli eliminati. Impotenti entrambi fino a quando Cristo venne innalzato, cominciarono a sferrare il contrattacco a partire dal XIV secolo, in processo che mina la fede cristiana da allora.
Mi piacerebbe sapere cosa intende di preciso affermando che il paganesimo non si è mai arreso.
Che le conversioni affrettate dall’alto in basso, come avvenne per i Franchi, Goti, Russi, ecc. non furono necessariamente sentite dai sudditi. Pratiche come la magia, la divinazione, la stregoneria, e chi più ne ha più ne metta, sono sempre rimaste sotto la superficie, e si ergono sempre più trionfanti con l’indebolimento della fede cristiana. Una ventina di anni fa lessi in The Economist che solo a Londra operavano 100mila streghe con licenza commerciale. Nelle università americane odierne esistono più corsi di astrologia che di astronomia. E poi, gli Umanisti non erano tutti astrologhi? E non se ne servivano pure i papi?
I pagani, quando non furono costretti alla cristianizzazione forzata, furono sterminati. Sono sopravvissute solo una comunità pagana in Islanda e forse qualcosa in Lituania, tutto il resto è stato spazzato via. Due millenni di violenza e sangue nel segno della croce.
Proprio tutti non dovettero essere sterminati: i pagani di Frisia assassinarono San Bonifacio nel 754. Sviatoslav, figlio di Olga e padre di Vladimir, entrambi cristiani, rimase pagano e distrusse il regno dei Chazari nel X secolo. Aggiungo che spesso, nel visitare mia madre, mi raccontava storie orripilanti di fattucchiere, streghe e stregoni in pieno secolo XX.
 Le persecuzioni dei cristiani contro i pagani sono state ben altra cosa di quelle subite dagli stessi a opera di Roma: due millenni di persecuzioni continue contro due secoli di saltuarie.
Gli editti di persecuzione non venivano mai abrogati. Stava ai funzionari eseguirli o no.
 Oggi esiste il neopaganesimo, la scelta di persone che si sono rese conto che l'eresia ebraica impostaci con la forza è, oltre che estranea alle nostre radici più profonde, non conforme ai bisogni spirituali dell'uomo europeo, ma non c'è una continuità, solo una faticosa ricerca delle origini.
Auguri di buona ricerca.
Tutt'altro il discorso sull'ebraismo, rispettato dall'editto di Tessalonica, e ormai favorito dall'instaurazione nell'Europa “gentile” di una mentalità che era il riflesso della loro, e che in definitiva, anche se sarebbe occorso ancora molto tempo, poneva le lontane premesse per la rivincita di quel mondo semitico che Roma aveva schiacciato con la distruzione di Cartagine prima ancora di quella di Gerusalemme.
Non capisco. Cosa vuol dire “rivincita del mondo semitico”?
Calabrese accusa Costantino di aver “tradito” lo spirito pagano, permettendo ai cristiani di arrivare al potere. Dimentica che l’editto di Milano (313) non fermò le persecuzioni (ad Oriente sotto Licinio i 40 martiri di Sebaste sono del 316), e che la presa di potere data dall’editto di Tessalonica del 380 ad opera di Teodosio.
Gli storici clericali considerano quell’editto come “trionfo” del Cristianesimo, senza riflettere su “Il mio regno non è di questo mondo”. Quella data, infatti, segna l’inizio di una retrogressione della quale siamo oggi al capolinea. Tre ne furono le conseguenze negative:
·        Sentendosi protetti dal potere imperiale, i cristiani abbassarono la guardia, perdendo così il mordente apostolico primitivo; la vita cristiana si rifugiò sempre di più in ridotti religiosi come conventi e monasteri;
·        Cominciarono a fioccare le donazioni di terre, imponendo al papa una corona che mai avrebbe dovuto cingere, e ciò per più di mille anni;[8]
·        Pagani e giudei, passati da oppressori ad oppressi, cominciarono a marcare il passo senza mai desistere da una rivincita quando fosse arrivato il momento opportuno.
Questo, lo ammetterà, non è un discorso nuovo, l'abbiamo già sentito recitare da altri, ad esempio Vittorio Messori. Quel che c'è di nuovo e anche di strano, è trovarlo in bocca a qualcuno che sembrerebbe appartenere a tutt'altra sotto-area del “cristianesimo politico”. Lei forse non si rende conto di quanto coloro che si richiamano al mito di una probabilmente mai esistita Chiesa pauperistica delle origini, somiglino specularmente a coloro che, messi di fronte alla catena di orrori e di mostruosità prodotte storicamente dal marxismo, credono di cavarsela asserendo che quello applicato da quei movimenti e quei regimi non era il “vero” pensiero di Marx.
Effettivamente non mi rendo conto. Né capisco.
Ciononostante, si formò una “Cristianità”.  Questa fu un patto politico durato circa mille anni, dal secolo V al XV, in vigore tra quelle nazioni che avevano accettato il Vangelo come guida. Il potere regio era controllato dall’alto dal Decalogo, e dal basso da una fitta rete di corporazioni con le quali il sovrano doveva negoziare i termini della tassazione, obbligandosi ad osservare le libertà concrete di cui godevano.[9]
 Il primo contrattacco del giudeo-paganesimo alla Cristianità fu intellettuale, a cominciare dal fascino esercitato dalla dottrina della doppia verità di Averroé (1126-1198), con la quale venne adescato perfino Dante.[10] Seguì a ruota William of Ockham (c.1300-1349), il cui nominalismo riuscì a detronizzare il realismo tomista.[11]
“Giudeo-paganesimo”. Io la pregherei di smetterla con questo insopportabile ossimoro.
Va bene giudaismo & paganesimo come proposto supra?
 La verità chiara, evidente, che non potete negare per quanto vi arrampichiate freneticamente sugli specchi, è invece che è il cristianesimo che nasce sul tronco dell'ebraismo.
Già fatto, supra anche per questo.
 La dottrina della doppia verità fu formulata da Averroè in ambiente islamico, cioè in un ambito ancora più ostile di quello cristiano alle ricerche intellettuali, mi sorprende che lei non citi Pomponazzi. In sostanza significava che c'è una verità “di fede” buona per il popolino, da cui imam  e preti ricavano il loro potere, e che non si vuole contraddire apertamente, e poi c'è la verità concepibile intellettualmente che per prudenza si afferma riguardi solo i dotti, poiché si preferisce non andare in cerca di disgrazie. Ma lei cosa pretende, che gli intellettuali che avevano la disgrazia di vivere sotto il dominio oppressivo di una fede abramitica si offrissero volontari per il rogo?
“The Jew Pomponazzo” come lo chiama Bernard Lazare, fu averroista, come lo furono tanti, adescati dalla possibilità di fare una doppia vita. Non così Tommaso d’Aquino. Ma per seguire Tommaso bisogna essere innamorati della verità, il che ancora oggi è impresa improba.
Io trovo molto interessante il fatto che la dottrina della doppia verità sia oggi sostanzialmente rinata come dottrina “dei magisteri non sovrapponibili” da parte della Chiesa o di quel che resta del pensiero cristiano. Quello che una volta era un paravento contro le ingerenze ecclesiastiche nell'attività intellettuale, è diventato oggi uno scudo di cartapesta dietro il quale il pensiero cristiano morente cerca di difendersi dalle smentite della scienza.
Come, prima mi attacchi la scienza come sentina di menzogne e ora la difendi come paladina anti-cattolica? Un “pensiero morente” non ha bisogno di difendersi da qualcosa di già morto. Ma suppongo che ti riferisca all’evoluzione. Qui il discorso è un altro, giacchè quella frode da XIX secolo deve difendersi dai principi di ossido-riduzione, non da quelli religiosi.
Presero la palla al balzo gli Umanisti, ognuno addestrato dal suo bravo rabbino che ti erudiva il pupo nei misteri della Cabbala e chissà che altro, scalzando naturalmente le fondamenta intellettuali cristiane, e giustificando la doppia vita che costoro desideravano fare.
Ma mi faccia il piacere! Con l'umanesimo, dopo un millennio ininterrotto di predominio culturale ecclesiastico, si ricomincia a pensare criticamente e a guardarsi intorno con meno ingenuità, ed allora ci si accorge di tante cose che ovviamente non fanno comodo alla Chiesa, ad esempio che la Donazione di Costantino è un falso, e lei vuole ridurre ciò a una congiura ebraico-rabbinica!
Cito da Bernard Lazare (1865-1903): “The Humanists were its promoters. Everything turned them away from Catholicism. The Greeks of Constantinople, fleeing from the Turks, had brought to them the treasures of the ancient literatures. By discovering a new world Columbus was to open for ­them unknown horizons. They were finding new reasons for combating scholasticism, that old servant-maid of the Church. The humanists were becoming sceptics and pagans in Italy, but in Germany the emancipating movement which they helped to bring about was becoming more religious. To beat the scholastics the humanists of the empire became theologians, and went to the very sources in order to arm themselves better; they learned Hebrew, not as Pico di Mirandola and the Italians had done, in the way of a dilettante or out of love for knowledge, but in order to find therein arguments against their opponents.
During these years which ushered in the Reformation, the Jew turned educator, and taught the scholars Hebrew; he initiated them into the mysteries of the kabbala after having opened to them the doors of Arabic philosophy.” Il neretto è mio.  
Il secondo contrattacco venne sferrato alle volontà, con cinque pugnalate inferte alle spalle della Cristianità da:
Machiavelli  (1469-1527), che separò la vita politica dalla morale.
Lei sta accostando arbitrariamente personaggi e fenomeni storici molto disomogenei. Machiavelli è stato calunniato dagli ambienti ecclesiastici in misura paragonabile solo a Nietzsche. Machiavelli separò la morale dalla politica, ma lo fece in nome di un'etica superiore.
Bel posto dove ci ha portato questa “etica superiore”. I commenti sono superflui.
 Se lei o chiunque altro avesse vissuto le disgrazie riversatesi sull'Italia con le invasioni straniere a partire dal 1494, cosa avrebbe potuto volere, teorizzare, propagandare se non un “Principe”, un uomo forte che con qualsiasi mezzo e senza guardare per il sottile ponesse fine al caos e alla debolezza dell'Italia? Certo, nel fare questo, Machiavelli dovette rendersi conto dell'effetto paralizzante della morale cristiana, e la Chiesa non gliel'ha mai perdonato.
Gradirei esempi storici invece di generalità inconcludenti.
 Io dico che qui si vede la profonda vigliaccheria cattolica. E' facile prendersela con un intellettuale isolato, con chi non ha alcun potere: Machiavelli, Nietzsche, perfino Manzoni, mentre con chi ha potere, ha forza, è osannato da milioni di uomini, si china la testa.
Ecco perchè i papi Silverio e Martino I morirono a mano di Teodora e Costanzo II di Bisanzio rispettivamente, Pio VI a quella di Napoleone, e perchè Pio VII, dopo essere stato eletto a Venezia dato che Roma era sotto occupazione francese, diede asilo e protezione a Madame Mère, la madre del Corso che moriva a Sant’Elena. Vogliamo aggiungerci la Mit brennender Sorge di Pio XI?
Lo sa che la Chiesa ha messo all'indice persino i Promessi sposi ma non le opere di Marx? E' questa “la morale” cattolica: forti e arroganti coi deboli, deboli e servili coi forti!
Neanche Mein Kampf venne messo all’Indice, mentre Le Cinque Piaghe di Rosmini sì. Ma non si tratta di “morale”: si tratta di prudenza,  la stessa che sconsigliò di condannare la Commedia per non divulgarne il contenuto eretico occulto. Per sbugiardare Marx non c’è bisogno de “la Chiesa”. Basta Gesell.
Lutero  (1483-1546) che ne spaccò in due l’unità religiosa. Si noti che la rivolta era cominciata cinque anni prima dell’affissione delle 95 tesi alla porta della cattedrale di Wittenberg. Fu la controversia tra il giudaizzante Reuchlin e il giudeo convertito Pfefferkorn. Il Vaticano (!) sostenne il primo e osteggiò il secondo.
Questa non gliela posso proprio passare. Martin Lutero era un cristiano fanatico che reagiva, oltre che alla corruzione della Chiesa, a quei fermenti innovativi che l'umanesimo aveva introdotto nel mondo latino-mediterraneo con ostilità anche maggiore della sua.
Lutero si era fatto agostiniano per sfuggire alla giustizia, non per vocazione. Aveva ucciso in duello un altro studente universitario. Altro che “cristiano fanatico”!
 Se lei va a verificare cosa sono ancora oggi i protestanti, noterà che spesso sono dei cristiani intransigenti  che si nutrono letteralmente di versetti biblici; da questo lato, sono peggio dei cattolici che hanno perlopiù credenze religiose molto superficiali, poiché con il Concilio di Trento la fede in una dottrina è stata sostituita dall'ossequio a un'istituzione, la Chiesa cattolica, che formula dogmi che essi sono tenuti a credere senza nemmeno comprendere.
Che molti cattolici abbiano credenze superficiali non lo nego. Per quello che riguarda Trento ti pregherei di documentarti. Non ci si mettono 18 anni a escogitare “ossequi a una istituzione”.
 La riforma protestante è stata una frattura tutta interna al cristianesimo che ha dato il via a una guerra civile europea durata quasi un secolo e mezzo e culminata nella feroce guerra dei Trent'Anni. Solo dopo di essa, dopo gli orrori del conflitto fra le due varianti di cristianesimo, nasce nel XVIII secolo il movimento illuminista e si sente l'esigenza di limitare l'ingerenza della “religione” nella vita civile.
Cito ancora una volta: “We undoubtedly had a sizable finger in the Lutheran Rebellion, and it is simply a fact that we were the prime movers in the bourgeois democratic revolutions of the century before the last, both in France and America… The Reformation was not designed in malice purely. It squared us with an ancient enemy and restored our Bible to its place of honor in Christendom”. Marcus Eli Ravage (1884-1965) The Century Magazine, January 1928 Volume 115, N. 3 pp. 346-350. Neretto mio.
Che la motivazione di fondo della cosiddetta Riforma fosse la Questione Fondiaria, si legge in The History of the Reformation in England and Ireland di William Cobbett (1763-1835).
In linea di massima, si può dire che esistono due varianti di fanatismo nell'ambito di una fede di tipo abramitico, quella integralista che pretende la conservazione di tutte le elaborazioni successive alla “rivelazione” originaria; in ambito cristiano la dogmatica cattolica, in ambito islamico la Sunna, e quella fondamentalista che vuole risalire ai “fondamenti” senza ulteriori aggiunte. E' il tipo di frattura che non sembra possibile non si riproponga prima o dopo in ambito abramitico. Un cattolico o un mussulmano sunnita possono essere integralisti ma non fondamentalisti. Per un protestante o un mussulmano sciita vale, come è prevedibile, il contrario. Io non conosco il mondo ebraico-rabbinico, ma non mi stupirei troppo se venissi a sapere che anche in ambito ebraico vi sono contrapposizioni dello stesso genere.
Vi sono, ma sorvolo. Faccio solo notare che la Sciia sta alla Sunna come il protestantesimo al cattolicesimo: entrambi devono l’esistenza al giudaismo. Ma siccome l’Islam non ha Inquisizione (la verità è irrilevante) i Donmeh, equivalente islamici dei Marranos, riescono a nascondersi più facilmente. Gli organizzatori del genocidio armeno del 1915, per esempio, furono i Donmeh Talaat, Enver e Djemal.
Bodin  (1530-1596) che si inventò “lo “Stato” che tanto ce la sta dando addosso oggi, con la sua brava “sovranità”, non facendo altro che diminuire, progressivamente e inesorabilmente, le libertà comunitarie e personali.
Grozio  (1583-1645) fu l’autore del giuspositivismo, che oggi fa strame della virtù della giustizia.
Hobbes  (1588-1679) fu l’inventore del cosiddetto “contratto sociale”, primo passo verso la perdita di solidarietà.
 Chi legge Gesell (1862-1930)[12] ma ancora di più William Cobbett[13] è in grado di capire i veri termini delle carneficine che culminarono con la Pace di Westphalia, l’ultimo passo indietro dalla Cristianità verso quell’ibrido conosciuto come “Europa”, zeppa oggi di conglomerati umani che non promettono niente di buono. Solo le Spagne rimasero come “Christianitas minor”, per soccombere ai primi del XIX secolo.
 Le eresie dei primi mille anni ebbero un’origine giudaica comune[14], ma a partire dal secolo X ecco un nuovo fenomeno: le società segrete, il cui Marranesimo rese necessaria l’inquisizione volta, come dice la parola stessa, ad inquisire, cioè interrogare per sapere chi realmente si nascondesse dietro la maschera del “cattolico praticante”. Costoro non andavano tanto per il sottile: Il delegato papale Pedro de Castelnau, inviato da Papa Innocenzo III a indagare i Catari di Albi, venne assassinato all’arrivo. Quattro anni dopo i mille cavalieri di Simon de Montfort sgominavano una forza cento volte maggiore, anche se male organizzata, a Muret, così salvando l’unità cristiana, o meglio rimandandone la distruzione di qualche secolo.
Abolita l’inquisizione nel 1820 o giù di lì, è impossibile sapere, da allora, quando un prete o vescovo comincia a sparare eresie, se si tratta di uno sprovveduto, di un ignorante o di un Marrano. Detto altrimenti, senza l’inquisizione ci saremmo trovati nel disordine odierno non oggi ma tre secoli fa.
Glielo dico con franchezza: io al suo posto ci sarei andato molto più cauto.
Perchè? Vada cauto chi ha paura della verità.
 La crociata contro gli Albigesi, che distrusse oltre all'eresia catara la civiltà provenzale, è una delle grandi vergogne della Chiesa medievale.
La cosiddetta “civiltà” provenzale Graetz la commenta così: “Gli Albigesi della Francia meridionale, bollati come eretici, e che erano i più risoluti opponenti del papato, si erano imbevuti di quella ostilità dal tratto con Giudei istruiti.” (III, 501).
 Quanto al fatto che il fattore numerico fosse a svantaggio degli aggressori, dovrebbe sapere che nell'epoca delle armi bianche, questo non significava poi molto, se da una parte c'erano cavalieri calzati di ferro, perfettamente armati, addestrati al combattimento e dall'altra contadini non armati e non addestrati. La crociata contro gli Albigesi è stata un susseguirsi di orrori, con la popolazione di interi villaggi bruciata sul rogo, lattanti compresi.
Non nego le atrocità, ma se Castelnau non fosse stato assassinato non vi sarebbe stata ragione di far uso di violenza. Ma si sa, la storia non è fatta di se e di ma… 
Io poi mi immagino quanto sarebbero stati felici di sapere Galileo Galilei, Giordano Bruno, Cesare Vanini, Menocchio e tutte le altre vittime illustri e anonime dell'inquisizione, di sapere che questo ferreo e mortifero bavaglio ha preservato l'ordine per tre secoli, e come mai lei non si chiede se valeva il prezzo di preservare un ordine che si fondava sulla negazione del diritto di pensare?
L’Inquisizione non “preservò l’ordine” per tre secoli: impedì che il disordine dilagasse, il che non è la stessa cosa. L’ordine avrebbe solo potuto preservarlo una Chiesa unita intellettualmente, moralmente e affettivamente, ma così non fu. Lo si legge in Le Cinque Piaghe della Chiesa di Antonio Rosmini.
L’ultimo contrattacco venne sferrato alle istituzioni, a cominciare dalle corporazioni. Non fu facile disfarsene: ci vollero due secoli e mezzo, a cominciare da Enrico VIII Tudor di Inghilterra e Francesco I Angoulême di Francia. Costoro si fecero convincere dal potere finanziario che le corporazioni fossero un ostacolo al potere regio. Era vero. Non notarono però, i due sprovveduti sovrani, che queste assolvevano anche un ruolo di sostegno di base per la monarchia, e che spazzate via quelle sarebbe stata solo questione di tempo prima che venisse scalzato un sovrano dopo l’altro, il che puntualmente avvenne dalla decapitazione di Carlo I d’Inghilterra all’ecatombe di monarchie dalla fine della Seconda Guerra (1945) in poi.
Contrattacco, contrattacco. Già, perché dietro tutto questo c'era sempre la mano cospirativa del risorgente paganesimo: morti che uscivano dalle tombe in combutta con qualche migliaio di poveri pescatori islandesi. Non è che questa ricostruzione storica sia, oltre che distorta, leggermente paranoica?
Non ci sarei arrivato 20 anni fa, forse neanche dieci. Ma chi cerca trova. Gli epiteti mi lasciano del tutto indifferente.
Dal 1789 si assiste allo smantellamento sistematico di tutte le istituzioni di ispirazione cristiana. Sarebbe troppo lungo anche l’elencarle. Tirando però le somme ai primi del terzo millennio, cosa si osserva?
Si osserva che un vuoto spirituale non si dà. Espulso il Cristo dalla vita pubblica, da quella istituzionale, e da quella privata, avviene una progressiva paganizzazione della Cristianità, nella quale gli spiriti maligni scorrazzano in vuoti sempre più ampi, farneticando per bocca di politicastri più o meno insatanassati, di clero miscredente, di femminismo come surrogato della femminilità, di compiute mattanze rituali, clonazioni contro natura, e scatenando guerre su guerre, per non parlare del disordine economico che ci attanaglia. Alla faccia de “spirito pagano dell'Europa antica”.
Gli elementi visibili della Cristianità vanno perdendo terreno su tutti i campi, come ben osserva Calabrese e i suoi storici. La veste talare sparita dai luoghi pubblici, l’economia fondata sul potere dell’usura invece che sul giusto prezzo e qualità delle prestazioni, il Vaticano inguaiato come non mai, la giustizia sparita dall’assetto giuridico, la menzogna assurta a “conquista sociale” (v. divorzio, aborto et al.) e un lungo eccetera di aberrazioni che conducono la società un tempo cristiana verso un baratro dal quale sembra non si esca più.
E la Chiesa? Come definita poc’anzi, il gregge con il Cristo a capo procede imperterrito, ancora marciando per le nazioni del mondo nonostante il tributo di sangue elargito per tutto il secolo scorso, dai massacri del 1900 in Cina a quelli contemporanei nel Medio Oriente ancora in corso. I battezzati che rimangono fedeli non si fanno illusioni su “salvatori” di fortuna. Essi sanno che tutto quel che li circonda è fatto di apparenze, e che tocca oggi loro di ripetere la passione del Cristo prima di ripeterne la resurrezione. Continuano a credere, in attesa della Parousia o Seconda Venuta. Fola? Se sì, non avranno perduto molto. Se no, rideranno per ultimi al Dies Irae.
Questo un riassunto della storia degli ultimi 2000 anni in chiave fideo-realista.
In chiave fideistica certamente, è sul realismo che oso avanzare dubbi, ma non credo sia necessario ripetere le osservazioni che le ho fatto nelle pagine precedenti. Comunque auguri, ho idea che l'attesa della parusia sarà ancora lunga.
Non est diu quod habet extremum, diceva Agostino. Tutto quello che ha una fine non dura a lungo.
 È ora possibile rispondere ad altre osservazioni di Calabrese in “Ereticamente”:
“Uomo indoeuropeo e uomo semita, in ultima analisi, due atteggiamenti verso la vita, due modi di essere fra i quali non è possibile alcuna mediazione.”
E il sino-tibetano, il turchico, il negroide, dove li mettiamo? Non è possibile alcuna mediazione per loro? Mediazione di chi? L’analisi a-cristica di Calabrese porta alla disperazione. Ma il Mediatore c’è, e ben lo sanno quei saggi di tutte le estrazioni etniche che hanno acquistato libertà interiore sottomettendovisi. 
Mi scusi, ma questa è una boutade o un'osservazione seria? Chiaramente, uomo europeo e uomo semitico sono i due tipi umani che si sono confrontati attraverso le due sponde del Mediterraneo. Sino-tibetani, negroidi e via dicendo non hanno cominciato a entrare nel nostro orizzonte antropologico che in tempi molto recenti, e la Chiesa, sebbene non ne sia la principale responsabile, fa sporcamente la sua parte per incanalarci verso un mondo sempre più meticciato e imbastardito.
Chiaramente ma riduttivamente. Spulciamo alcuni episodi di storia che la “squola” Gramsciana non ritiene opportuno investigare.
  • L’eunuco etiope di Atti 8 e “Simone chiamato Negro” di Atti 13 non sembrano proprio rientrare nelle due categorie semitico-europea.
  • Il primo stato cristiano fu Edessa, in Siria, nel 205. Seconda città più bella della Cristianità dopo Costantinopoli, venne rasa al suolo dai Turchi, nel 1144-1147, per cercarvi tesori nascosti. Se ne vedono le rovine oggi ad Urfa, nella Turchia sud-orientale.
  • Il secondo fu l’Armenia, 305, quando si era appena dimesso Diocleziano in Occidente. Il suo ultimo re morì a Parigi nel 1393, mentre il regno veniva invaso dalle orde di Tamerlano.
  • Frumenzio, un laico egiziano, portò la Buona Nuova in Etiopia in un’avventura del tutto simile a quella del quasi contemporaneo San Patrizio in l’Irlanda. Mi hanno detto che c’è una chiesa a Roma dedicata a lui, ma non l’ho mai visitata.
  • Tra i 107 imperatori che sedettero sul trono di Bisanzio ve ne furono Arabi, Slavi, Armeni, Frigi ecc. per non nominare le imperatrici, tra le quali vi fu anche una Circassa. E non erano sempre nobildonne, v. Teodora moglie di Giustiniano.
  • Un laico siro, Ruben, cinesizzato in O-lo-pen, evangelizzò in Cina nel 637.
  • I confini della Cristianità per tutto il medioevo furono Etiopia, Egitto, Siria, Bisanzio e Armenia, in un miscuglio di popoli che nulla avevano a che vedere con i due tipi (o stereotipi) Europeo-Semita.
  • Quando i Mongoli si ritirarono dalle sponde dell’Adriatico, il papa li fece seguire da missionari, che riuscirono a convertirne circa 5mila. Il primo arcivescovo di Pechino fu Giovanni da Montecorvino, francescano, nel 1308.
  • Kublai Khan inviò una richiesta alla Santa Sede di 200 studiosi per introdurre la Paideia cristiana, le sette arti liberali, in Cina. Ma il lungo ritardo ribaltò la situazione e i Mongoli si convertirono finalmente all’Islam. La Cina, riconquistata dai Ming nel 1361, dovette aspettare i Gesuiti di Ricci per risentire il messaggio cristiano.
  • Le “mezzalunate” di Tamerlano, che lasciava dietro di sè piramidi di teschi, distrussero la maggioranza delle comunità cristiane dell’Asia centrale, non ultima quella del Prete Giovanni, della quale esiste una corrispondenza con papa Alessandro III.
  • A Nicopoli (1396) Tamerlano distrusse un esercito cristiano, imponendo “Islam o morte” agli sconfitti. Lo stesso fece lo Shah di Persia Abbas con la regina Ketevan di Kartli (Georgia). Andata a cercarvi protezione, le fece mettere carboni ardenti attorno alla testa. Questo avveniva nel 1624, mentre Cartesio scriveva di geometria analitica.
  • Come contropartita, a Costantinopoli c’erano due moschee per i prigioneri di guerra islamici. Quando Niceforo Phocas vi portò prigioniero l’emiro difensore di Creta Kurupas in trionfo, dopo averlo umiliato ritualmente gli fece assegnare proprietà in dotazione, lasciandolo a piede libero, ma dentro i confini della città. L’idea era di convertire i nemici con le buone. Kurupas non si convertì, i figli sì. Ma si sa, i cattivoni sono solo i crociati; gli islamici sono campioni di “magnanimità” e “lungimiranza” anche se per dirlo bisogna tacerne certe gesta.
  • Esistono ancora rimanenze di quella Drang Nach Osten cristiana, di rito Siromalabar e Siromalankar in India.
  • Per quello che riguarda l’Africa, l’alto Nilo (Nubia) fu sede di tre regni cristiani fino al 1504, quando venne installato il primo sovrano islamico alla morte dell’ultimo sovrano cristiano. Più di 400 chiese ne costellavano le sponde, fino alla loro sommersione dalle acque della diga Nasser negli anni 1960-70.
  • Affonso Nzinga Nkuvu (1491-1543), sovrano del Kongo (oggi Angola settentrionale), è stilato “Carlomagno d’Africa” per il tentativo di cristianizzare il suo popolo. Sua sorella aprì una scuola per ragazze nel 1508. Il re capì che c’era bisogno di vescovi per portare avanti l’intrapresa, ma suo figlio Henrique morì poco dopo l’ordinazione vescovile (ancora detiene il primato come vescovo più giovane). I suoi successori tentarono per più di un secolo di ottenere vescovi da Roma. Un inviato speciale, dopo due anni di viaggio, arrivò così male in arnese che il papa gli assegnò il suo medico personale. Non vi fu niente da fare. Quell’africano del secolo XVII è sepolto a Santa Maria Maggiore.
  • Quella seconda evangelizzazione del continente africano venne bloccata dal Marrano Pombal e dalla politica anticlericale portoghese che ne seguì. Solo con Salazar si poterono riaprire le missioni. Si dica lo stesso dei Francesi: misero tanti bastoni fra le ruote dei missionari che ancora oggi i cristiani di Mozambique sono in grande minoranza.
  • Nell’America coloniale, un prete cattolico correva il rischio di fare la fine di un animale selvatico se sorpreso a più di cinque miglia da un abitato. Nel 1741 un uomo venne impiccato a New York sotto accusa di essere prete cattolico, la qual cosa non negò né smentì.
  • In Brasile Pombal chiuse tutte le missioni, come in Africa.
“Quindi il colpo di genio di qualcuno, forse Saul (Paolo) di Tarso, che ha trasformato il messia della rivolta fallita in un redentore universale e il supplizio sulla croce in una gloriosa auto-immolazione per la salvezza dell'umanità.”
Questa la lessi per la prima volta in The Jews God and History di Max I. Dimont, trovato in una libreria di seconda mano negli anni 70. Non ci volle molto per farla risalire a una calunnia di conio giudaico che non ha mai perdonato la conversione di Saulo di Tarso in Paolo apostolo di Gesù.
“E daje”, avrebbe detto Alberto Sordi. Ci risiamo col conio giudaico. Vuole mettersi in testa quella che è semplicemente un'evidenza storica, che è il cristianesimo, e non certo le religioni pagane native dell'Europa a derivare dall'ebraismo?
Non mi sono spiegato. Max I. Dimont, giudeo, non fa che ripetere i sostenitori della tesi Paolo=vero fondatore del cristianesimo. Non volevo dire di più.
“Questo spiegherebbe molte cose, a cominciare dal fatto che il cristianesimo e il mondo romano si confrontarono da subito come nemici mortali.”
Se così fosse stato, i 6600 legionari della Tebana si sarebbero rifiutati di rischiare la vita per il Cesare Massimino. Invece l’andarono a rischiare, dall’alto Egitto fino in Gallia. Fu il Cesare prima a decimarli (due volte) e poi annientarli per essersi rifiutati di dare onori divini allo stesso Cesare per cui erano disposti a dare la vita sul campo di battaglia. L’inimicizia non fu reciproca, ma unidirezionale.
No, se mi permette, io questo glielo contesto assolutamente. Non conosco la storia della Legione Tebana, anche se so che queste storie scritte con intenti agiografici difficilmente possono essere prese sul serio (che razza di deficiente doveva essere un comandante che fa sterminare i suoi uomini migliori),
Quel deficiente si chiamò Mauritius (cioè moro, dalla pelle scura). St Moritz in Svizzera ne porta il nome. Venne ucciso dopo la seconda decimazione (uccisione di un uomo ogni dieci) per non volere rinnegare Gesù Cristo. I fatti storici non si “contestano”: si controllano.
 ma il punto non è questo, e la riprova migliore del fatto che l'ostilità fu reciproca e per nulla unidirezionale, è data dal fatto che appena preso il potere Costantino si diede subito da fare per demolire lo stato romano, spostò in Oriente la “sua” capitale, Costantinopoli e cominciò a erigere una realtà diversa e più ristretta, “bizantina”, per dare vita alla quale l'Occidente diventava soltanto un magazzino di risorse da saccheggiare con una fiscalità spietata.
Non c’era rimasto niente da demolire a Roma.
“La ‘Urbs’ era stata abbandonata molto tempo prima di Costantino. La folla di un milione e mezzo di fannulloni era diventata insopportabile. Per secoli si erano nutriti quasi esclusivamente di politica. Gli imperatori romani (i migliori tra loro, e quindi i più abili) preferivano quindi di vivere altrove: Milano, Nicomedia, Treviri, o York.”[15]
La scelta di Bisanzio fu dovuta a considerazioni strategiche, come i 1000 anni che seguirono avrebbero dimostrato.
“La secolarizzazione totale che viviamo [è] figlia della sovversione originaria operata dal Cristianesimo” […] Non è un concetto nuovo, è a un dipresso la tesi che i pensatori di indirizzo tradizionalista non cattolico, a cominciare da Julius Evola, avrebbero sempre sostenuto, ma di cui è possibile trovare qualche anticipazione anche in Nietzsche.”
Proprio così. E chi sono “i tradizionalisti non cattolici”? I nostalgici del paganesimo, del quale si fanno in quattro per esaltarne le imprese intellettuali, passando sotto silenzio la schiavitù, l’infanticidio, il cannibalismo, l’omicidio rituale, la pedofilia e tanti eccetera che ritornano oggi più o meno trionfalmente. E li addebitano al “cristianesimo”!
Ovviamente i tradizionalisti non cattolici (forse la terminologia è un po' infelice) sono i seguaci di Evola e Guenon, e negli ambienti “nostri” ce ne sono forse più di quanto lei pensi. Penso che per un cattolico possano essere irritanti, ma forse fare finta che non esistano non è la politica migliore. Quanto al resto della sua affermazione, l'omicidio rituale esisteva presso i druidi, e Roma fece di tutto per abolirlo.
Un cattolico non ha di che irritarsi, può al più compatire. L’omicidio rituale è vivo e vegeto, druidi o no. Proprio ieri ho sentito la storia di una ragazza fatta a pezzi e di una “amica” venuta dagli USA a prenderli per portarli chissà dove. I paesani inferociti sono andati a casa della fattucchiera e l’hanno prima rasa a suolo e poi scalzata dalle fondamenta.
La schiavitù è del tutto falso che sia stata abolita all'avvento del cristianesimo, ma continuò per tutto il medioevo e l'età moderna, nei cristianissimi Stati Uniti è stata abolita solo dopo la guerra di secessione del 1865.
Aver affermato che il paganesimo pratica la schiavitù non equivale ad affermare che il cristianesimo l’abbia abolita (v. Lettera a Filemone). Per informazione, chi gestì la schiavitù americana da Colombo alla guerra di Secessione furono Marranos portoghesi al 100%. Se ti interessa ti mando un allegato. I Monsanto commerciavano in schiavi 200 anni fa, e Garibaldi 150, per ammissione sua propria. Per non dire che oggi questa istituzione è viva e vegeta, per esempio con il lavoro coatto imposto dall IVA agli operatori economici.
 L'infanticidio, mi dica un po' cosa hanno fatto per secoli le monache tutte le volte che sono rimaste incinte?
Una storia circolava 50 anni fa: il cardinale protettore di un istituto di suore venne chiamato d’urgenza dalla Madre Superiora. Una suora era rimasta incinta. “Che facciamo? Che facciamo?” ripeteva la Madre, disperata. E il cardinale: “Calma, Madre. Se è maschietto lo chiamiamo Giuseppe, e se femminuccia, Giuseppina.” Di infanticidio non si parlò.
Quanto alla pedofilia, per decenza, lasciamo perdere!
Il benemerito Robert Baden Powell, fondatore dei Boy Scouts, al ritorno dalla campagna Ashanti, Africa Occidentale, (1896) si fece portare due giovani soldati irlandesi, che prima sodomizzò e poi freddò con due colpi alla nuca. La Regina Vittoria lo fece radiare dall’esercito, dopo di che si diede al proselitismo “scout” fino alla morte. È sepolto proprio qui in Kenya. Kitchener era un  altro di costoro. Se ne avessi il tempo, mi piacerebbe visitare le tombe di preti pedofili, per fare una statistica di quante hanno il simbolo della croce e quante no.
“ Negli ultimi settant'anni la Chiesa ha creduto che il Nemico fosse il Comunismo. Non era sbagliato; il Comunismo ha scatenato, ha portato alle ultime conseguenze la volontà di potenza europea. Il Comunismo affermava: l'uomo si salva da sé, armato di economia e di estetica. La Chiesa, giustamente, l'ha sentito come una sfida mortale. Oggi che il Comunismo è caduto, però, contro la Chiesa si rizza il Nemico vero, il Nemico finale: un sistema estetico-economico totalmente secolarizzato” (...).
Il comunismo non è affatto “caduto”. È passato, come un testimone, dai criminali sionisti del Cremlino a quelli della Casa Bianca. Il comunismo fa da specchietto per allodole per adescare le masse. La massoneria fa da specchione per adescare le classi alte. Entrambi creazioni di Sion. E non ci si sorprenda che in entrambi militino elementi del clero, tanto alto che basso.
“Per sradicare il Giappone dal proprio sacro nomos, non ci volle nulla di meno che l'olocausto nucleare.”
Guarda caso centrando la Cattedrale di Nagasaki durante la Messa. O portandosi dietro le cineprese di Hollywood per riprendere in diretta la distruzione di Montecassino…
“Migliaia di tonnellate di bombe furono necessarie per stroncare Fascismo e Nazismo, "forme di neopaganesimo che cercavano di ricollegare la società a un Ethos".
Già. E perchè si continuò a bombardare a fascismo “stroncato”? Per esempio a Gorla, Milano nel 1944? O le due bombe sganciate su Vicenza nel 1952? E dove mettiamo le stragi del biennio 1945-47, con le loro 300mila vittime, fascisti e non, tra i quali 160 preti?
Qui lei sfonda una porta aperta, le atrocità compiute per imporre “la democrazia” sono un capitolo ancora oggi assai poco conosciuto (non a caso) della nostra storia, e se la gente le conoscesse come sarebbe giusto, si ribellerebbe ai “liberatori” che la fanno da padroni in casa nostra da sessant'anni. Le faccio notare però che la Chiesa, coerentemente con la sua eterna politica di “puttaneggiar coi regi” tenne costantemente il piede in due staffe, pronta a saltare sul carro del vincitore chiunque fosse stato.
Dalla lotta per le investiture non si direbbe proprio. L’istituto del cardinalato fu un colpo di stato di Nicola II contro Enrico IV, nella minorità di costui. Quella politica non fu proprio così “eterna”.
 Uno dei prelati più aspramente antifascisti fu il cardinale Roncalli, che infatti fu premiato col soglio pontificio dopo la morte di Pio XII, “il papa buono”, a cui si cercò di accreditare un'immagine del tutto falsa di uomo semplice e bonaccione, alieno dalla politica e dalle manovre sottobanco della Curia.
D’accordo.
“Da una parte la Chiesa e l'Islam, e dall'altra una "etica" laicista sempre più occasionale, e nello stesso tempo sempre più radicalmente universale, nella sua pretesa di essere l'unica valida”
Si dica “talmudista” invece di “laicista” e Cacciari avrà azzeccato.
“E in questa prospettiva anche l'alleanza con l'islam proposta da Cacciari diventa oltremodo sospetta. L'ho detto e ripetuto più di una volta: le nazioni islamiche che si oppongono al predominio mondiale giudeoamericano, a cominciare dall'Iran, meritano tutta la nostra considerazione e il nostro appoggio”.
Evidentemente Cacciari non ha mai sentito nominare i “donmeh”, criptogiudei falsamente convertiti all’Islam, dove non c’è inquisizione dato che della verità non importa a costoro un fico secco. E si chieda: quanti “donmeh” ci saranno tra gli “extracomunitari” ben pasciuti che circolano in Italia senza bisogno di lavorare?
“si è allentata la morsa del predominio ideologico cristiano-clericale, sono spariti l'inquisizione e i roghi degli eretici, si sono create possibilità che fino allora non esistevano, senza considerare che almeno per noi Italiani si è aperta la strada di quel riscatto nazionale che abbiamo dovuto attendere per così tanti secoli.”
Lo stiamo vedendo proprio, quel riscatto. La Rete ne è piena. Forse Cacciari voleva dire che era arrivato il conto, e con lui l’oste.
“La New Age è un fenomeno complesso e confuso, dove si sono stratificate e mescolate molte cose, da una ricerca spirituale al di fuori del cristianesimo (giustamente) sentito come una religione inadeguata e sclerotica, al fascino dei culti esotici (spesso con quel tanto di esotismo da cartolina illustrata), alla ricerca – per alcuni – delle radici spirituali dell'homo europeus che affondano oltre il cristianesimo.”
“Setta” (dal latino sequor) è uno stile di vita, secondo chi viene seguito da un adepto. New Age et al. sono virgulti di paganesimo antico, desideri di “theologia prisca” dei vari Ficino, Filelfo, Bruno eccetera, che si moltiplicano tanto più quanto più ci si allontana dal Cristo. Anche la Chiesa è una “setta”, ma che segue chi disse “Io sono la Via”.
O almeno ci raccontano che lo disse, non possiamo esserne troppo certi, considerando quanto poco siano attendibili storicamente i vangeli, ma mettendo che l'abbia detto, ciò non dimostra che sia vero.
Non sono i vangeli a “provare” quello che disse Gesù, il quale non scrisse, né ordinò di scrivere. Se non fossero stati mai scritti, le sue affermazioni sarebbero state tramandate oralmente come valide. L’unica cosa che può “dimostrare” la verità delle affermazioni di Gesù è la vita di coloro che lo seguono.
 La differenza fra una setta e una Chiesa è una questione di dimensioni e di numeri, puramente quantitativa, ma non si dovrebbero rispettare anche le minoranze?
Certamente. Ma una cosa sono le persone e un’altra le loro idee. Un satanista, per esempio, vuole sacrifici umani. Bisogna rispettare questa richiesta?
“un seguito di circostanze storiche sfortunate portò alla vittoria del culto più deleterio di tutti, il più contrario allo spirito romano ed europeo, il cristianesimo, e la dissoluzione dell'impero romano ne fu l'inevitabile conseguenza.”
Calabrese deve aver letto il suo Gibbon. Espandendo la sua erudizione a Gesell, troverebbe un’altra ipotesi: l’Impero Romano cadde con la caduta della divisione del lavoro, dovuta a una moneta che spariva sempre di più verso l’Oriente. Non ripeterò il ragionamento qui, ma semplicemente consiglio di espandere i propri orizzonti culturali prima di asserire come certezze quello che non sono che ipotesi.
“Non abbiamo forse l'esempio di Pascal che riteneva la sua intelligenza corrotta dal peccato originale mentre, commentava il grande Nietzsche, essa era corrotta soltanto dal suo cristianesimo?”
Il peccato originale non “corrompe” l’intelligenza; la indebolisce, che è diverso. Il “grande” Nietzsche, che impazziva abbracciato al collo di un cavallo in una strada torinese, non è proprio un campione di intelligenza “incorrotta”.
No, mi scusi, ma anche questa non gliela posso proprio far passare. Noi sappiamo che Nietzsche impazzì per gli esiti di una sifilide trascurata (come avvenne anche al poeta Holderlin), ma commentatori clericali ne hanno ripetutamente approfittato per addossare la colpa della sua pazzia alla sua filosofia; non si tratta soltanto di una falsità, ma di una vera e propria denigrazione, un'autentica bassezza, che tende a instillare l'inquietante idea che pensare con la propria testa fuori dagli schemi tracciati da Santa Madre Chiesa sia pericoloso.
Non è compito di Santa Madre Chiesa “tracciare schemi”. Il mandato di Mt 28:20, diretto a tutti i battezzati, e non solo a papi vescovi e preti, è di trasmettere dottrina. Chi accetta i 36 elementi è fedele cattolico; chi ne accetta una parte è eretico (dal greco hairesis, scelta) e chi lo respinge in toto, infedele. In gioco è la salvezza eterna, proposta ma non imposta.
“al punto che lo stesso pensare (o magari avere un sogno erotico) può essere peccaminoso, ragion per cui non c'è nessuno che non debba sentirsi in colpa, intimamente spregevole e bisognoso dell'assoluzione da parte della Chiesa stessa, e quindi dipendente da essa per la sua pace interiore.”
Il peccato non sussiste senza piena avvertenza e deliberato consenso. Quello che cancella il senso di colpa non è l’assoluzione per se, ma la grazia, cioè la presenza trinitaria nell’anima, acquisita col battesimo e perduta con il peccato. Ma si sa, un tale ragionamento non può avere significato alcuno visto dal di fuori…
Mi scusi, ma questo non è quel che perlopiù lasciano intendere confessori e catechisti che soprattutto con gli adolescenti tendono a colpevolizzare un autoerotismo innocuo e praticamente inevitabile data l'età.
Sono ancora tutore di adolescenti dopo 44 anni di insegnamento e sei di giubilazione. E tanti mi dicono come quel vizio non sia affatto “innocuo”, e come si sentono liberati dalla decisione di intraprendere una vita sacramentale dopo una buona confessione.
“Aspramente rimproverati da “san” Pietro, sarebbero morti all'istante. Possiamo davvero credere che non si sia trattato di un omicidio per imporre “il diritto” della setta cristiana a incamerare i beni degli adepti?”
Lo si pensi pure. Di giudizi temerari c’è solo l’imbarazzo della scelta.
“Della crudeltà bestiale dimostrata dai cristiani verso i loro avversari una volta preso il potere, non sarebbe neppure il caso di parlare; ricordiamo per tutti il caso di Ipazia, uccisa anzi macellata in maniera atroce, fatta squartare viva da “san” Cirillo vescovo di Alessandria, colpevole di essere una donna che osava insegnare filosofia, quando i cristiani, non diversamente dagli islamici di oggi, le donne le volevano chiuse in casa e analfabete.”
Calomniez, calomniez, diceva Voltaire, qualcosa rimarrà. Cirillo era vescovo di Alessandria nel 415, ma dov’è l’evidenza a) che fosse stato lui a ordinare l’uccisione di Ipazia, e b) che il capo d’accusa era di insegnare filosofia? Che poi le donne fossero volute in casa e analfabete,
Mi dispiace per lei, ma non si tratta affatto di una calunnia ma di un fatto storico documentato, ma soprattutto si tratta solo della punta dell'iceberg delle violenze e delle persecuzioni contro i pagani scattate con l'insediamento dei cristiani al potere e di cui gli storici (chissà perché) non  si degnano perlopiù di informarci.
Si tratta di una mezza verità. Ipazia insegnava, Cirillo era Patriarca e Oreste il governatore di Alessandria. Tra i suoi alunni c’era anche il cristiano Sinesio, futuro vescovo. In seguito a disordini scoppiati dopo alcune danze pubbliche di giudei, Oreste emise un editto per regolarle. Hierax, un cristiano che applaudiva, venne torturato in pubblico per ordine di Oreste. Cirillo reagì ingiungendo ai giudei di non molestare i cristiani. Quella stessa notte una massa di giudei, gridando che una chiesa bruciava, massacrò indiscriminatamente quei cristiani che uscivano per spegnere il falso incendio, ma portando un anello con il quale riconoscersi nell’oscurità.
Il mattino dopo era chiaro cosa fosse successo. Cirillo, alla testa di una folla di cristiani, prese d’assalto le sinagoghe, espulse i giudei dalla città e saccheggiò tutto il saccheggiabile.
Oreste, furioso a questa azione illegale, venne confrontato da 500 monaci discesi dai loro monasteri per dar man forte ai cristiani. Uno di costoro, Ammonius, colpì Orestes con una sassata, al che il popolo alessandrino accorse in difesa del governatore e linciò Ammonio. A questo punto un gruppo di cristiani capitanati da un certo Petros si imbattè in Ipazia che andava a casa, la trascinò al Caesareum e la linciò sotto accusa di avere stregato il governatore.
Se eliminiamo tutte le informazioni eccetto i 500 monaci, Cirillo e Ipazia, ne esce una vulgata senza riscontro alcuno in quello che veramente accadde. 
lo smentisce questo testo di Agostino del 386:
“Alcuni [filosofi], credimi (parla a Monica sua madre), troverebbero il mio dialogo con te più piacevole che ascoltare banalità o altezzosità. Molte donne si occuparono di filosofia nei tempi andati, e la tua filosofia a me piace molto.”[16]
Sarà, ma mi sembra un'eccezione, mi pare che perlopiù i Padri della Chiesa abbiano seguito il paolino “Mulier taceat in ecclesia”,
Come diceva il Dr Johnson (1709-1784): “La donna è stata dotata di tanti privilegi dalla natura, che la legge glie ne ha saggiamente negato altri.” Fare figli e portarli su è infinitamente più importante che parlare, sia in chiesa che in aula o in parlamento. Non è difficile provarlo: se spariscono i parlatori non succede niente, ma se spariscono le madri sparisce una società, e in fretta.
 e sicuramente la Chiesa non ha di certo incoraggiato l'emancipazione femminile.
Già. Ecco perchè in San Pietro si ergono tre monumenti a tre donne, nessuna delle quali è santa: Matilde di Canossa, Cristina di Svezia e Maria Clementina Sobieski.
Calabrese finisce in bellezza:
“c’è un’altra parte molto più oscura rappresentata dalle complicità che le vicende Sindona e Calvi hanno fatto emergere tra lo IOR, la banca vaticana, e le associazioni mafiose, oppure l’inquietante impero economico creato da quella sorta di massoneria cattolica che è l’Opus Dei.”
Quell’ “oppure” non accomuna l’Opus Dei ai vari intrallazzi, ma tuttavia preoccupa Calabrese. Un giorno si imbatterà in un qualche tassista, pescivendola o capo tribale Maori tutti dell’Opus Dei. Gli faranno passare la preoccupazione.
Termino accorgendomi di aver oltrepassato la metà dello scritto di Calabrese. Rimango a disposizione  per qualsiasi chiarimento.
Silvano Borruso
5 luglio 2012
Un po' minaccioso quel “gli faranno passare la preoccupazione” finale, non le pare?
Ora, considerando anche la disponibilità al confronto che mi ha manifestato in seguito, voglio credere che nell'enfasi dialettica la parola abbia travalicato l'intenzione.
Intendevo dire che questo tipo di persone non rappresenta alcun “potere economico”.
Considerando obiettivamente la distanza fra le nostre rispettive posizioni, una convergenza non mi sembra proprio possibile, ma un confronto civile, questo si è possibile in ogni caso.
Saluti.
Fabio Calabrese
Sempre a disposizione. Se vuoi pubblicare in EreticaMente, fai pure.
Silvano Borruso


[1] Poema dell’Uomo Dio Libro III p. 266 nota a piè di pagina.
[2] Heretics, 1905
[3] I VII 1
[4] Si cominci con www.thunderbolts.info.
[5] III Contra Gentes c. 24
[6] Q. D. de Carit., a.2 c.
[7] Louis Marschalko, The World Conquerors, 1958, cap. II. Ritornando all’assedio di Shimabara già considerato, chiediamoci: chi calunniò all’imperatore nipponico i cattolici come potenziali nemici dell’Impero? I libri tacciono, vagamente accennando a “inglesi” e “olandesi”; chi conosce la storia di quel secolo in quei due disgraziati paesi non ha difficoltà a fare la stessa illazione.
[8] Sugli effetti negativi della questione fondiaria nella vita della Chiesa ne scrisse Antonio Rosmini 180 anni fa, nel suo magistrale “Cinque Piaghe”, che raccomando a chi voglia capire quegli stessi fenomeni con empatia, cioè dal di dentro.
[9] In piazza Bologna, a Palermo, c’è una statua di Carlo V nell’atto di prestare quel giuramento.
[10] Il quale piazza il “Commentatore” nel Limbo. Chi vuol saperne di più, inserisca “Dante eretico” in un motore di ricerca.
[11] Chi ne ha analizzato le conseguenze, recentemente, è stato Richard Weaver (1910-1963) nel suo Ideas Have Consequences del 1948. Ignoro se ne esiste una traduzione italiana. Varrebbe la pena averla.
[12] Ordine Economico Naturale Parte I
[13] The History of the Reformation in England and Ireland, 1825.
[14] Si legga Complotto contro la Chiesa di Maurice Pinay, scaricabile dalla Rete.
[15] Bertha Diener, Imperial Byzantium, p.28.
[16] De Ordine Libro I cap. 11