giovedì 11 febbraio 2016

BEFFARDI E AUDACI

La Beffa di Buccari,  fu un raid militare nella baia di Buccari (città della Croazia), portato a termine da incursori della Regia Marina, nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1918, durante la Prima guerra mondiale. Essa fu annoverata dagli storici "tra le imprese più audaci" del conflitto con una "influenza morale incalcolabile", anche se purtroppo "sterile di risultati materiali".
Nonostante le limitate conseguenze materiali, tale azione ebbe l'effetto di risollevare il morale italiano, fortemente messo a dura prova dallo sfondamento di Caporetto di alcuni mesi prima. Al comando di Costanzo Ciano, all'azione parteciparono i M.A.S. 96 (al comandato da Luigi Rizzo e con anche bordo Gabriele D'Annunzio), 95 e 94, rimorchiati ciascuno da una torpediniera e con la protezione di unità leggere. Dopo quattordici ore di navigazione, alle 22.00 del 10 febbraio, i tre M.A.S. iniziarono il loro pericoloso trasferimento dalla zona compresa tra l'isola di Cherso e la costa istriana sino alla baia di Buccari dove, secondo le informazioni dello spionaggio, sostavano unità nemiche sia mercantili sia militari.
L'audacia dell'impresa trova ragione di essere nel percorso di 50 miglia tra le maglie della difesa costiera nemica, anche se l'attacco non riuscì, dato che i siluri lanciati dalle 3 motosiluranti si impigliarono nelle reti che erano a protezione dei piroscafi alla fonda. 
Le unità italiane riuscirono successivamente a riguadagnare il largo tra l'incredulità dei posti di vedetta austriaci che non credettero possibile che unità italiane fossero entrate fino in fondo al porto, e che non reagirono con le armi ritenendo dovesse trattarsi di naviglio austriaco. Tre bottiglie suggellate dai colori nazionali furono lasciate su galleggianti nella parte più interna della baia di Buccari, con all'interno un messaggio scritto da D'Annunzio, fatto che dette all'azione l'appellativo di "Beffa di Buccari".
L'impresa di Buccari ebbe una grande risonanza in Italia, in una fase della guerra in cui gli aspetti psicologici stavano acquistando un'incredibile importanza. D'Annunzio ebbe un ruolo principale in questo, il messaggio lasciato nelle tre bottiglie ebbe grande diffusione e contribuì a risollevare il morale dell'esercito impegnato sul Piave.
Per l'Italia, che si stava riorganizzando dopo il disastro di Caporetto, l'eco della riuscita nell'impresa fu notevole e rinvigorì lo spirito dei soldati e della popolazione. L'entusiasmo avrebbe raggiunto il culmine pochi mesi dopo con il famoso Volo su Vienna.

 

                                                                                                                                                 
                                Effemme