venerdì 14 gennaio 2022

ESSENZA AUTENTICA DELLE COSE E UN RICORDO DI SILVANO BORRUSO

Carissimi Amici, a cinquant’anni comincio a comprendere il senso di quasi 

tutte le cose. La differenza fra il mondo antico e quello di adesso. Da 
giovane leggevo gli aforismi di Lao Tze, ne comprendevo il senso teorico, 
ma non ne avevo conoscenza fisica, l’unica autentica. Sono occorsi molti 
anni, un po’ di kung fu, di yoga, di zen, molte altre letture e soprattutto 
molta vita, per capire, per sentire che “wei wu wei”, “agire senza agire” è 
l’essenza stessa delle cose: agire in modo sottile, battito d’ali di 
farfalla che genera uragani dall’altra parte del mondo, potere segreto di 
una preghiera sussurrata. Niente televisione che confonde, ma ascolto 
attento del silenzio e del rumore impercettibile di sfere che si muovono. 
Non c’era molta differenza fra Oriente e Occidente: la visione tradizionale 
delle cose, ossia quella vera, era uguale ovunque: così ad Atene si diceva 
che i riti religiosi salvavano ogni giorno la città.
Concentriamoci. Il nostro coro di sentimenti sta per spazzare via il 
nemico, che fino ad un attimo fa era convinto di poter eliminare con la 
forza bruta la mirabile ed eterna delicatezza della perfezione, 
dell’impalpabile, della natura: il suo destino si è già compiuto da tempo, 
nel mondo metafisico, ma egli continua ad agitarsi come un moribondo che 
non si rassegni alla propria fine: si ostina a dare strattoni, e più si 
aggrappa con le unghie e con i denti alla materia, più l’anima delle cose 
gli sfugge.
“Reset”, in antico egizio, vuol dire “risveglio”: il nostro. Un intero 
mondo fasullo, un completo infingimento sulla realtà sta crollando per 
sempre, e noi dobbiamo prepararci a rivedere le stelle. Mi sono a lungo 
domandato quale senso potesse avere il mio vivere in quest’epoca, ma in 
fondo era chiaro sin dall’inizio: mi è stato concesso il privilegio di 
assistere alla fine della menzogna.
Al termine di un ciclo di storia, i Maestri che ci hanno a lungo preparato 
ci lasciano, come Virgilio lascia Dante prima della sua salita verso 
l’alto. Il grande Silvano ci ha trasmesso la sua conoscenza granitica del 
pensiero aristotelico-tomistico, ha dato ordine al nostro sapere, ha 
sfatato i luoghi comuni sulla medicina, ci ha mostrato Bechamp che ingoiava 
una provetta col colera e non moriva, perché il virus non è niente e il 
terreno è tutto, ci ha raccontato la verità sulle scoperte geografiche e 
sulla storia dell’uomo, a partire dalle caverne: grazie a lui è come se i 
grandi filosofi del passato, i giganti, avessero avuto uno sguardo più 
lungo nel tempo.
Perdonate la mia sensibilità, Amici, ma sono ancora sgomento per il fatto 
che Gigliola se ne sia andata, che una donna così bella dentro e fuori sia 
andata via: mi manca e mi fa male, e da allora non son riuscito più a 
scriverVi una sola riga. Questo, però, forse riguarda anche il mio rapporto 
con la natura femminile, che ha qualcosa che io non ho, che io non sono e 
di cui ho bisogno. Per Silvano è diverso; no, lui non mi manca, perché lui 
c’è, è nel mio pensiero perché lui lo ha strutturato, è in tutto il 
pensiero antico e ci sarà sempre, tutte le volte che penseremo in modo 
equilibrato. Ma lo dico singhiozzando, per Dio.

Un abbraccio forte a tutti.
                                  Giancarlo D’Addabbo

Cordiali saluti,
Giancarlo