LA RICORRENTE QUESTIONE MISSISTA.
Di Giorgio Vitali.
Leggo sempre con molto interesse le ricorrenti polemiche relative alla questione missista. Cioè al ruolo nefasto svolto dal partito M.S.I. nell’Italia del dopoguerra, teso ad accreditare la presenza politica degli EX fascisti nell’area ANTICOMUNISTA. Una costruzione, è evidente OGGI ma lo era anche prima, finalizzata ad accreditare la divisione del mondo ( di allora) in due sfere di influenza.
( Tra parentesi, la cosa NON costituisce una novità. Basti pensare che tutta la polemica politica risorgimentale e post-risorgimentale verteva sull’anti austriacantesimo, mentre in realtà il vero problema dell’indipendenza degli italiani, ancora NON costituiti in paese apparentemente unitario, era l’Inghilterra, che ne aveva favorito l’unificazione per due ragioni: lasciare all’Austria il solo ruolo di antemurale contro la Russia ( per conto del Regno Unito stesso) e controllare attraverso l’”espressione geografica Italia” le rotte da e per il canale di Suez.)
L’interesse della questione posta di volta in volta da persone che hanno vissuto, e spesso subito, situazioni al limite della demenza, e mi riferisco agli anni che vanno dai 50 ai 70, consiste evidentemente nel tenere aperta la discussione e suscitare, per quanto possibile, una presa di coscienza da parte dei molti che spesso si trovano a militare dentro schieramenti occasionali, e ne restano invischiati per NON aver potuto ottenere per tempo informazioni adeguate.
Tornando a NOI, occorre intanto sgombrare il campo da malintesi.
Innanzitutto è necessario discutere di un passato che, volenti o nolenti, riguarda molti di noi ( intendendo per NOI tutte quelle persone, spesso ex giovani,che sono interessati ad un cambiamento radicale della politica del nostro paese), perché senza discussione (e relativa presa di coscienza) non è possibile approdare ad alcun territorio abitabile. L’alternativa è l’IGNAVIA.
Questa presa di coscienza deve servire anche a capire ed apprendere che nell’area che noi potremmo chiamare dell’opposizione ( vera o fittizia che sia stata) esistevano una quantità di forze, organizzate ed anche individuali, che invano il cosiddetto MSI cercava di imbrigliare e condurre a più accomodanti posizioni politiche. E’ bene ricordare che la funzione fondamentale di certi partiti, cosiddetti “di opposizione”, e non solo nel novecento, è sempre stata quella di impedire la formazione di autentiche forze di ribellione e di contrasto col Sistema vigente, qualsiasi esso fosse. Vedasi a tal proposito il ruolo della Massoneria da noi più volte illustrato, nel “contenere” le istanze libertarie dei liberi pensatori.
Chi avesse dei dubbi potrebbe consultare il libro di Mauro Biglino: < Chiesa Romana Cattolica e Massoneria. Realmente così diverse?> edito da: Infinito edizioni. ( Insomma: un’alleanza “egizia” contro il pensiero classico e la religione pagana).
Un altro punto da sottolineare è questo: le persone che sono portate ad obiettare contro alcune accuse apparentemente eccessive sono proprio quelle che, pur in quegli stessi ambienti deprecati, hanno operato tenendo presenti gli elementi essenziali della lotta comune. Questo è il caso di tutti coloro che hanno speso l’intera vita, o parte di essa, nell’impegno politico: tanto nel sindacato quanto sulle piazze e nelle sezioni del partito. E’ una vecchia questione che deve esser presa in considerazione. Assieme a quella posta dai tanti che hanno creato più danni che vantaggi, pur rimanendo apparentemente ancorati ai punti ritenuti essenziali del lascito del Fascismo repubblicano. Farne l’elenco significherebbe perdere tempo eccessivo. Assicuriamo comunque che siamo in condizione di farlo e non solo: possiamo anche fare le obiezioni alle singole posizioni politiche, evidenziandone non solo la deviazione dai principi essenziali, ma anche l’inutilità di certe “aperture” o compromissioni.
Esistono poi situazioni del tutto condivisibili, salvo prendere atto di come e perché alcune iniziative finissero in un vicolo cieco. Anzi, sono proprio queste constatazioni che ci permettono di porre in evidenza il programma preciso a cui le forze che reggevano il MSI si riferivano nella loro azione diuturna ai danni degli italiani. Un esempio tipico è dato dall’Assemblea nazionale corporativa, del 23-24 febbraio 1974, tentativo tutt’altro che stupido di inserire le tematica corporativa all’interno della dialettica della democrazia liberale impostaci con le armi dal 1945. Diciamolo in maniera più decisa: l’inserimento della tematica corporativa, ed oggi, proprio oggi, se ne capisce il perché, sarebbe stato più che sufficiente per giustificare certe “entrate” dei post-fascisti ( non: neofascisti! beninteso) nella stanza dei bottoni di nenniana memoria. Ed infatti l’iniziativa fu subito, perentoriamente, nullificata.
Ribadisco che, se si vuole fare politica è necessaria una adeguata chiarezza sul passato, non tanto per recriminare quanto per capire. Discutere sul ruolo del MSI, pertanto, equivale a discutere sul ruolo del Partito Fascista prima e dopo il Luglio 1943. Se non si capiscono questi concetti è pressoché inutile discutere.
Che il MSI abbia prosperato sulla retorica dell’equivoco, avvalendosi dell’ignoranza della maggioranza dei seguaci e delle tecniche di trascinamento delle masse già sperimentate prima del conflitto, è innegabile. L’esito lo dimostra. Tutti coinvolti, con un Rauti nella parte di “acchiappa fantasmi” e Fini nella parte di “erede designato”…da chi?????
Un capitolo a parte, per ora conclusivo di questa lettera, riguarda il ruolo dei massacri del fine aprile primi di maggio 1945. Per il momento ci limitiamo a sorvolare sulle concrete responsabilità di chi li ha in qualche modo permessi. Ne riparleremo quanto prima. Al momento ci limitiamo a far presente che, pur commessi in prevalenza da elementi “comunisti”, la similitudine con quanto avvenuto in Libia ed in Siria nonché in Iraq ci indicano negli Atlantici i veri mandanti. E ci limitiamo ad un altro necessario ricordo. I massacri seguiti alla rivolta dei Cipays nel 1857. Più concretamente: mentre, in Italia Carlo Pisacane veniva infilzato dai forconi dei contadini istigati dai preti, gli inglesi si dedicavano ad un sistematico massacro della popolazione indù. Speriamo che questi non se ne siano dimenticati. RICORDO molto chiaramente che nell’Italia del Centro Nord, l’accoglienza cordiale della popolazione nei confronti delle truppe “accessorie” degli Alleati ( canadesi, indiani, polacchi, brasiliani) oltreché consigliata dai tedeschi in ritirata, era dovuta proprio alla “liberazione”, che intendeva essere liberata dalle violenze dei comunisti. Questa fu la vera liberazione, e il 18 aprile se ne capì bene la sostanza. ( Tra parentesi, e non a caso, la discesa in campo di Berlusconi in nome dell’anticomunismo era dettata da precise indicazioni sul vero sentire degli italiani.) I polacchi erano ferocemente anticomunisti e ne avevano tutte le ragioni. Ad esempio, un polacco uccise una diecina di “compagni” nel teatro comunale di Cervia.
Tuttavia, la pregiudiziale “anticomunista” non giustifica affatto l’atlantismo spinto, che fu frutto di precise scelte ideologiche e soprattutto NON TATTICHE. E tantomeno il cattolicesimo estremistico OSTENTATO da certi gruppuscoli interni al MSI le cui motivazioni ancora serpeggiano qua e là nel sottobosco della Destra.
In conclusione, conoscendo le motivazioni che spingono i gruppi e le masse, dobbiamo confermare che moltissimi aderirono alla RSI per rigetto del tradimento del Re, di Badoglio e dei generali-ammiragli felloni. La storia della fuga ( di cui Mussolini era a conoscenza) ha del grottesco ed è stata pagata dalla dinastia in maniera drastica e definitiva ( il “ballerino” me lo consenta).
Molti aderirono per fedeltà al Duce. Così come moltissimi si fecero internare dai tedeschi per fedeltà al giuramento al Re, esempio: Guareschi, che avrebbe poi rimpianto amaramente quella scelta. Moltissimi per coerenza di gruppo ( la Milizia: splendido esempio di vera fedeltà).Molti per un legame sentimentale col “partito”, che avrebbe poi cementato un’acritica fedeltà al MSI, indipendentemente dalle scelte del suo gruppo dirigente. La adesione autenticamente ideologica fu, ovviamente, minoritaria, ma ci fu, come spiega il fatto che la provincia di Ferrara fu quella a più alta concentrazione di iscritti al Fascio Repubblicano. La qual cosa spiega bene la persistenza dei massacri di “civili” ad opera di “comunisti” nel lungo dopoguerra, ed il fatto che in quelle aree ( Ravenna- Forlì- Ferrara ) l’adesione al MSI fu scarsa.