lunedì 8 maggio 2017

MARINE LE PEN: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

MARINE LE PEN: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO

di Francesco Mazzuoli


Ho avuto modo di seguire il dibattito Macron-Le Pen e di leggere l'articolo di Marcello Foa http://blog.ilgiornale.it/foa/2017/05/04/dibattito-le-pen-macron-chi-ha-vinto-davvero/  il quale probabilmente ha assistito allo stesso evento bendato e con i tappi nelle orecchie...
Marine Le Pen è stata surclassata: Macron le ha fatto scuola e doposcuola (evidentemente, la lunga frequentazione con un'insegnante ha avuto diversi risvolti utili...).
Andiamo all'analisi.
La strategia di comunicazione della Le Pen è stata sbagliata e fallimentare: un attacco continuo all'avversario dal primo minuto all'ultimo, invece di esporre a chiare lettere il proprio programma e mostrare  l'inesistenza di quello dell'altro. Ciò ha consentito a Macron di giocare di rimessa,  non accusando nessuno dei colpi della Le Pen, che  si è innervosita e si è fatta trascinare dalla emotività, perdendo lucidità e consegnando il dibattito nelle mani dell'avversario. Macron, dal canto suo,  si è invece  mostrato – come avrebbe dovuto fare la Le Pen, che invece è apparsa psicologicamente già sconfitta -  quale  presidente in pectore (dirò di più, già in carica),  ed è riuscito addirittura  a volgere a proprio vantaggio l'attacco subito e ad accusare la figlia di Jean-Mariedi non avere un programma e di essere il candidato della sconfitta e dell'odio; cosa che l'atteggiamento della Le Pen – addirittura puerile nella sua sterile polemica fatta anche di battute non andate a segno  - nel contesto discorsivo del dibattito ha pateticamente confermato.
E, purtroppo, il dibattito ha anche comprovato che la Le Pen – non in grado neppure di  condurre un confronto verbale come questo – ben difficilmente sarebbe in grado di governare un grande Paese in un momento così delicato della sua storia. 
Per portare un esempio sportivo, per chi avesse mai visto il famoso incontro di pugilato del 1974 tra Moahmmed Ali e George Foreman, la dinamica è stata la stessa: otto riprese di inutili,  inefficaci pugni di Foreman, per poi crollare improvvisamente e miseramente al tappeto. E Macron è riuscito infatti anche a piazzare  tranquillamente il colpo finale: dopo l'ennesima superflua battuta della Le Pen, ha concluso: "Madame Le Pen: Lei resti in televisione, io vado a fare il presidente."
Chapeau: questo sistema, dal quale non usciremo, se non orizzontali, non sceglie i suoi uomini a caso: a volte sanno muovere i fili anche da soli.
Commentando il dibattito e le elezioni francesi, Jacques Sapir si è espresso così http://russeurope.hypotheses.org/5980  : "...Marine Le Pen ha una gran parte di responsabilità in questa situazione: si è mostrate incapace di portare il suo programma... Questo programma aveva una coerenza e, a causa degli stravolgimenti dell'ultimo minuto, ella ha contribuito ad offuscarlo.. Ella dice di aver ascoltato gli economisti su numerose questioni, dall'euro alla globalizzazione, ma è evidente che non li abbia ascoltati né compresi. I suoi cambiamenti alla fine della campagna, dall'euro all'età per il pensionamento, sono stati disastrosi. Ciò mostra, nella migliore delle ipotesi, un grande dilettantismo nel trattare questi temi che sono essenziali per la Francia e per i francesi; nella peggiore, invece,  mostra un atteggiamento di strumentalizzazione tanto dei suddetti temi, come, più in generale, della  questione economica e sociale. Il suo stile pugnace, si è trasformato in una aggressività senza limiti."
Le elezioni francesi potevano costituire una battuta d'arresto per il mondialismo a trazione americana. Adesso, prepariamoci al peggio. Un peggio che si chiama guerra, come dice Sapir nello stesso articolo, anche civile.