domenica 31 maggio 2015

GIUSTO PER RICORDARLO A QUALCUNO IMBECILLE FINO ALL'OSSO

NEL 2005 BERLUSCONI RIUSCI' SENZA NON POCHE DIFFICOLTÀ A FARE LA LEGGE 262/2005 CHE IMPONEVA DI RESTITUIRE ALLO STATO LE QUOTE DI BANKITALIA CHE DETENEVANO I PRIVATI POICHÉ' ALL'ARTICOLO 3 DELLO STATUTO DI BANKITALIA C'ERA SCRITTO CHE QUESTE DOVEVANO ESSERE POSSEDUTE IN MAGGIORANZA DA ENTI PUBBLICI.

IL 16 DICEMRE DEL 2006 A FIRMA DI SCHIOPPA PRODI  NAPOLITANO (QUELLI DI SINISTRA)
NON CI CREDERETE, PUR DI NON RESTITUIRE LA SOVRANITA' AI CITTADINI, CAMBIANO L'ARTICOLO 3 DELLO STATUTO DI BANKITALIA PER LASCIARE LE COSE COME STANNO.

NEL NOVEMBRE 2013 LETTA (NIPOTE DI SINISTRA) ADDIRITTURA GLI AUMENTERA' PER LEGGE IL VALORE DELLE AZIONI


Logo della banca denominata "Banca d'italia"


VECCHIO ARTICOLO DELLO STATUTO

ART. 3

Il capitale della Banca d'Italia è di 156.000 euro rappresentato da quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna (4). Le dette quote sono nominative e non possono essere possedute se non da:

a) Casse di risparmio;
b) Istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale;
c) Società per azioni esercenti attività bancaria risultanti dalle operazioni
di cui all'art. 1 del decreto legislativo 20.11.1990, n. 356;
d) Istituti di previdenza;
e) Istituti di assicurazione.
Le quote di partecipazione possono essere cedute, previo consenso del Consiglio superiore, solamente da uno ad altro ente compreso nelle categorie indicate nel comma precedente.
In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici.


NUOVO ARTICOLO DELLO STATUTO

ART. 3

Il capitale della Banca d'Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarità è disciplinata dalla legge.

Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, solo previo consenso del Consiglio superiore, nel rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza dell'Istituto e della equilibrata distribuzione delle quote.