Federazione fra le associazioni ed i sindacati
nazionali dei dirigenti, vicedirigenti, funzionari, professionisti e
pensionati della
Pubblica Amministrazione e delle imprese
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IL VICE
SEGRETARIO GENERALE
COMUNICATO STAMPA
Roma, febbraio 2017 - Un autorevole quotidiano nazionale pubblica una notizia
con cui l'Agenzia delle Entrate informa
che nell'anno 2016 il recupero del sommerso ammonta
a ben 17mld. Il risultato è sicuramente apprezzabile
ed a
giusto titolo ne va fiera la dr.ssa Orlandi che fornisce all'uopo significativi dati di comparazione riferiti agli anni 2014 (14,2mld) e 2015(14,9mld) ed indicativi di un
trend in crescita.
Il direttore dell'Agenzia fiscale non ha però avuto neppure il tempo di
gioirne appieno che già le viene ricordato che i 17mld recuperati
nel 2016 ne comprendono quattro rivenienti dalla "voluntary disclosury" (praticamente una
sanatoria!) con cui sono stati fatti rientrare
dall'estero capitali illegali, e che re-
sta comunque distante il tetto del sommerso
stimato in oltre 108mld
di cui ben
40mld si stima riguardino l'iva ritenuta la maggior fonte di evasione
e con effetto di trascinamento di altri tributi
quali le imposte
sostitutive sui redditi di capi- tale,le
plusvalenze,la cedolare secca
e le imposte di registro e bollo.
La sig.ra Orlandi rivendica
legittimamente
il
proprio
lavoro e quello dei dipendenti nonostante lo shock prodotto dalla sentenza con cui la Corte Costituzionale ha azzerato parecchie centinaia
di nomine dirigenziali ritenute non conformi alle norme che regolano l'accesso alla dirigenza pubblica.
E' intervenuta pure la Corte dei Conti ed ha calato sulla massima
Agenzia fiscale numeri che hanno il pregio della ufficialità e l'amarezza del contenuto.
Scrivono i giudici contabili
che l'anno 2015 è stato fallimentare con un esito inferiore del 4% rispetto al precedente
anno e addirittura inferiore di oltre il
16% rispetto al 2012. Vengono
certificati per il 2015 incassi pari a 7,7mld rivenienti da accertamenti compiuti negli anni precedenti
ed è rilevata la presenza di fenomeni patologici quali la flessione degli accertamenti,le imposte dichiara-
te ma non versate e gli accertamenti eseguiti in via automatica, con spiega che la flessione
degli accertamenti tra le diverse tipologie di redditi avviene proprio
nei confronti delle maggiori
società,così determinando un aumento
esponenziale delle imposte
evase. La Corte dei Conti conclude dicendo che i risultati
negativi sono da correlare alla notevole
carenza di risorse umane, diminuite nel- l'ultimo quinquennio del 6,5% , e paralizzate dalle decisioni della Consulta.
Un attento sguardo
d'insieme offre un orizzonte decisamente fosco.
Ora, giuste o sbagliate
che siano, le critiche che piovono
sui vertici dell'Agenzia delle
Entrate non sortiranno beatificazioni, né condanneranno al fuoco
eterno, così
come per i pesanti rilievi della Corte dei
Conti nessuno finirà sul patibolo.
E' vero però che individuare una gamma di colpe,
qualcuna improbabile,sembra essere un furbesco giochino
utile soltanto a nascondere la vera causa del disagio gestionale della macchina fiscale e chi ne è il principale responsabile.
In aritmetica un problema si risolve
solo
in
base
ai
dati
in
esso
contenuti,non già inventando soluzioni fantasiose. Tanto per dire che occorre prendere contezza che Politica e PA devono avere vite parallele,
ma non comuni, per la sola ragione che tutto ciò che può essere
fatto nelle stanze politiche non può farsi in quelle amministrative,
se non devastandole.
Allora l'antico "quid agam?" si risolve
nel senso che va recuperato
il controllo del territorio
fiscale,e quel territorio
può controllarlo solo chi lo vive e lo
abita.
Vanno bene le linee-guida,ma i programmi di intervento
non possono esse- re prefissati
col criterio del"questo si, quell'altro
no"In altri termini la responsabilità delle scelte deve ricadere
in via esclusiva sull'operatore in loco il quale
dovrà poi risponderne fino alle estreme conseguenze, se sbaglia, anche in buona fede,ma dovrà essere portato
sugli scudi se opera bene.
Bando quindi alle polemiche sterili e alle critiche di maniera che lasciano il tempo che trovano.
Si guardi solo alla forza dei numeri,quelli indicati dalla
Corte dei Conti, di fronte ai quali anche
Amleto rientrerebbe da ogni
dubbio.
Più semplicisticamente un vecchio adagio avverte che "Senza inchiostro la penna non scrive! “
Dr. Pietro Paolo Boiano