Bari, 25 dicembre 2014
Gentilissimi dottori Vitali, Turrisi, Croce
Gentilissimi signori tutti dell’Accademia della Libertà
Gentilissimo dottor Pucciarelli
L’anno volge convenzionalmente al termine, e noi avvertiamo l’obbligo morale di ringraziarVi per tutto ciò che ci avete quotidianamente offerto. Abbiamo scoperto l’Accademia poco più di un anno fa attraverso un lungo giro: da Giulietto Chiesa a Salvo Mandarà, e da quest’ultimo a Marco Bonifacio Di Marzo, per giungere finalmente a Voi. Forse, come diceva Ennio Flaiano, nella vita la linea più breve che congiunge due punti è un arabesco; di certo, quando una conquista è il frutto di una lunga ricerca, essa ha un gusto speciale, soprattutto se si è a lungo vagato nel vuoto credendo erroneamente di esser soli.
Confusi dall’emozione, i nostri pensieri si affastellano, in questo momento, ed è difficile tirar fuori i ricordi dal cappello un po’ magico della memoria: indimenticabili restano però lo storico messaggio del grande Auriti, le magistrali lezioni di Marco Saba e di Giovanni Sandi sul dramma del signoraggio, della moneta debito e di ogni altra nefandezza ordita da “lor signori” ai danni delle popolazioni; ci siam lasciati conquistare dalla profondità etica di padre Abrahamovicz, dalle sconvolgenti rivelazioni di Biglino, dalle sbalorditive quanto documentate conclusioni storiche dell’ormai mitico Pucciarelli; abbiamo ascoltato – come i figli con i padri - le autorevoli parole dell’inimitabile Vitali (e ci chiediamo se vi sia qualcosa che egli non abbia letto), abbiamo tentato in qualche modo di assimilare la sottigliezza filosofica e la portata etica delle parole dell’irraggiungibile Turrisi; abbiamo gustato il sapere degli autori antichi da Voi spesso citati, in primis di Rutilio Namaziano nel De Reditu; ci siamo arricchiti di informazioni puntuali grazie alle interviste dello stimatissimo Ubaldo Croce (tra le tante, quelle con il prof. Pantano e il prof. Quarantotto). Strutturare ciò che si è percepito ad un livello soltanto subliminare è difficile, ma le riflessioni antropologiche di Ida Magli e di Enrica Perucchietti sull’importanza del simbolo virile e sulla tragica riscrittura della storia da parte del “regime” ci hanno restituito lucidità e maggior presenza a noi stessi.
Le lezioni dell’Accademia operano in modo potente attraverso il moltiplicatore delle proprie conoscenze, perché ogni concetto viene raffrontato con le precedenti letture e con quelle in corso, sicché una fitta rete di collegamenti rende più probabile il raggiungimento di un traguardo fino a qualche tempo fa irraggiungibile: una visione tendenzialmente unitaria delle cose e, per questo tramite, forse addirittura l’auspicata unitarietà dell’io, propiziata dall’imprescindibile apertura alla dimensione trascendente. Sebbene la mente costruisca sé stessa attraverso momenti di buio e di incertezza, l’allenamento alla riflessione profonda e poliedrica aumenta l’elasticità del pensiero e rende l’uomo più forte, vorrei quasi dire imbattibile. Una tale opera di formazione – che di certo esige terreno già fertile – appare oggi l’unica rivoluzione possibile, e a ben vedere forse la più imponente, quella cui l’intera storia del genere umano doveva fatalmente tendere per trasformare l’universo conoscibile a partire dalla sostanza degli uomini.
Di tutto questo Vi ringraziamo, perché l’Accademia è un tesoro prezioso ed unico al mondo.
Infiniti auguri di ogni bene e felicità per il nuovo anno!
G.D.