Caro
Berlusconi……
Lettera
aperta al Sig. Berlusconi “casciavit” Silvio
Egregio sig.
Berlusconi,
da lei mi
dividono molte cose, vari aspetti dell’esistenza umana.
La prima e più
importante differenza sta nel fatto che io sono un feroce, non obbiettivo,
fanatico nerazzurro, innamorato pazzo dell’unica squadra mai retrocessa in
serie B. Voi “casciavit” invece, ci siete stati due volte, la prima…..
“pagando”, la seconda gratis, come diceva l’inarrivabile Peppino Prisco. Veda,
sig. Berlusconi, riconosco che sia voi rossoneri, sia “quelli là”, le zebre
torinesi, avete avuto momenti di gloria, e che appartenete alla storia del
Calcio. Noi invece siamo la leggenda del Calcio. Siamo pazzi, innamorati,
solisti, duri e feroci: siamo l’INTER!
E questo è quello
che ci unisce…..
Mi permetto di
scriverle dopo aver sentito una sua affermazione: “Torno, vinco e poi mi
ritiro”. Mi è tornata alla mente il celeberrimo “Veni, vidi, vici” di Giulio
Cesare. Per un attimo mi è balenato il dubbio maligno che lei in cuor suo si
paragoni al divo Cesare: e me la sono immaginata, nella sua camera, solitario,
che si cinge nascostamente la fronte con la corona d’alloro. Poi l’incubo è
svanito subito, per fortuna.
Ho pensato che si
riferisse alla sua squadra di calcio, tanto bisognosa……. Ma non quadra:
nonostante l’assidua presenza del fido Festner della famiglia Adams, lei ha
sempre avuto l’ultima parola. Magari attraverso la bella figlia (netta
superiorità femminile, nella sua discendenza: le figlie esistono e
contano……..), seguendo il vecchio adagio popolare: “art. quinto: chi ha la
cassa ha vinto”. Giusto.
Quindi, per
esclusione, resta la politica. Mi dia retta: non lo faccia, ci ripensi.
Veda, faccia mente
locale ai suoi trascorsi, innanzi tutto.
Lei cominciò la
politica perché Craxy voleva mettere una bomba ad orologeria sotto la sedia del
Gianni Agnelli, che aveva raggiunto un pericoloso accordo con l’allora PCI, coi
trinariciuti. Lei fu aiutato a crescere tumultuosamente da vari fattori. In un
Paese disgustato già allora dalla politica, tutto quello che è nuovo gode di
una posizione di vantaggio. Poi l’enorme investimento finanziario, una campagna
ben studiata (ricordo i primi manifesti solo col contorno colorato che crearono
l’attesa del messaggio, puntualmente arrivato dopo un paio di settimane), e lo
sbandamento dei vecchi barbogi che occupavano trasversalmente tutti i partiti,
che non sapevano fare altro che ripetere slogan vecchi di mezzo secolo, la
disegnò come speranza di cambiamento. Quel suo “meno tasse per tutti” fu un
capolavoro. Inoltre capì che lo Stivale è popolato da gente moderata, e
furbescamente rispolverò battaglie obsolete ma efficaci contro i rossi:
rinacque la paura del comunismo, che esisteva solo nella sua immaginazione (il
proletario ragionava ormai come proprietario di casa e di automobile, altri
tempi). Infine lei non aveva bisogno di rubare: era già straricco di suo.
Vinse e si
inaugurò la stagione del berlusconismo.
Lei era l’unico
contenuto della sinistra. Spararle addosso ad alzo zero fu l’unico messaggio
politico dei rossi (nel frattempo diventati rosa pallido e slavato).
E le do atto che
una cosa la fece giusta. Forse l’unica vera: nell’asse Berlino – Mosca riuscì
ad inserirsi, facendolo diventare un triangolo con un vertice a Roma. Bravo. E
l’Eni, attraverso l’Agip ottenne il maggior numero di licenze di perforazione
petrolifera attorno al Caucaso. E questo fu il motivo degli attacchi dei poteri
forti contro di lei. Come non avevano perdonato a Craxy la faccenda di Sigonella,
quando i Carabinieri d’Italia fecero abbassare le orecchie agli arroganti
yankee, così le sette sorelle cominciarono la loro lotta contro di lei. Ci
provarono prima con Fini, che si recò in Israele a prendere ordini. Ma fallì,
come prevedibile (era morto l’on.le Tatarella, il fratello del cardinale, e che
era quello che spiegava pazientemente la politica al Gianfranco). Ci
riprovarono con le ragazzine (di cui non fregava niente a nessuno) e
Magistratura Democratica, ed ebbero un parziale successo, che si sta rivoltando
contro di loro, ma coi tempi della Giustizia (?) italica. Quindi, risultato
ottenuto.
Ora lei vuol
riprovarci. Non lo faccia. E non perché personalmente non apprezzo né la sua
politica, né la funzione di catalizzatore che il suo carisma le conferisce.
Lei ormai ha 78 o
79 anni (non seguo il gossip), e pur capace di fatica, quello che dopo i 70
anni decresce in accelerazione è la capacità di ripresa. La politica, specie in
Italia, non è Dudù che le vuol bene sempre e comunque: in Italia si deve
investire una energia enorme per cercare di governare l’ingovernabile, ma dieci
volte tanto per difendersi da amici e sodali. La pugnalata alla schiena è lo
sport nazionale. Si ricorda il 25 aprile del 1943? Lo Stivale era cresciuto in
una notte ad 88 milioni di abitanti: 44 Fascisti e 44 antifascisti.
E poi, mi creda:
non pensa che sia meglio lasciare a quelli là, ai cattocomunismi di Renzi e
simili, quanta più corda possibile, in modo che si impicchino da soli? Non vede
come stanno entrando in spirale, con scandali e sceneggiate maleodoranti
quotidiane? In compenso sono assolutamente incapaci: l’unica cosa che riesce
loro bene è l’occupazione delle poltrone, a piramide e trasversalmente. Una
alternativa prolungherebbe l’agonia di questo sistema marcio che non può essere
migliorato o salvato. Può solo, e deve, essere sostituito.
Non rientri in
politica, sig Berlusconi. Storicamente è un aiuto ai rossi: avrebbero qualcosa
con cui riempirsi la bocca.
Pensi al suo Milan:
sa…… non c’è due senza tre……
Fabrizio Belloni,
per grazia di dio nerazzurro da sempre
Cell. 348 31 61
598
Venerdì, 9 Ottobre
2015.