giovedì 28 dicembre 2017

Geopolitica: Gli Stati del mondo nelle loro partizioni federali...

Geopolitica: Gli Stati del mondo nelle loro partizioni federali...: B . S . 1. Afghahistan ↔ 1.2 Bādghīs Gmap . Wikipedia . 8 . Divisione amministrativa . – L’Afganistan è diviso in 34 province dette...

venerdì 22 dicembre 2017

  BUON NATALE E BUONE FESTE  
  DA ACCADEMIA DELLA LIBERTÀ  
  A TUTTI  

 AMATE PIÙ CHE POTETE 
 E' L'UNICA LEGGE VERA 
 CHE PRIMA O DOPO 
 RESTITUISCE LA SUA POTENZA 

RICORDARSI SEMPRE

...Se l'anima sta male può far morire il corpo, ma se il corpo sta male non può uccidere mai l'anima...
l'unica terapia è l'amore universale....

sabato 16 dicembre 2017

Debiti irredimibili e grandi parassiti “umanitari”

Debiti irredimibili e grandi parassiti “umanitari” – Scrive Marco Giacinto Pellifroni: “Oggi i governi usano l’insolvibilità dei debiti a leva in una rinnovata lotta di classe. Che i debiti irredimibili si possano cancellare con semplici artifici contabili (simili a quelli con cui sono stati creati) viene sostenuto da altri economisti, come Richard Werner, Richard Duncan, Michael Rowbotham, ma anche da ex (l’ex è d’obbligo) dirigenti di organismi come la Banca Mondiale, ad es. Peter Koenig...” - 

Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2017/12/i-debiti-irredimibili-ed-i-grandi.html

Il karma genealogico: tra Jung e Hamer

In relazione all’articolo http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2016/12/il-karma-genealogico-tra-jung-ed-hamer.html   ho  inserito questo  mio commento:
 
 Scrive Jung:
 
 
 domande alle quali non si era ancora trovata una risposta, o anche che dovevo risolvere o semplicemente approfondire dei problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso.” 
 
  Le epoche anteriori – e anche le attuali -   hanno spesso  lasciato in sospeso    le ricerche sulle vere cause  della maggior parte delle malattie,  ivi comprese epidemie-pandemie. Si pensi ai   50 milioni di morti  per la cosiddetta influenza  “spagnola”  e all’attuale problema  dei vaccini.
 
Non sempre  la sofferenza  porta alla consapevolezza del proprio Sè superiore.  Quasi sempre  è  l’Amore.
 
E’ per amore verso i propri figli  che molti genitori  si sono posti quest’anno, e forse molti di loro  per la prima volta, parecchie domande sul ruolo dei microbi in Natura   - scoprendo  nuove verità del  mondo interiore- esteriore, come ad esempio il   rapporto spesso  esistente  tra scienza e finanza -   
  
Gibran,  nel suo libro il Profeta,  scrisse  relativamente a colpa e castigo:
 
E come la singola foglia non ingiallisce senza che ne abbia muta conoscenza l’intero albero  -  Così colui che erra non può far torto senza una segreta volontà di voi tutti – Come in processione procedete tutti verso il vostro io divino – Voi siete la via e i viandanti – E quando uno di voi cade, cade per quelli che lo seguono, quasi un avvertimento  contro l’inciampo.
Sì, e cade per quelli che lo precedono, i quali benché fossero di passo più celere e sicuro, non rimossero tuttavia l’intralcio.”
 
di  Paola   Botta  Beltramo

GRIGORIJ GRABOVOIJ - BERNARDINO DEL BOCA



L’antropologo-teosofo  prof.  Bernardino del Boca scrisse  a pag. 300 del suo libro “La casa nel tramonto” ed.  1980:
 
“Milano, 8 giugno 1978:  stanotte mi sono trovato davanti all’Hotel Kazakhstan di Alma-Ata, la capitale della  Repubblica Sociale Sovietica del Kazakhstan. Un enorme albergo a grattacielo che domina la città e le colline. Vicino a me c’era un giovane sconosciuto. Non era né un  russo né un asiatico. Mi indicava il cielo dove, diceva, doveva apparire un UFO. I suoi occhi chiari brillavano volti al cielo che scuriva velocemente e stava riempendosi di stelle. E’ il giovane che potrebbe continuare la mia ricerca, il mio lavoro per il nuovo piano di coscienza.”
 
E’   Grigorij  Grabovoij il continuatore delle ricerche di Bernardino  del Boca ?
 
Grabovoij nasce nel 1963 e perciò  nel 1978  aveva 15 anni; è nato e vissuto da giovane in Kazakhstan, nazione che non è né russa né asiatica;  le sue particolari doti telepatico-chiaroveggenti-spirituali sono spesso considerate derivanti da intelligenza extraterrestre e  i suoi occhi di colore marrone sono  chiaro-veggenti.
Bernardino  del Boca ha anch’egli manifestato fin da bambino doti di telepatia-chiaroveggenza-spiritualità;  si è interessato  a intelligenze  da lui definite  “Delle Strade Alte”  che  ha  chiamato Zoit, ovvero   un nome che ricorda un  particolare suono quihttp://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/la-vita-e-universo/;  ha scoperto  ed evidenziato  vari  errori scientifici (scienze mediche, genetiche, finanziarie  ecc.) proponendo  possibili soluzioni,    - quali, ad esempio,  nel campo medico  l’ascolto  del vissuto  delle persone  ecc. -     e ha più volte ricordato  la necessità di  unire ricerche spirituali e scientifiche.
 
Scrisse infatti B. del Boca nel suo libro “La  Dimensione Umana” ed. 1971:  “ Finché non sarà fatta una sintesi tra i vari rami della scienza, e non si sarà sottoposta questa sintesi alla luce della spiritualità, il fenomeno umano non potrà essere compreso nella sua finalità e nemmeno nella sua espressione individuale” http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/
 
Grabovoij considera  il  fisico  ed esperto di cabala  Gian Piero Abbate, con il quale ha  tenuto  recentemente un webinar  http://www.artinmovimento.com/grigori-grabovoi-e-il-dott-abbate-domani-una-videoconferenza-alle-13-45/ ,  la persona che meglio può rappresentarlo.
Il  dott. Abbate  http://www.dottabbate.it/,  in un altro suo webinar ha affermato che  considera   Masaru Emoto,  per aver dimostrato  l’influenza del pensiero sull’acqua, e  il medico R.G. Hamer, per le sue scoperte  sugli  effetti  degli shock emozionali,    due “apripista”  utili alle ricerche   sulle  relazioni esistenti  tra spirito-psiche-corpo-materia.
Nel corso della conferenza del dr. Stefano Candela su Grabovoij  il dr. Abbate – a 32’ ca – ha affermato  che che la scienza ha scoperto che sta cambiando la struttura della materia, fatto mai accaduto  prima d’ora – qui https://www.youtube.com/watch?v=zy3GBrhoPks
 
 
  
Arkadij Petrov, autore di best-seller di fama mondiale, scrive a pag. 222 del suo libro “Salva te stesso”: “ dato che Grigorij  Petrovic Grabovoij ha svolto un ruolo determinante nella mia vita devo presentarlo in modo adeguato.  Lo faranno meglio di tutto degli estratti dal libro di Vladimir Sudakov “Il fenomeno del millennio Grigorij Grabovoij ”, pubblicato nel 1999 “:  
 
“... quando  era un bimbetto  non sapeva ancora parlare ma capiva di che cosa parlavano gli adulti (ancora oggi comprende gli stranieri grazie alla telepatia). Da quando aveva cinque anni vede il futuro. ...all’epoca naturalmente lui non attribuiva alcuna importanza al suo dono, supponeva che fosse indispensabile per vivere e lo avessero tutti... sin dall’infanzia Grabovoij  comprendeva le intenzioni degli animali e poteva controllarli con la sua influenza telepatica.... negli ultimi anni  Grigorij parla sempre più spesso di come salvare dalle catastrofi non singole persone ma il mondo intero....   stupiti, i dirigenti dell’aviazione, si chiedevano    come facesse una persona così giovane, senza particolare conoscenza dell’ingegneria aerea a vedere a distanza l’interno di un aereo e per di più ad individuare la fonte dei problemi: il computer, il carrello, un trasformatore, un tubo del carburante. Per di più quel giovanotto in apparenza ancora molto inesperto individuava i malfunzionamenti senza uscire dal suo studio, gli era sufficiente conoscere il numero dell’aereo.
 
Scrive Petrov a pag. 234: “Quello che fa G.P. Grabovoij è del tutto coerente con le tesi e i dati scientifici già numerosi, ma in più si può dire che in precedenza non si erano mai riscontrate in una sola persona una simile potenza psichica e tali facoltà extrasensoriali. Ma il fenomeno dell’accademico Grabovoij non si conforma al letto di Procuste della scienza ortodossa. Infatti oltre ad affermare che nell’Universo esistono diverse realtà, tra cui alcune spirituali, non manifeste, Grabovoij ha dimostrato in modo del tutto  convincente come influiscono sulla nostra vita. La materializzazione e la dematerializzazione degli oggetti, la telepatia, la guarigione di malati senza speranza, tra cui persone con il cancro o l’AIDS, e per finire la resurrezione dei morti, avvenuta in presenza di esperti, la rigenerazione di  organi mancanti, non sono illazioni di persone con troppa immaginazione, ma il lavoro quotidiano di un uomo straordinario che non ha cercato di apparire sugli schermi televisivi e non si è adoperato per procurarsi una fama  insalubre. Grabovoij ha semplicemente  creato una Nuova Relatà nell’ambito della conoscenza, una realtà in cui scienza e religione non confliggono nello sforzo insensato di monopolizzare la verità, ma si coalizzano per raggiungerla.”
 
e  a  pag. 363 : “ A suo tempo fu proprio Engels ad affermare che a ogni importante scoperta scientifica la filosofia dev’essere rivista. Oggi noi dobbiamo riflettere su moltissime scoperte e costruire una nuova “dialettica della natura”.
Il dilemma fondamentale della filosofia, se venga prima la materia o l’idea, è caduto da solo. Ci sarà qualcosa al suo posto? Ed è proprio necessario che ci sia? Inoltre: che cos’è la vita? E’ soltanto “un modo di esistere di corpi costituiti da proteine” o possiede altre forme?
Per esempio, quando si dice che una certa idea è sopravvissuta al suo tempo, a che cosa ci troviamo di fronte, a una metafora banale o a un’ulteriore testimonianza dell’eterna lotta tra la vita e la morte? E così via.
Negli ultimi secoli la scienza ha liquidato in modo troppo categorico “gli spettrali ambiti ultraterreni”, Il perchè è comprensibile: le questioni di luce e tenebre, bene e male, Dio e diavolo, sono monopolizzate dalle religioni del mondo, le cui gerarchie hanno perseguitato con accanimento chiunque osasse intraprendere ricerche indipendenti su problemi spirituali per affermare qualcosa d’innovativo in questo campo.  Per questo motivo “i dissidenti” che cercavano conoscenze non ortodosse preferivano il segreto, codificavano i loro testi con metafore che nemmeno Dante sarebbe stato capace di decifrare.
Le opere degli alchimisti, degli astrologi, dei rosacrociani e di altri massoni sono molto curiose dal punto di vista storico, ma estrapolare da esse quel granello di verità che darebbe un aiuto fondamentale alle persone nelle loro disgrazie, e non parliamo di consolazione, è lo stesso che cercare una perla nell’oceano. Lo impediscono la segretezza, l’ermeticità, l’oscurità intenzionali di queste correnti, di queste scuole e di queste discipline. Forse qualcuna di queste opere a un qualche livello contiene il segreto dell’Essere. Al momento è presto per parlarne, o forse è già tardi, poichè sta sorgendo una nuova conoscenza.
Una cosa è chiara: nella conoscenza dell’uomo, della natura, del passato e del futuro gli esoterismi a noi noti non sono usciti dall’ambito delle concezioni della scienza a loro contemporanea. Non ci addentreremo nelle tenebre della storia.
Prendiamo un esempio della fine del XIX secolo, la teosofia, che sosteneva di offrire una conoscenza di Dio onnicomprensiva, un’elaborazione della concezione universale per collegare la scienza alla religione. Vantava nomi che risuonano in tutto il mondo, Blavatsky, Steiner, Krishnamurti, e una scelta di discipline da cui avrebbero preso il meglio, induismo, brahmanismo, buddismo... , tramite il meccanismo della chiaroveggenza non è difficile verificare quante cose i teosofi abbiano compreso e intuito nel modo giusto, ma purtroppo la coscienza comune non è preparata a recepire la conoscenza da loro conseguita .... La verità è nota già da tempo, non occorre cercarla, ma bisogna vivere secondo verità”
     
H.P.Blavatsky , sopracitata, co-fondatrice della Società Teosofica scrisse infatti  nel suo libro “Iside Svelata” del 1875 :  “ Scienza e Religione unite sono infallibili poiché l’intuizione spirituale supera le limitazioni dei sensi fisici. Separate, la scienza esatta respinge l’aiuto della voce interiore, mentre la religione diviene una teologia meramente dogmatica. In definitiva ognuna, lasciata a sé, non è che un cadavere senz’anima
              Paola Botta Beltramo

IL VIAGGIO ESOTERICO

Un colpo di vento mi porta ai 5337 Km. percorsi attraverso la penisola balcanica, come un filo elettrico, attraverso un luminoso caleidoscopio di paesaggi, tradizioni e contraddizioni senza fine… l’estate scorsa, al puntuale presentarsi del periodo delle ferie. Una risalita, a partire da quei lidi della Grecia, attraversati dalle sorgenti dell’Acheronte e da quell’isola infilata in un oceano di perlacea bellezza, dedicata alla ninfa Leucade, che è via via andata arricchendosi di colori, sensazioni e sorprese inaspettate, a partire dalla costa epirotica di quella terra d’Albania che, accanto all’ipertrofica confusione di uno sviluppo urbano spesso incontrollato, spesso nasconde squarci di inaudita bellezza. Coste contornate da mari perlacei ed improvvise risalite su passi di montagna ad altitudini alpine, da cui ammirare un panorama mozzafiato di isole e costiere. Città turche, come Berat, adagiate sui costoni di due montagne, da cui partire per visitare la versione illirica del monte Olimpo, attraverso un panorama riarso dal sole, sino a giungere alla fine della strada, alla presenza dell’immensità di un canyon, di una fenditura della crosta terrestre, probabilmente seconda solo a quella strapubblicizzata in Colorado, Usa. Oppure dopo una sfibrante gita da Saranda sulla costa meridionale, alla città storica di Argirocastro/Gjrokaster, tra monti impervi, solcati da stradacce e tornanti senza fine, fermarsi nella fresca radura delle sorgenti dell’Occhio Blu, infilate nel cuore delle montagne di un parco nazionale, e gettarsi tra i dieci gradi di gelide acque sorgive, quasi a voler rinnovare istintivamente il rito senza tempo di una “lustratio” a cui tutti i pellegrini ed i viaggiatori dovrebbero sottoporsi al termine di un percorso che non solo fisico è, ma anche, e specialmente ideale, connettendo l’anima a quell’ “idèin/vedere” che, di essa è il momento principiale…oppure dopo aver visitato i resti della ellenistica Butrint/Butrothos, andarsi a gettare nelle acque di una qualsivoglia assolata e semideserta spiaggia ionia. O visitare la greco-romana Apollonia e recarsi alla scoperta dei semideserti litorali a nord della confusionaria Valona. Parlare con la direttrice del rinnovato museo archeologico di Durres per poi scoprire che, la costa epirotica tutta, fu colonizzata da greci provenienti da Kerkyra/Corfù, isola cara agli Dei e, pertanto, tutta fu dedicata a Diana/Artemide, Dea della caccia e della natura ferina, lì a testimoniare che, a dispetto del brullo aspetto odierno, una volta le terre d’Albania erano ricoperte tutte da verdi foreste di querce, cipressi, faggi e pini, rifugio di fiere ma anche di ninfe e driadi…Percorrere impossibili strade deserte attorno a laghi di montagna, lontani da tutto, eppure a due passi da città confuse come Scutari, le cui vestigia venete fanno bella mostra di sé nel centro città, accanto a moschee ed edifici cadenti. Scoprire la presenza veneta nelle città montenegrine di Cotor/Cattaro ed Herceg Novi, magari incastonata tra moschee e bastioni, come in Bar. Percorrere laghi oceanici, come quello di Scutari, aridi ed immoti, immersi in foschie senza tempo e d’improvviso ritrovarsi davanti agli occhi scorci di paludi e foreste senza fine…Allontanarsi dalla confusione delle città costiere, per respirare la quiete mistica in monasteri come quello di Ostrog, incastonato tra le rocce, a precipizio di una ripida montagna…E poi tuffarsi nel verde della costiera dalmata, tra penisole ricoperte di pini e cipressi, contornate da isole senza fine, qua e là puntellate di chiesette e minuscoli borghi dalla caratteristica matrice architettonica veneta e da cui, ogni tanto, sbucano resti e vestigia romane. E poi quella disarmante gentilezza, quel senso dell’ospitalità, tutte balcaniche che, in Albania, proprio non ti saresti aspettato, ma che, senza eccezioni, accomunano tutte le lande da me percorse, Grecia, Albania, Montenegro e la Croazia stessa…Ospitalità, cortesia, sorrisi, ma tante, troppe, significative contraddizioni che stonano significativamente. Arrivi nella povera Albania, tra strade scassate o altre in costruzione, edifici fatiscenti, redditi minimi da 250 euro al mese in su…ma un parco macchine da far paura anche ai nostrani italioti, tanto amanti delle quattro ruote. Miseria e povertà a profusione, ma tanti abiti firmati, griffe e tanti bei cellulari di ultima generazione….discoteche sul mare, con la musica sparata a tutta birra, neanche fossimo a Ibiza. Tra una tappa e l’altra, qualcuno sommessamente mi racconta di strutture sanitarie assolutamente insufficienti e mal funzionanti e di una endemica corruzione che, pare, stia rallentando la costruzione di strade e compagnia bella…Stessa solfa in Montenegro: anche se, rispetto all’Albania, ti sembra di stare in Svizzera, quanto a servizi, qualità dei cibi nei supermercati, etc., di strade kaputt e storie del genere se ne sentono a bizzeffe. Concludo il mio percorso in Croazia, prima a Ragusa/Dubrovnik e poi, infine, a Spalato, gironzolando per il Palazzo di Diocleziano. Mi ero precedentemente recato, alcuni anni fa, in queste città, e ben ricordavo le folle di turisti, ma quanto ho adesso veduto, ha stavolta superato ogni limite. Orde di giovinastri yankee vocianti e cafoni, hanno invaso la bella città; uno stuolo di ciccione sguaiate ed ubriache, coppiette di maschietti barbuti mano nella mano…arroganza, invadenza, totale mancanza di rispetto per la meravigliosa storia di Spalato. Il tutto con il condimento finale della squallida esibizione musicale di un guitto che, nello spiazzale antistante al Tempio di Giove ed alla Ecclesia Maior (edificata su un altro tempio pagano, sic!), con tanto di chitarra elettrica, intona un nauseabondo “Hey Jew” , ad memoriam dei Beatles, che li’, in quel contesto, proprio non “c’azzecca” nulla. La melodia (si fa per dire) del guitto è accompagnata da uno sguaiato coretto di turisti e turiste yankee, sbragati alla ben’e meglio tra le vetuste rovine di Spalato. Disgustato da quello spettacolo, mi allontano tra i vicoli della città, in cerca di un po’ di silenzio e nel mentre vengo colto da una visione che, di quell’intero scenario, rappresenta la classica ciliegia sulla torta. Mentre cammino assorto nei miei pensieri tra quegli stretti vicoli, il mio occhio cade in un negozio di non so cosa; spalle al muro, assise allo stesso tavolo, due splendidi esemplari di giovani femmine croate. L’etera bellezza di volti freschi dalla pelle tirata, condita da un’espressione immota, catatonica, rivolta verso il nulla…quel nulla che oggi si chiama cellulare, smartphone…Come per un perverso sortilegio le due giovanette stanno lì a contemplare il nulla in tutta la sua magnitudo…per loro il mondo, la gente, in ragazzi, i sorrisi, gli ammiccamenti, la voglia di uscire, conoscere, curiosare, amare, il mondo, non esistono più…per loro è tutto un “emoticon”, dietro a cui sta solo un arido ed inanimato groviglio di fili e relais. Improvvisamente colto da un senso di fastidio e rabbia, torno a ripercorrere con la memoria, alcuni momenti della mia vita. E come per incanto, mi ritrovo proiettato in una via di Roma negli anni ’70, tra l’aspro fumo dei lacrimogeni e la voce roca a forza di urlare slogan, ma felice ed esaltato dagli scontri e dai cazzotti dati e presi con i compagni…mi ritrovo ancora una volta, zaino in spalla a viaggiare giovane ventenne con il treno attraverso quell’Europa, piena di splendide e sorridenti fanciulle straniere desiderose di fare quattro chiacchiere con un giovane di altre contrade…o a conversare tra sacchi di sabbia e strade deserte, al suono di colpi di cannone, con i giovani croati della “Garda” e della “Hos”, durante la terribile guerra balcanica dei primi anni ’90. Tutto crudamente e magnificamente vero, reale, animato dalla voglia di vivere, amare, morire che tutti quegli anni mi hanno sbattuto dinnanzi agli occhi, come in un film vissuto in prima persona. Mi risveglio, giro i tacchi e, mentre lascio le mie catatoniche marionette a svuotarsi le sinapsi in aridi giochi virtuali, mi dirigo verso il Tempio di Giove, di cui, sino a quel momento non ero riuscito a ritrovare, dopo anni, l’ubicazione. Il Tempio è piccolo e ben curato; a guardia del suo ingresso un omino a chiedere un balzello d’ingresso. Quale giornalista potrei entrar gratis ma, preferisco versare volontariamente quel “piaculum” quale dedica a Jupiter/Giove/Zeus/Nous, una volta Mente di quel Tutto, ora svuotato di qualsiasi contenuto, che non siano boutiques e cellulari…l’ambiente piccolo, sormontato da una statua assolutamente non pertinente e, addirittura, riempito di blocchi di muro pieni di glifi di età medioevale cristiana… mi allontano silenziosamente passando come un fantasma , indifferente a quel “bailamme” con il quale, mi rendo conto, sento di non aver nulla a che spartire. Ma non è solamente in Croazia, nella splendida Spalato, che ho avvertito questa sensazione. Dovunque io mi sia, in questi ultimi anni, recato, sia in moto che in aereo, sia in Europa che fuori di essa, via via in me è andata rafforzandosi la percezione di una barriera di incomunicabilità con il mondo esterno…oggidì rappresentato da quel mondo occidentale che, gettatosi anima e corpo tra le braccia di un alienante modello Tecno Economico, ha invece causato la propria desertificazione spirituale, avendo scelto di far gestire a quest’ultimo le proprie spinte vitali, sino ad arrivare al capolinea di un’assurda auto castrazione. E così il mio peregrinare attraverso terre e continenti, si fa metafora di un percorso attraverso tutti i fallimenti d’Occidente. Dalla ingloriosa fine delle dittature pauperiste che, in barba a tutti i bei propositi, hanno spalancato la strada a famelici e smodati modelli liberisti, anch’essi alienanti e fallimentari quanto queste prime, sino ad arrivare al cuore di un modello di sviluppo che, grazie al suo totale asservimento alla Tecno Economia, ha fatto dell’incomunicabilità tra gli individui, il proprio vessillo. E così mi rendo conto che i miei sono stati pellegrinaggi effettuati nel caos silente di un mondo che, sempre più, vive di apparenza e di poca, o nulla, sostanza. Ed è allora che, come in preda ad un repentino “satori”, sale nell’animo mio di giramondo la necessità di trovare delle risposte che sappiano essere oltre e dentro la stessa sostanza delle cose che ho davanti agli occhi. Il mondo mi si presenta allora innanzi, come un gigantesco caleidoscopio, una molteplicità di forme che fanno capo ad un’unica misteriosa realtà. Ed allora, oltre alla condizione della contemporanea, umana alienazione, mi ritrovo davanti agli occhi, in tutto il loro splendore, quei mari, quelle montagne, quelle foreste, quei deserti, ma anche quei magici “rassemblements” architettonici, che ho percorso in sacra solitudine. E capisco come le antiche semplificazioni, tutti quei modelli di intransigente monoteismo mentale, non siano più sufficienti a dare una spiegazione ed un senso alle cose. E sempre più avverto la presenza di una percezione “altra” da quella solita che, da sempre, costituisce sfida e tentazione per le menti che ne sappiano cogliere le suggestioni. Essa è fatta di simboli e simulacri oggi, all’apparenza, polverosi ma che, a guardar meglio, risvegliano in noi antiche e mai sopite suggestioni. Ci parlano di Astri, di insensate forme e simboli geometrici, ci riportano a Dei e Dee, ma anche alla possibilità attraverso essi, di penetrare l’anima, seppur senza estraniarsene, di quel mondo, di quella caotica e multicolore confusione, di cui costituiscono il senso ultimo. Meditando, appuntando le proprie energie mentali sopra uno di essi, scopri che possono essere il varco verso il controllo di uno o più aspetti di quella realtà che ci avviluppa come un misterioso Velo di Maya, ma che, d’improvviso sembra volerci disvelare e suggerire una soluzione all’apparenza semplice ma, per noi mortali, sempre sfuggente: quella del giuoco d’ombre dell’immanenza della trascendenza e della trascendenza dell’immanenza. E questa realtà finisce con il riportarmi a quel mondo che, con i suoi infiniti aspetti ne è la principale espressione. Il viaggio finisce così, con il farsi forma di autoiniziazione, di lucida apertura verso quella duplice dimensione della realtà, verso la quale, ogni qualvolta ne veniamo a contatto, non possiamo non provare “thàuma”/sbigottimento. Un’improvvisa folata di vento mi risveglia dai miei pensieri e mi riporta, a cavalcioni della mia moto, in un rigido pomeriggio d’autunno tra i monti dell’alto Lazio, tra foreste il cui rosso fogliame, mi fa venire alla mente l’arzigogolato manto di Diana, Dea delle foreste…proseguo lungo la strada del ritorno, mentre il carro solare di Helios va a tuffarsi per il tramonto in un mare di nubi, creando uno splendido effetto scenico multicolore. E’ l’ultimo saluto di quegli Dei che, oggidì, solo attraverso l’immersione nella “natura naturans”, si possono ancora incontrare….
 
                                               UMBERTO BIANCHI