giovedì 2 agosto 2018

Plafone



Premesso che ci sarebbe da scrivere una tesi su questo brano, provo a mettere insieme alcune brevi sensazioni.
Un brano musicale trasformato per forza in canzone per mostrare le abilità canore e musicali della band ed in questo caso anche delle cantanti che si sono cimentati nell’esperimento, nel caso specifico Antonella Rugero e Paola Folli.
Il brano nella sua confezione finale è certamente un capolavoro uscito dal genio di Rocco Tanica. A mio avviso c’è stato tanto lavoro di “costruzione tecnica” fatta a tavolino in studio copiando bene. Mi spiego il brano è certamente unico ed “originale”, ma agli orecchi più raffinati, non possono sfuggire “ritrattazioni di genere” da Emerson Like e Palmer ai PFM fino ai Toto. Personalmente quando l’ho ascoltato per la prima volta la parte musicale iniziale mi ha subito richiamato l’intermezzo di “Rossana” dei Toto. C’era il sintetizzatore iniziale, con legatura del flauto e ripresa del tema con variante con l’assolo di chitarra elettrica. Ovviamente il pezzo di Eelst è molto più articolato sia nell’armonia che nella melodia. Si nota un certo sforzo “barocco” di elaborazione dovuto anche al fatto che in questo caso il frame non fa da intermezzo ma da lunga overtur. Sulle armonizzazioni nulla da eccepire perfette anche su cambi di scala e tono. La linea melodica meravigliosa soprattutto all’inizio dove su accordi apparentemente maggiori confermati dalla posizione del basso sulle toniche, si muove su gradi di 5 aumentata e quarta e seconda/nona,  che danno un meraviglioso senso di attesa fino a chiudersi armonicamente sul cambio di tonalità. La mano di Rocco Tanica è decisamente forte come impronta sul brano, non a caso il sint è abbondantemente presente,  se posso fare un appunto avrei sviluppato diversamente la parte del raddoppio dopo la chitarra ed avrei messo una variante sul finale con più tappeti poiché la chiusura con la nota basso di Elio (che mostra la sua bravura) non si addice come chiusura per un brano del genere.2 Meravigliosa la legatura della parte tastiere con la chitarra fatta con il flauto e la genialità del raddoppio della linea melodica fatta con il basso. Il basso di Faso è qualcosa di che rasenta la perfezione, sempre sulle toniche negli accenti forti soprattutto nella parte cantata, dinamico nelle legature nei cambi ritmo,  presente dove serve mai eccessivo, sempre essenziale. La parte della chitarra pulita lineare, risulta un po’ troppo attaccata sia alla linea del sint  sia alla voglia che ha ogni chitarrista di sbizzarrirsi, forse Elio lo ha vietato (si scherza), di solito il frame si ripete una volta replicando la stessa linea del sint, la seconda liberandosi in assolo improvvisato, in questo caso invece il risultato tutto molto “preparato” per una band che vive sulla improvvisazione mi è sembrato cosi un po’ “costretta” ad una parte minore. Sembra invece seguire il costrutto dell’intermezzo di “impressioni di settembre dove la chitarra raddoppia la lina melodica del sint. In ogni caso il risultato è meraviglioso. La batteria ineccepibile dello svizzero, con contrappunti e riempitivi anche dove la chiusura tonale non era delle migliori per legare con l’apertura della parte cantata. La linea melodica della parte vocale è stata semplificata per ovvie ragioni perché mal si presta ad acciaccature armoniche ricercate, nonostante ciò è di grande difficoltà se non altro per l’estensione di tre ottave e più oltre che per la ripresa del fiato. Bravissimi sia Elio che la Rugero.  Alla folli va data una medaglia perché eseguire quel brano dal vivo non è assolutamente facile e lei lo ha fatto con una apparente semplicità disarmante (ovviamente dietro c’è uno studio e controllo della voce spaventoso).Unica nota negativa a mio avviso, un capolavoro musicale ricercato di questo tipo doveva avere un testo un po’ più impegnato e magari avrebbe avuto un maggior target anche nel pubblico. La voce della Ruggero è una leggenda e le legende non si possono che amare e raccontare. Una delle migliori band del mondo peccato che non abbiano avuto l’idea di fare una scuola tutti insieme per trasmettere il patrimonio artistico che hanno fatto che purtroppo nonostante la grandiosità essendo “particolare” sarà facilmente dimenticato dalla grande massa. In ogni caso un grandioso grazie.
Giuseppe Turrisi