Di Francesco Mazzuoli
Alzi la mano chi avrebbe voluto due padri: a me,
sinceramente, uno è bastato e avanzato...
Comincio celiando perché l'argomento è complesso.
Accennerò soltanto ai contorni filosofici del tema, perché il mio scopo è
quello di andare dritto alle funzioni della propaganda gender,
all'interno del più generale sistema di propaganda a sostegno del progetto di
ingegneria sociale mondialista e transumano.
La domanda filosofica di base è la seguente, premessa
di qualunque speculazione sociologica e specialmente di quella in argomento:
dove finisce l'aspetto biologico dell'uomo e dove comincia quello culturale?
È bene subito far presente che la risposta definitiva
al quesito non è stata ancora data e probabilmente è impossibile da dare, vista
l'enorme influenza dei fattori ambientali e culturali nel comportamento
dell'uomo e lo stretto, spesso inestricabile, embricarsi di questi ultimi con i
fattori genetici.
Certamente, la provenienza disciplinare degli studiosi
(e, tristemente, ancor di più la difesa di steccati accademici) orientano la
risposta. Per fare degli esempi abbastanza noti, si può citare la sociobiologia
di Edward O. Wilson, dove l'accento cade sulla determinazione genetica del
comportamento; ovvero all'opposto, l'ambientalismo radicale di Burrhus Skinner,
secondo cui il comportamento umano è interamente manipolabile e determinato dai
cosiddetti rinforzi ambientali: cioè i comportamenti si instaurano o estinguono
in base ai premi o le punizioni comminate dall'ambiente sociale. Personalmente,
sono d'accordo con molte delle
risultanze scientifiche dell'etologia umana, che vede l'uomo non come una tabula
rasa, bensì un animale con un corredo istintuale molto vasto e limitante;
tuttavia, avendo una formazione psicologica,
al contempo riconosco la manipolabilità dell'uomo, attestata da una
ampia letteratura scientifica.
Parlando della presunta dicotomia natura-cultura, non
possiamo ovviamente tralasciare il punto di vista dell'antropologia culturale,
disciplina che più di ogni altra ha studiato la specie umana in contesti
diversi. Possiamo, così, osservare come
anche il comportamento sessuale, pur essendo un istinto biologico primario, è
nell'uomo impregnato di elementi culturali: basti pensare al fatto che il tasso
riproduttivo è tenuto sotto controllo proprio mediante pratiche culturali,
(forse alcuni si meraviglieranno, ma persino nelle società a livello etnologico
esistono pratiche di contraccezione elaborate).
Quello appena citato è un esempio di come biologia e
cultura siano strettamente embricati; ma un altro caso da manuale è il tabù
dell'incesto, il quale, se da un lato ha un ruolo biologico, permettendo una
maggiore varietà genetica attraverso la riproduzione esogamica, dall'altro rende
disponibili figlie e sorelle per scambi femminili interfamiliari, che creano
alleanze politiche e strutturano la società.
Entriamo, in tal modo, nel cuore del tema che ci
riguarda: il ruolo sociale strutturante della classificazione sessuale.
Infatti, la divisione sessuale maschio-femmina ha un ruolo cognitivo
fondamentale, attraverso il quale nasce lo stesso concetto di differenza
sociale di base (se non il concetto di "differenza" tout court),
senza il quale probabilmente non è pensabile nessuna organizzazione di società
umana.
La ricerca antropologica (già Linton in Culture,
Society and the Individual, 1938) ha messo in luce una tassonomia di
elementi comuni e costituenti di tutte le società, che ne determinano
l'organizzazione: la divisione sessuale; la classificazione per età; i legami fondati
sulla parentela di sangue; i legami sociali volontari; la classificazione
gerarchica di prestigio.
Alla luce di queste nozioni, arriviamo a comprendere
una prima fondamentale funzione della propaganda gender: scardinando
l'ordine sessuale tradizionale, scardina la base stessa dell'organizzazione
sociale esistente. E ciò ci dà una misura della radicalità e della
violenza del programma di rimodellamento sociale concepito ai piani alti del
sistema mondialista. L'attacco all'ordine sessuale è, quindi, l'attacco al cuore della società, tramite il quale
un'altra architrave finisce definitivamente in pezzi: quella della famiglia,
del resto già aggerdita da divorzio e femminismo.
Notiamo, di passata, che in questa lotta senza
quartiere alla società esistente, anche l'ordine su base "anagrafica"
è aggredito e sconvolto: presto l'assenza di coperture previdenziali e
sanitarie pubbliche falcidieranno la terza età e l'eutanasia - preconizzata da
Jacques Attali e accompagnata da campagne mediatiche ad effetto - sarà il
pronto rimedio ad una intollerabile vecchiaia di povertà e solitudine, misera
al punto da rendere i romanzi di Dickens barzellette per tirarsi su. La parte
rimanente della popolazione bianca (tranne i bambini, sempre di meno) - come
già si può cogliere osservando i rincitrulliti e ossigenati ambosessi in blue
jeans nati all'inizio degli anni '50 - costituirà un'unica indistinta
classe di età, vestità allo stesso modo dai quindici ai sessant'anni. Diceva
Dino Risi che si dovrebbe morire a ottant'anni per legge; sbagliava: si dovrà
morire molto prima. (Mi dilungo un po', ma è interessante pure osservare come
nelle società dei cacciatori raccoglitori, nomadi, gli anziani siano abbandonati al loro
destino, esattamente come inizia a succedere nel nuovo nomadismo mondialista
della società tecnologico industriale senza frontiere).
E scopriamo, allora, un'altra funzione essenziale
della propaganda gender, rubricata nell'agenda delle élites che
modella le nostre vite e le nostre morti: quella di ridurre la
popolazione. I rapporti omosessuali, infatti,
sono per definizione sterili e non a caso, nella storia e nelle diverse
società, le pratiche omosessuali non sono
state mai promosse od imposte, perché ciò avrebbe provocato l'estinzione della
specie. Qualcuno dirà: ci saranno gli
uteri in affitto; certo, ma se li potranno permettere solo gli
omosessuali più abbienti e le nuove balie del duemila – ovviamente di modesta
estrazione - anziché allattare, partoriranno.
Ma la propaganda gender oltre che da
distruttore, funge anche da enorme distrattore, convogliando sulla sua
grancassa mediatica l'interesse di popolazioni inebetite, che dovrebbero
pensare a problemi forse più importanti, quali la propria sopravvivenza non più
garantita. Invece, mentre si smantellano diritti, possibilità, livelli di
benessere ottenuti attraverso secoli di lotte,
l'attenzione è indirizzata sulla grande
conquista di potersi sposare con qualcuno dello stesso sesso. Il mio
consiglio a questi fortunati, è di godersi la cerimonia, visto che vivere insieme a lungo sarà piuttosto difficile, se
nessuno dei due sposi potrà avere un lavoro.
E approdiamo ad un altro punto nodale della nostra
analisi: la propaganda omosessuale come strumento politico.
Il progetto imperiale, come ho già scritto in
http://www.conflittiestrategie.it/2017-fuga-dalleuropa-di-francesco-mazzuoli,
prevede la creazione di anonimi territori coloniali, sprovvisti di storia
comune e abitati da individui sradicati in perenne conflitto tra loro.
Questo disegno
passa dalla distruzione dell'identità
dei popoli, della tradizione, e del
legame con il proprio territorio. Comporta l'annientamento dei popoli stessi
per come li conosciamo, fisicamente sostituiti con immigrati di culture differenti
e inassimilabili, in modo da costruire un mosaico multietnico di interessi
contrastanti e inconciliabili in nome di un interesse comune, che si riconosca
in un territorio e voglia difenderlo. In
quest'ottica, l'imposizione dei diritti del "diverso" - divenuto per
legge uguale, in primis attraverso la propaganda gender - è
appunto il grimaldello per giungere al compimento di un simile disegno.
È fondamentale, a questo punto, capire che l'ideologia gender sarà
utilizzata come nuova discriminante politica per escludere – stigmatizzandole
come omofobe o sessiste – forze politiche anti-sistema o
pericolosamente antagonistiche.
Non è finita qui. La propaganda gender ha pure
la funzione di conculcare le libertà residue del mondo libero. La
libertà dovrebbe essere scelta e non imposta; laddove invece la si imponga,
come per l'ideologia gender, con tanto di apparato repressivo e
psicopoliziesco predisposto per la punizione dei trasgressori, (lo spiega lucidamente Maurizio Blondet http://www.maurizioblondet.it/gender-arma-della-nuova-oppressione-libertaria/), la cosa è perlomeno sospetta. Del resto, imporre la
cosiddetta libertà con la forza è prassi cui il sistema ci sta abituando, a
partire dai bombardamenti per stabilire democrazia e libertà, secondo il
noto motto orwelliano "La guerra è pace la libertà è schiavitù".
(Rammentiamoci sempre che per comprendere la realtà lo strumento più semplice è
ribaltare i concetti dettati dalla propaganda: il meccanismo della neolingua è
piuttosto semplice e in definitiva, una volta smascherato ci aiuta addirittura
a capire le cose. Certo, bisogna cominciare dal non credere, ma, come scriveva
Louis Scutenaire: "Il peccato originale è la fede").
Ci sono implicazioni filosofiche ancora più profonde.
Non solo la biologia non è un destino, ma la biologia addirittura non esiste.
Questo ci dice, in ultima analisi, la propaganda gender.
L'anima ce la siamo lasciata alle
spalle già da tempo, ma adesso
scomparirebbero anche gli istinti e le predisposizioni biologiche: il modello
di uomo è quello preconizzato da Filippo Tommaso Marinetti nei vari Manifesti
del futurismo: "l'uomo meccanico, dalle parti cambiabili"; "la
fusione tra uomo e macchina".
La fantascienza è ormai superata dalla realtà: siamo
nel transumanesimo consumistico: si progettano robot che assomiglino a
uomini e uomini che assomiglino a robot e siamo vicini al punto di
convergenza. Vista l'idiozia dei progettisti, non ci resta che sperare
nell'intelligenza artificiale.
Eugenetica da supermercato e sconti comitiva per
l'eutanasia ci aspettano ammiccanti e sostituiranno gite a Lourdes e
genuflessioni davanti alla statua della Madonna di Fatima.
Intorno a noi e davanti allo specchio - riempiendo di filling
in offerta una ruga di troppo - un popolo di schiavi robotizzati reclutati col
telefonino, pronti in cambio di un nuovo gadget ad obbedire al nuovo
feudalesimo dal volto umano e democratico.
Tuttavia, sono ottimista: la biologia vincerà; ma non
sarà quella umana.
Perché, in una società del genere, anche la conservazione della specie deve
avere un data di scadenza.
Francesco
Mazzuoli