martedì 25 settembre 2018
IL PENSIERO MAGICO.
Strano a dirsi ma, in piena era Tecno-Economica, nel pieno di quella
“rivoluzione informatica”, che trova il proprio acme in una avanzata fase di
sistematizzazione ed incasellamento delle varie forme dell’umana
conoscenza, su termini come “magia” od “esoterismo” ed ancor più
“misticismo”, sembra ancor vigere una immane confusione di significati ed
attribuzioni, difficilmente districabili.
La progressiva assimilazione del modello tecno-economico occidentale a
livello globale, ma anche la fine delle grandi narrazioni ideologiche
materialiste, coniugate all’insegna dell’Utopismo, come nel caso di quella
marxista, accompagnate a fenomeni di riflusso, ha lasciato un vuoto nelle
coscienze occidentali, accompagnato alla spasmodica ricerca di un appiglio
ideale, ora rivolto a quella sfera dell’irrazionale, a cui il comune sentire
religioso (cattolico, protestante, ebraico, etc.) non è più in grado di supplire,
avendo subito in pieno le conseguenze del processo di banalizzazione e di
superficiale estroversione dei propri contenuti, proprio di quella
Globalizzazione a cui abbiamo, poc’anzi accennato.
A riconferma di quanto affermato, l’insperata fortuna ed il fascino che i vari
gruppi esoterici, vanno esercitando sui più giovani. La massiccia
partecipazione riscontrabile in occasione della presentazione di un libro
sull’argomento in una qualsivoglia libreria, al pari di un convegno organizzato
per l’occasione di uno dei Solstizi o dei Natali di Roma, tanto per fare qualche
esempio, possono tranquillamente testimoniare quanto qui affermato.
Sembra di assistere all’esplosione di un profluvio di gruppi e gruppetti
magico- mistico-pagani-di tutti i tipi e le specie, da quelli più, diciamo così
“classici” (Massoneria, per esempio...) sino ad un milieu più “occultista” e
negromantico, con le sue più degradate appendici sataniste, tutti accomunati,
però, dalla suggestione offerta da un sapere in grado di garantire all’iniziato
quei poteri e quelle conoscenze, quell’indirizzo di vita, che ad oggi, la
Modernità sembra non essere più in grado di fornire.
Si fa un gran parlare di Esoterismo e di Magia, mischiando ambedue i termini
con insperata disinvoltura e finendo con l’ingenerare confusioni e cantonate
veramente fatali, in grado di inficiare e render vano, qualunque serio sforzo
conoscitivo. Esoterismo. Proveniente dal greco “esoterikòs-
nascosto”, non indica una determinata dottrina o ideologia, bensì una
determinata modalità di approccio alla conoscenza. Una forma di sapere che
si presuppone, per l’appunto, “nascosta” e perciò stesso rivelata per simboli,
la conoscenza ed interpretazione dei quali, necessita di un percorso a tappe
o iniziatico, di appannaggio di un ristretto gruppo di individui o iniziati.
Esoterico può essere non necessariamente un gruppo animato da intenti
magico-mistici o religiosi. Si può anche avere un esoterismo di stampo
prettamente materialista, consistente in una forma di conoscenza segreta
trasmessa attraverso simboli, per fini non attinenti alla sfera spirituale, come
nel caso dei “club” o dei centri studi facenti capo alle varie oligarchie
finanziarie o a tutte quelle simbologie pseudo-mistiche, attinenti a consorterie
malavitose. L’esoterismo può essere, senza ombra di dubbio, definita una
impostazione di pensiero, indirizzata ad affrontare in un certo modo una
determinata opzione esistenziale. Pertanto, si può tranquillamente affermare
che se, più o meno, tutte le religioni possiedono una dottrina
“esoterica/segreta”, rivelabile ad un ristretto numero di iniziati, non tutte le
espressioni di esoterismo, invece, si rifanno necessariamente ad una
dimensione trascendente.
Per la magia, invece, il discorso è peculiarmente differente. Espressione
primaria della istanza di poter modificare la realtà circostante con la sola
forza di volontà, accompagnata da semplici gestualità, formule o rituali, in
grado di agire “per analogia” o “simpatia” su quest’ultima, essa rappresenta
una vera e propria forma di “tecnica”, inizialmente correlata e dipendente dal
sentire religioso.
Alla base di questa istanza sta un problema culturale, dato da quello
spartiacque, da studiosi del calibro di un Focault (“Archeologia del sapere”,
sic!) ben delineato e consistente nella profonda differenza tra la generale
impostazione della cultura occidentale pre illuminista e quella
immediatamente successiva. Laddove la prima prendeva le proprie mosse da
un concetto “analogico” della realtà, vista come un assieme olisticamente
interrelato, nel segno di una circolarità senza soluzione di continuità, che, in
età antica per esempio, troverà la propria massima e più fulgida
teorizzazione nel neoplatonismo di autori come Giamblico o Proclo. In un
contesto simile, pertanto, il semplice sollecitare un determinato aspetto della
realtà, provoca necessariamente una reazione in un altro contesto,
apparentemente distante dal primo.
A partire dalle teorizzazioni del Proto Illuminismo dei vari Cartesio, Bacon,
Locke, Berkeley, Hume, che troverà poi la propria definitiva sistematizzazione
nell’Enciclopedie dei vari D’Alembert, Diderot, Voltaire e compagnia bella,
invece, tale impostazione viene stravolta in favore di una visione della realtà
organizzata secondo “griglie” verticali, per cui ogni fenomeno della realtà è
visto come razionale successione di eventi in frequenza consequenziale.
“Scientia est potentia”, ci dice Francis Bacon, nella sua “Nuova Atlantide”,
prefigurando l’idea di un sapere razionale al servizio dell’umano desiderio di
potenza. Stesso discorso potrebbe valere, per analogia, con la Magia. Essa
inizialmente sorge quale tecnica al servizio di una religiosità “teurgica”, che
vede l’uomo agire in un rapporto di stretta mutualità con la sfera
trascendente, in veste di collaboratore atto a mantenere intatto un ordine
cosmico da quelle forze del Chaos che, continuamente si affacciano nella vita
di ogni giorno, tale ordine minacciando.
E’ il caso delle varie forme di religiosità “primordiale”, pre classica, sia che si
tratti dell’ ambito mediterraneo con la religione egizia, con quella siriaca e con
quella Hittita, che in ambito vicino-orientale con quella mesopotamica
(sumera, accadica ed assiro-babilonese) passando per le religioni della Valle
dell’Indo, sino ad arrivare in Cina, non senza passare per le culture amerinde
(Maya, Tolteca, Azteca, Inca, Nahuatl ed altre...) il motivo è sempre lo
stesso: di fronte alla costante minaccia dell’irruzione del Chaos, (in Egitto, per
esempio, rappresentato da Apophis il serpente che avviluppa e circonda
l’orbe terracqueo), l’uomo procede con precise tecniche rituali, consistenti in
sacrifici, amuleti e scongiuri che, come abbiamo già accennato, ne fanno un
vero e proprio collaboratore delle varie divinità.
Questa forma di religiosità, viene espletata sia in un ambito rituale
comunitario, per quanto attiene problematiche inerenti all’andamento dei
raccolti, le carestie, le varie pandemie, che in un ambito meramente
individuale, quale soluzione e rimedio a problemi quali malattie, sfortuna,
pene d’amore, etc. Pertanto, possiamo dire che, inizialmente, la Magia, al
pari dell’Astrologia, rappresenta un correlato tecnico di forme di religiosità
teurgica. Con l’andar del tempo e con il lento, ma progressivo allontanarsi
dell’uomo da quel primigenio senso di immedesimazione con l’Essere, la
Magia va anche facendosi una tecnica volta alla mera soddisfazione delle
varie problematiche che, da sempre, attanagliano l’individuo, sempre più
distaccandosi da una più ampia visione del mondo finendo troppe volte con il
divenire, pura e semplice superstizione popolare. Il tutto, troppo spesso,
accompagnato da un malinteso senso di potenza individuale che finisce con il
fare della Magia, sia uno strumento per danneggiare una persona terza, che
un mezzo per procurarsi piaceri individuali.
Il problema è vecchio come il mondo. Figure di sacerdoti-guaritori,
contrapposte a quelle di stregoni e fattucchieri, sono presenti in tutte le civiltà
sin dall’antichità. Se il contesto mesopotamico (Assiria e Babilonia) conobbe
veri e propri ordini professionali di guaritori ed esorcisti, (la cui organizzazione
è perfettamente descritta nei papiri cuneiformi della biblioteca di
Assurbanipal), a Roma la Magia era severamente regolata dai vari ordini
sacerdotali e l’uso di essa al di fuori dei confini della “religio” pubblica, era
severamente sanzionato, da varie sentenze e giureconsulti senatori,
regolarmente promulgati a partire dall’ Età repubblicana e proseguendo
anche in età imperiale.
La Magia è pertanto una pratica dai molteplici risvolti. Tecnica al servizio
della religione, strumento di appagamento individuale, ma anche,
fondamentale correlato alle dottrine filosofiche ed esoteriche che vanno
palesandosi nel corso dei secoli. Misteri Eleusini, Orfismo, Pitagorismo,
Neoplatonismo, Gnosi, Ermetismo ed Alchimia, per quanto attiene il mondo
antico e tardo antico, rappresentano dottrine a carattere esoterico, di cui la
Magia può costituire un importante correlato metodologico.
Se l’Evo Medio, tutto incentrato sul primato universale della Chiesa Romana,
assiste al momentaneo occultamento di certe forme di sapere ed al loro
sopravvivere sia in forma di popolare superstizione che quali espressioni di
quella Gnosi, che farà da convitato durante l’intero Evo Medio e ben
rappresentata da Catari, Bogomili, Pauliciani, Templari, etc. Nella Rinascenza
ed agli albori dell’Età Moderna, con il ritorno all’idea di una centralità
dell’individuo in rapporto all’ordine cosmico, si assiste al risorgere a quelle
altre e svariate forme di esoterico, oltre alla Gnosi, a cui abbiamo poc’anzi
accennato.
Se, agli albori della Modernità la Magia sembrava esser stata relegata dal
nascente Illuminismo al rango di ingenua superstizione, per una strana
nemesi del pensiero occidentale, essa invece sopravvive, incardinandosi in
tutti quei gruppi a carattere esoterico, la cui organizzazione ricalca in toto gli
schemi della nascente Modernità, rappresentati dalle varie branche della
Massoneria, nata ufficialmente in Inghilterra ed immediatamente divisasi in
una moltitudine di obbedienze e gruppi.
“Scientia est potentia”. Lo slogan che introduce “La Nuova Atlantide” di
Francis Bacon, sembra accompagnare tutto il percorso del neo nato pensiero
magico, sin quasi ai giorni nostri. La Magia qui sembra fare da correlato a
quella vertiginosa spinta in avanti che, a partire dall’Illuminismo caratterizzerà
la civiltà occidentale. Mai come ora, l’uomo si sente al centro dell’universo. La
filosofia stessa, attraverso Cartesio ed Hegel, va via via sviluppando e
facendo sua la primeva intuizione ermetica che fa della coincidenza tra Uomo
e Dio, tra Spirito Individuale e Spirito Assoluto, il proprio cavallo di battaglia.
La realtà dipende, dunque da quell’individuo i cui capricci, però possono
irrimediabilmente guastarne l’essenza con disastrose conseguenze per il
genere umano.
La Tecno- Economia non è in grado di dare delle risposte soddisfacenti alle
ansie dell’uomo e la Modernità va pertanto mostrando la propria fallacità di
fronte all’imprevedibilità del Chaos Cosmico. Troppo spesso le elaborazioni
filosofiche, figlie di quella perdita di contatto tra gli uomini e l’Essenza del
Cosmo, non riescono a supplire questa carenza. Ed allora, cacciata con
arroganza e prepotenza, la Magia ritorna sotto la veste di correlato, di valvola
di sfogo a quelle istanze che, all’insegna dell’irrazionalismo irrompono sulla
scena del pensiero occidentale dalla II metà del 19 secolo.
L’uomo della Modernità va alle sorgenti dell’irrazionale sia attraverso la
scoperta freudiana dell’inconscio che attraverso la rielaborazione di forme di
sapere trasmesse e rimeditate nel corso dei secoli precedenti. Helena
Petrovna Blavatskij, nel suo peregrinare attraverso il mondo, raccoglie e
rielabora, secondo la sua intuizione antiche forme di sapere. In Germania, le
varie espressioni del pietismo cristiano protestante, attraversate da un
potente iato ermetico, vanno incontrandosi con le prime scuole ariosofiche,
figlie di quelle istanze romantiche, incentrate sul culto delle radici volkisch dei
vari popoli europei, in primis quello germanico di cui Herder, Schopenauer,
Bopp,O. Wirth, R. Steiner, Lanz Von Liebensfelds, Von List, Horbiger,
Hausofher ed altri ancora.
In Italia, a Napoli, un filone di pensiero ermetico che parte dal principe
Raimondo di Sangro, trova i suoi più validi esponenti in un Giustiniano
Lebano, in Ciro Formisano-Kremmerz, che fornisce a questo pensiero
“magico”, la propria versione “miriamica”, moderna, ma anche nel pitagorico
Arturo Reghini e nel suo maestro spirituale, Amedeo Armentano ed in tanti
altri ancora. In Francia, sotto la iniziale spinta degli studi “occultistici” di
Eliphas Levi si sviluppa un lungo filone di pensiero “magico”, che va da
Gérard Encausse (Papus) a Stanislas De Guaita ad unYves D’Alveidre sino a
G. I. Gurdjieff ed altri ancora. In area anglosassone abbiamo, tanto per
citare qualcuno, E. Pike ed il britannico “mago nero” A. Crowley a , passando
per Samuel Liddell MacGregor Mathers e Gerald Gardner, fino a Dion
Fortune.
In quanto fenomeno che accompagna la civiltà umana, sin dai propri lontani
inizi, la Magia è poi divenuta l’oggetto di approfonditi studi anche da parte
delle nuove scienze sorte con la Modernità, in primis l'antropologia culturale,
l'etnologia e la psicologia, con un occhio di attenzione alla relazione di questa
con la scienza e la religione, oltrechè la sua funzione sociale e la reale natura
del suo pensiero. Dalle posizioni evoluzioniste di Edward Tylor e di James
George Frazer, a quelle più meramente sociologiche di Lucien Lévy-
Bruhl , Henri Hubert e Marcel Mauss con “Teoria generale della magia”,
Émile Durkheim e Claude Lévi-Strauss con Antropologia strutturale si passa
a quelle di matrice più antropologica di Alfred Reginald Radcliffe-Brown e di
Edgar E. Evans-Pritchard ed al fondamentale contributo funzionalista di
Bronisław Malinowski con il suo Magia, scienza, religione. Una posizione
differente rispetto a quella del funzionalista di cui sopra, è quella
dell'antropologo Ernesto de Martino, sostenitore della tesi sulla funzione di
mediazione del mondo magico tra l’aldilà e una timorosa e fragile psiche
umana.
Tutto un fiorire di studi e tesi che, anche se molto spesso contrapposte, si
fanno forti di un’idea di quest’ultima quale espressione di uno stadio
precedente e pertanto involuto rispetto all’attuale civiltà. Un’espressione
infantile legata alla coazione di gesti rituali, sedimentati nei più profondi
recessi dell’umano inconscio, al massimo afferenti ad una qualche forma di
arcaica struttura sociale.
Il tutto, dimenticando o invece ignorando la reale natura dell’esperienza
magica così come formulata da vari autori, quali Eliphas Levi e Giuliano
Kremmerz-Formisano, quale “Scienza Integrale”in grado di conciliare al
proprio interno Fede e Ragione, al fine di compenetrare di sé tutte le forme di
sapere, dando in tal modo una risposta esaustiva all’interrogativo sul senso
delle cose e della umana esistenza. A simbolo del malinteso e del
fraintendimento, con cui la Magia paga il proprio pedaggio alla propria
tormentata sopravvivenza in Età Moderna, la vicenda dello sdegnoso rifiuto di
Cartesio ad incontrare il grande Tommaso Campanella appena scarcerato e
da questi considerato alla stregua di un soggetto bizzarro ed inattendibile, al
pari del contrasto, all’inizio dell’età barocca, tra l’ermetista inglese Robert
Fludd ed il matematico ed astronomo copernicano Giovanni Keplero,
accompagnato da un furente scambio di accuse da ambo le parti.
Ambedue le vicende, segnano la grande frattura della Modernità ed il suo
risoluto avvio in direzione di un ottuso ed intollerante materialismo
meccanicista. Ma, a dispetto delle sfuriate dei vari Keplero e delle
noncuranze di Cartesio, come abbiamo già visto, la Magia sopravvive con
tutto il suo fascino, lasciandoci con l’interrogativo sulla sua reale essenza
che, definita in parole povere, consiste nella capacità dell’iniziato di evocare e
materializzare l’Essere dal Nulla, con un semplice atto di volontà...e questo,
logicamente finisce con il determinare tutta quella serie di ambiguità
costitutive che, specialmente del moderno Pensiero Magico,
contraddistinguono il manifestarsi.
Non è la prima volta che sentiamo parlare di gruppi o individualità praticanti le
arti magiche, unicamente al fine di conseguire risultati legati alle più basse ed
infime sfere di materiale concupiscenza, quali sesso, denaro o potere, in tal
modo deviando l’attenzione di un osservatore dalla domanda sulla reale
natura della magia e/o dell’iniziazione.
A questo punto, però, il problema non può non esser analizzato se non in
un’ottica più propriamente attinente alla filosofia e/o ad una riflessione di tipo
teosofico. Tornando alla nostra predente definizione su magia quale “capacità
dell’iniziato di evocare e materializzare l’Essere dal Nulla”, tale capacità
presuppone un pieno ed immediato contatto con la sfera del Divino a cui il
miste vorrebbe congiungersi o della cui natura vorrebbe in parte partecipare.
Ora qui è da chiedersi se lo scopo ultimo sia divenire pura e semplice parte
della sostanza divina, nell’ottica di un “ritorno alla luce” di gnostica memoria
oppure, di fare di sé stessi una vera e propria divinità.
Questa ultima suggestione sembra rientrare con prepotenza nell’alveo di una
Modernità Post Moderna, che ancora una volta, guarda con occhi sognanti
alla trasmutazione dell’umano verso quell’ “oltreuomo” di cui F. Nietzsche fu il
primo, convinto, assertore. L’uomo ed i suoi peculiari meccanismi
antropogenici, il suo rimanere in uno stadio di quasi-perenne immaturità
rispetto alle altre specie animali, le sue innate e straordinarie capacità di
adattamento e di interazione attiva con l’ambiente, alla base delle
elaborazioni di una serie di filosofi che vanno da Heidegger ad Arnold
Gehlen, Helmuth Plessner, Max Scheler e Peter Sloterdjik, rappresentano
tutti elementi che ci rimandano al problema della magia ed alle sue costitutive
ambiguità, date da una tentazione forse antica come il mondo.
Nell’Antico Egitto era consuetudine fare del faraone, dopo morto, un vero e
proprio essere divino. La stessa moltitudine di figure divine dei Pantheon
Indù, Greco-Latino.ma anche dell’area Scandinavo-Germanica e Celtica,
talvolta ci parlano o ci sussurrano di uomini, Re ed Eroi, divenuti in tempi
lontani ed immemorabili dei veri e propri Dei, alla fine di un lungo e luminoso
percorso esistenziale.
Forse l’essenza della Magia è tutta condensata in questa ultima istanza o in
quella semplice aspirazione alla luce divina, da noi precedentemente citata,
oppure in quella del più vile e degradante materialismo...o forse essa è tutt’e
tre le cose, proprio in omaggio alla duttile multiformità dell’umano ingegno
che sa fare dell’uomo una bestia degradata o un esempio di luminosa
bellezza. Concludiamo questa breve dissertazione con l’immagine del Mithra
Tauroctono, dei cui Misteri rimane traccia scritta solo in quel Papiro di Parigi
di cui J.Evola nei suoi scritti su Ur dà un’interpretazione magico-teurgica volta
a fare del miste un vero e proprio Iddio ed a cui, invece, altri attribuiscono
un’interpretazione meramente fideistica.
Ed è forse proprio questa la via che ci indica la magia: quella all’ inafferrabile
e proteiforme multiformità dell’animo umano che, a dispetto di tutti gli
uniformanti ed alienanti modelli di omologazione globale, costituirà la vera via
di salvezza del genere umano.
UMBERTO BIANCHI