martedì 9 maggio 2017

IL SOVRANISMO CADRA' CON LA LE PEN?


Di Francesco Mazzuoli


La sconfitta di Marine Le Pen è arrivata, inevitabile. Partiva con un handicap molto pesante, ma certamente hanno influito sul risultato una campagna elettorale mal condotta e il disastroso faccia a faccia televisivo con l'avversario.

L'handicap, il fardello storico, con  cui è partita La Le Pen – fin  dal momento in cui ha assunto le redini del partito - era (ed è) costituito dalla fortissima connotazione politica legata alla figura e alle posizioni del focoso Jean-Marie; e la grande sfida di marketing politico, che se fosse stata vinta avrebbe avuto del miracoloso, quella di liberarsi di un'immagine così polarizzata.
Con Marine al comando, iniziò un'operazione intelligente - che ho seguito nel corso degli anni con vivo interesse - di costruzione di nuova immagine, legata ad un nuovo posizionamento capace di intercettare i bisognio sociali ed economici delle fasce di popolazione tradizionalmente vicine  alla sinistra sorica (quella che ancora non pasteggiava al caviale) e che ha trovato la sua consacrazione nel "Tour de France des oubliés" ("Giro della Francia dei dimenticati"), in cui la Le Pen ha incontrato e stregato la Francia rimasta ai margini, quella periferica, rurale, sconfitta dalla globalizzazione liberistica e appunto dimenticata, soprattutto dalla sinistra.
Tale processo (e progetto) di costruzione di una nuova immagine fu chiamato dédiabolisation. Tuttavia, chi ha studiato marketing sa che un atteggiamento così fortemente polarizzato (come quello della maggioranza dei francesi per il Front National), molto difficilmente può invertire il suo segno (e, questo, per inciso, è il problema della Lega Nord, nel suo tentativo di posizionarsi come partito di interesse nazionale dopo aver caratterizzato la sua identità in senso strettamente localistico). Ed è anche ovvio che questo retaggio sia il maggior punto debole di Marine Le Pen, sfruttato nei modi più vigliacchi dagli avversari.
C'era poi un altro handicap terribile: avere contro la propaganda di praticamente tutti i mezzi di comunicazione francesi ed europei. Ma questo è talmente scontato, che non andrò nemmeno ad analizzarlo.

Ora passiamo agli errori.
Da quanto filtra all'esterno, pare che gran parte del successo nella strategia di de-diabolisation e di  virata sociale verso la protezione  economica dei dimenticati sia imputabile a Florian Philippot – mal tollerato da alcune fila del partito – mentre la vecchia anima  ha continuato a spingere per l'accentuazione dei temi identitari, con alcune venature xenofobe, più tipici del Front
Il progetto della Le Pen, inizialmente coerente, sembrava aver trovato la quadratura del cerchio tra queste due istanze e la formula del patriottismo economico e del protezionismo intelligente pareva anche verbalmente aver indovinato una sintesi, seppure non troppo brillante (siamo lontani anni luce dal potere seduttivo dello slogan "La forza tranquilla" che Jacques Séguéla coniò per Mitterrand).
Tuttavia, l'ondata di attentati terroristici -  certamente non casuali - ha spinto la Le Pen e la suddetta anima del partito verso la rivendicazione come propria ed esclusiva dell'istanza sociale della tutela della sicurezza,  connotata però in un senso  poliziesco, che ha rievocato i fantasmi malevoli della destra retriva, che parla soprattutto attraverso il monopolio della forza. Ciò – all'interno della guerra psicologica fra le due parti -  ha indubbiamente favorito il discorso dell'avversario di associare l'ascesa di Marine Le Pen ad una paventabile  escalation dello scontro con il terrorismo islamico, fino alla guerra civile (che invece,  per esser disinnescato, secondo la retorica europeistica che conosciamo, ha bisogno della politica dell'accoglienza).
Si è trattato di un grave errore, perché è stata la politica di apertura verso i dimenticati e le loro rivendicazioni sociali ed economiche, a portare Marine Le Pen verso la ribalta in questi anni e non la rivendicazione e la sottolineatura del tema della sicurezza.
Il motivo della riscossa dei dimenticati  e del rilancio dell'economia francese, poi,  era stato in questi anni legato coerentemente e intelligentemente con il tema dell'abbandono dell'euro, colpevole dell'arretramento economico del Paese e del livello di vita dei suoi cittadini.
Ma anche qui, nelle ultime settimane è stato sbagliato lo sbagliabile.  Si è voluto andare incontro ai pensionati terrorizzati dalla perdita dei risparmi paventata dalla propaganda? Si è avuto paura di ritorsioni da parte del grande capitale finanziario? Si è voluto, maldestramente rincorrere l'avversario sul suo stesso terreno? Tant'è che si è cominciato a rinculare, a parlare di doppia moneta, fino alla confusione e al disastro totali culminati nel dibattito con Macron.
Di come sia stato amatorialmente condotto il  faccia a faccia con l'ex banchiere ho gia detto con dovizia https://comedonchisciotte.org/marine-le-pen-dilettanti-allo-sbaraglio/ e i lettori più curiosi potranno leggere le mie note.

Voglio passare rapidamente alle conseguenze.
Anche agli stessi militanti del FN il disastro è apparso chiaro. Ora quello che si prepara è l'attaccco giudiziario che devasterà la Le Pen e l'annunciarsi di lotte fratricide in ciò che resterà del Front National.
Ma, quello che più rileva,  è che distruggendo il portatore – è la legge dell'associazione, forse la più potente in psicologia - si distruggono anche le idee che esso porta  e  ad essere ancora più screditate saranno le idee di autonomia nazionale e di sovranità.
E pure le titubanze e i ripensamenti sull'euro non gioveranno certamente alla causa.
Di conseguenze ce ne saranno – ahimè- molte altre: mi riservo un prossimo articolo per analizzarle al meglio.
Per ora, mi  congedo  con un famoso passaggio di Bertold Brecht, su cui riflettere tutti:
"Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico".