Marcello Foa' Aprite gli occhi sulle fake news! Sono solo un pretesto per imporre la censura. Ve lo dimostro qui

Marcello Foa' Aprite gli occhi sulle fake news! Sono solo un pretesto per imporre la censura. Ve lo dimostro qui

Aprite gli occhi sulle fake news! Sono solo un pretesto per imporre la censura. Ve lo dimostro qui

Prime Minister Matteo Renzi Presents New Book 'Avanti'Non è un caso. E’ un metodo. Con un pretesto, le fake news, e uno scopo finale: mettere a tacere le voci davvero libere. Attenzione, non si tratta di una questione meramente italiana bensì di quella che definirei una “corale internazionale”. Il là lo hanno dato gli Stati Uniti, dove, dopo la vittoria di Trump, è partita una massiccia campagna ispirata dagli ambienti legati al partito democratico con l’entusiastico consenso di quello repubblicano, nella consapevolezza che la prima grande e inaspettata sconfitta dell’establishment che governa gli Usa da decenni non sarebbe avvenuta senza la spinta decisiva dell’informazione non mainstream. A seguire si sono mobilitati diversi Paesi europei, la Germania in primis, ma anche la Gran Bretagna del post Brexit e, ovviamente, l’Italia, del post referendum.
Sia chiaro: il problema delle fake news esiste; soprattutto quando a diffonderle sono società o singoli a fini di lucro. Gli esempi, anche recenti, abbondano. O quando vengono usate dagli haters, gli odiatori, ovviamente senza mai esporsi in prima persona. Ma le soluzioni vanno trovate nel rispetto della libertà d’opinione e nell’ambito del sistema giudiziario del singolo Paese. La diffusione sistematica di notizie false al solo fine di generare visualizzazioni è semplicemente una truffa e in quanto tale va trattata. Il problema degli haters è più complesso. Io da sempre sostengo che bisogna avere il coraggio di mettere la faccia e che l’anonimato assoluto per chi si esprime pubblicamente non sia salutare in una vera democrazia. Anche in questo ambito si possono trovare soluzioni intelligenti ad hoc.
Le proposte che sono state formulate negli ultimi tempi – e guarda caso tutte su iniziativa del Pd – si caratterizzano, invece, per la tendenza da un lato a delegare il giudizio a organismi extragiudiziali – talvolta anche extraterritoriali – dall’altro per l’intenzione di colpire arbitrariamente le parole e dunque, facilmente, anche le idee.
Non mi credete? Eppure è così. Ricordate il decreto Gentiloni sulla schedatura di massa degli utenti web e telefonici e la misura che autorizzava una censura di fatto e contro cui ho condotto una battaglia furibonda su questo blog? La prima misura è da regime autoritario, senza precedenti in democrazia; la seconda delega all’Agcom la facoltà di valutare se un sito viola il diritto di autore e, un caso affermativo, di oscurarlo. Ovvero appropriandosi di funzioni che spettano normalmente alla magistratura.
E leggete la proposta di legge contro le Fake News annunciata da Renzi. Cito una fonte insospettabile, la Repubblica, che la definisce una legge sulle fake news che non parla di fake news. Scrive Andrea Iannuzzi:
Nel ddl elaborato dai senatori Zanda e Filippin si impone ai social network con oltre un milione di utenti la rimozione di contenuti che configurano reati che vanno dalla diffamazione alla pedopornografia, dallo stalking al terrorismo. La valutazione dei reati viene demandata ai gestori delle piattaforme, che di fatto sostituiscono il giudice: la libertà di espressione potrebbe essere a rischio. Previste sanzioni pesanti per chi non rispetta una serie di adempimenti burocratici
Persino la Repubblica – sì proprio il giornale che ha amplificato le denunce di Renzi contro le Fake News – non ha potuto esimersi dall’ammettere che così i giudici non servirebbero più, violando uno dei principi fondanti della nostra civiltà, e dal riconoscere che la libertà di opinione è in pericolo.
E non finisce qui. Sentite cosa dice Marco Carrai, amico e consigliere di Renzi, che in un’intervista al Corriere della Sera rivela:
Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un “algoritmo verità”, che tramite artificial intelligence riesca a capire se una notizia è falsa. L’altra idea è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli e, attraverso un grafico, segnali le anomalie. A mio avviso ciò dovrebbe essere fatto anche a livello istituzionale.
Traduco: significa che un algoritmo e meccanismi di analisi semantica stabiliranno se un singolo articolo è vero o è una fake news. Scusate, ma io rabbrividisco. Queste sono tecniche da Grande Fratello, e non solo perché i criteri rimarranno inevitabilmente segreti (per impedire che vengano aggirati), ma soprattutto perché così si potranno discriminare le idee, i concetti, bannando quelli che un’autorità esterna (il gestore dei social!) riterrà inappropriati. D’altronde sta già avvenendo su Facebook e su Twitter, dove opinionisti anche conosciuti si sono visti cancellare gli account da un amministratore che, nel migliore dei casi, si presenta con un nome di battesimo (Marco, Jeff o Bill) e che decide che si sono “violate le regole della comunità”. Oggi sono ancora incidenti episodici, ma domani – sotto la minaccia di sanzioni milionarie già ventilate da Renzi – i gestori sboscheranno con l’accetta. E basterà un'”esuberanza semantica”, ad esempio scrivere zingari anziché rom, o accusare un’istituzione di diffondere dati falsi o incompleti per sparire dalla faccia del web.
Perché per gente come Renzi e Carrai e Gentiloni, tutti veri splendidi progressisti, evidentemente non può che esistere una sola Verità. Quella Ufficiale, quella certificata da loro e difesa dagli implacabili gestori dei social media, novelli guardiani dell’ordine costituito.
Cose che possono esistere solo in una “Fake Democracy”. Quella a cui ci vogliono portare.



–http://blog.ilgiornale.it/foa/2017/11/28/aprite-gli-occhi-sulle-fake-news-sono-solo-un-pretesto-per-imporre-la-censura-ve-lo-dimostro-qui/

EZRA POUND Contro l'Usura - Canto XLV letto da Antonio Pantano

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LA VERITÀ' E' GRATUITA MA COSTA IL DOVERLA DISSEPPELLIRLA

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Vertice Anti-Equitalia e Delegato della Lega Borghi

Vertice Anti-Equitalia e Delegato della Lega Borghi
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Punto forza della piattaforma, Baratto Amministrativo PMI, con Cessione crediti ai Comuni
(AG.ST) - 25  NOV 2017 - " Baratto amministrativo per le imprese con cessione del credito ai Comuni ", è la piattaforma presentata dal movimento Anti Equitalia 
all’ esperto di economia per il progetto di governo della Lega, Claudio Borghi, nell'incontro che ha visto protagonista sul palco della Fiera il candidato premier Matteo Salvini.  
Gli esponenti del movimento hanno consegnato al delegato dalla Lega Borghi alla Pianificazione Economica, un’ articolata istanza di integrazione e correzione normativa sulla riscossione.  
La proposta punta a liberare risorse nei bilanci delle amministrazioni locali per  " la messa in sicurezza del territorio, per la viabilità 
e per gli immobili da adeguare a nuove esigenze e normative, nazionali e comunitarie “. 
Suggerisce inoltre al prossimo Governo nazionale, 
la " sospensione dei pignoramenti a condizione che per ogni 100 mila euro di lavori, 
si impieghi almeno un disoccupato, sino a loro completamento o  compensazione del debito ". 
Nell’ incontro, partecipato dal Senatore Raffaele Volpi,si è convenuto di un approfondimento, 

con gli ormai Anti“Equi-Entrate” , al prossimo vertice della Lega sul tema, in Friuli Venezia Giulia .

I PENSIERI DI GANDALF: LA GNOSI DI PRINCETON

I PENSIERI DI GANDALF: LA GNOSI DI PRINCETON: Raymond Ruyer – La Gnosi di Princeton. La scienza alla ricerca di una religione. – Nardini Editore – 198o – pp. 5- 15 LA GNOSI DI PRINC...

DEL MERCATO DEL LAVORO

MENTRE LA ROBOTICA CHE NON HA BISOGNO DI SINDACATI ACQUISIRÀ' LAVORO VOI FARETE LAVORI SEMPRE PIU' DEGRADATI E SOTTOPAGATI

CONTROLLI FISCALI - COMUNICATO STAMPA - DIRSTAT







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IL SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO


CONTROLLI FISCALI

COMUNICATO STAMPA


Roma, novembre 2017 - L'evasione fiscale è un'antica ferita, purtroppo non la sola che il Paese Italia non riesce a rimarginare. Se ne fa un gran parlare la cui eco risuona come un mantra nel dibattito politico. E' però evidente che il contrasto all'evasione fiscale non è cosa che può farsi nei cenacoli e neppure ex cathedra ,ovvero parlandone ed eseguendo i controlli,come si dice a"tavolino" Non è più tempo infatti per sperare che le esangui  casse erariali si rivitalizzino con la "voluntary disclosure" o con la cosi  detta "compliance dichiarativa". Tanto per dire che, a parte il fatto che la lingua italiana è ricca di vocaboli, non si può pensare che bastino roboanti inglesismi per arginare il massiccio e diffuso fenomeno della evasione fiscale. L'Amministrazione Fiscale deve invece capire che le locuzioni inglesi, se pure adornano l'estetica discorsiva, al redde rationem assomigliano a quei solenni candelabri che illuminano ma non riscaldano.
L'evasione fiscale, quella praticata dagli esercenti minori, anche se ampia  e diffusa, si realizza con metodi quasi dozzinali e quindi anche un semplice questionario può fungere da deterrente ed indurre il ravvedimento. Ciò non accade con le così dette grandi cappelle che non si turbano per le locuzioni albioniche e non si intimoriscono al cospetto di corposi questionari, se mai  li ricevano. E' qui che si annida la grande evasione, ed è qui che il fenomeno assai spesso assume anche contorni criminali. Mettere sotto controllo il territorio è la sola arma necessaria per sconfiggere la grande evasione.
Bisogna guardarli in faccia questi figuri, bisogna passare a setaccio le contabilità aziendali per individuare ogni elemento utile a smascherare le magagne che la veste formale ineccepibile copre abilmente. Per ciò fare serve però un agguerrito corpo ispettivo di funzionari che sappia ricercare la materia imponibile occultata, di guisa che la irrogazione delle sanzioni sia la conseguenza immediata dei tributi evasi e non il presupposto del controllo fiscale. L'intima connessione tra la imposizione diretta e quella indiretta richiede che i controlli siano sempre eseguiti con accesso aziendale e con metodo globale. L' AF ha già sperimentato tale tipologia di controlli, ma  i risultati furono tutt'altro che soddisfacenti sia per le profonde distanze esistenti tra il comparto delle Imposte Dirette e quello delle Imposte Indirette, ed anche perché i controlli da eseguire venivano scelti mediante sorteggio.
Cotale modus operandi avveniva nel secolo scorso. Ora che le Agenzie delle Entrate amministrano la totalità dei tributi, indubbiamente ne risulta facilitato  il compito a condizione però che l'Amministrazione Centrale e soprattutto la politica facciano la loro parte in termini di risorse umane ed economiche. Serve Personale di alto profilo professionale, servono seminari di studio ed aggiornamento, serve materiale didattico di elevato prestigio editoriale, servono mezzi che diano lustro al delicato lavoro da svolgere.
Non serve alla bisogna lo sfoggio di incomprensibili termini presi in prestito da  lingue diverse dalla nostra se si vuole evitare di raccogliere il frutto amaro del "vaffa" di casa nostra che  continueranno a spedire tutti coloro che non pagano le tasse. 
                                              

                                                                                                 Dr. Pietro Paolo Boiano