giovedì 2 ottobre 2014

La risposta russa ad una doppia dichiarazione di guerra





Il contesto: una doppia dichiarazione di guerra

Ascoltare Poroshenko pochi giorni fa e poi Obama all’ONU non lascia
dubbio alcuno sul fatto che l’impero anglo-sionista sia in guerra
contro la Russia. Eppure molti credono che la risposta russa a questa
realtà sia inadeguata. Vengono costantemente rivolte accuse a Putin
riguardo alla politica russa nella crisi in Ucraina. Ciò che propongo
di seguito è un piccolo promemoria riguardo a Putin, i suoi doveri e
le sue opzioni.


Innanzitutto, Putin non venne mai eletto a poliziotto del mondo o
salvatore, ma solo alla presidenza russa. Sembra ovvio, eppure molti
sembrano dare per scontato che Putin sia moralmente obbligato a fare
qualcosa per proteggere la Siria, la Novorussia o qualsiasi altra
parte del mondo sia sotto attacco. Non è così. Sì, la Russia è de
facto a capo dei BRICS e dei paesi dell’Organizzazione per la
Cooperazione di Shanghai, ma Putin ha il dovere morale e legale di
occuparsi prima di tutto del suo popolo.

Secondo, la Russia è ora ufficialmente nel mirino dell’impero
anglo-sionista, il quale include non solo 3 paesi nucleari (USA, Regno
Unito, Francia) ma anche la più potente forza militare (USA+NATO) e le
maggiori economie del mondo (USA+EU). Credo possiamo essere tutti
d’accordo sul fatto che la minaccia rappresentata da un simile impero
non sia da poco, e che la Russia abbia ragione a essere molto cauta
nell’occuparsene.

Criticare Putin senza capire

Ora, sorprendentemente, molti di quelli che accusano Putin di essere
un rammollito, un venduto o un ingenuo affermano anche che l’Occidente
stia preparando contro la Russia una guerra nucleare. Se è davvero
così, sorge la domanda: se esiste un rischio reale di guerra, nucleare
o no, Putin sta facendo la cosa giusta non facendo il duro o
minacciando? Alcuni direbbero che l’Occidente vuole la guerra
qualsiasi cosa faccia Putin. D’accordo, giusto; ma in questo caso la
cosa giusta da fare non è proprio guadagnare più tempo possibile prima
dell’inevitabile?!

Terzo, sulla questione degli USA contro l’ISIL, in diversi accusano
Putin di pugnalare alle spalle Assad supportando la risoluzione USA al
consiglio di sicurezza dell’ONU. Ma Putin cosa doveva fare? Mandare
l’aviazione russa in Siria a proteggere i confini siriani? E Assad
cos’ha fatto? Ha forse inviato la sua aviazione per cercare di fermare
gli USA, o ha fatto un accordo a bassa voce: bombardate “loro”, non
noi, e io protesterò senza far nulla? Ovviamente la seconda. Di fatto,
Putin e Assad hanno esattamente la stessa posizione: protestare la
natura unilaterale degli attacchi, pretendere una risoluzione ONU e
nel frattempo guardare tranquillamente lo zio Sam scagliarsi contro la
sua stessa progenie e cercare di distruggerla.

Aggiungerei che Lavrov molto logicamente ha affermato che non esistono
“terroristi buoni”. Egli sa che l’ISIL non è altro che la
continuazione dell’insorgenza siriana creata dagli USA, a sua volta
una continuazione della creatura statunitense al-Qaeda.

Da un punto di vista russo, la scelta è semplice: cos’è meglio, che
gli USA usino le loro forze e i loro uomini per uccidere i pazzi
wahabiti, o che lo faccia Assad? E se l’ISIL vince in Iraq, quanto ci
vorrà prima che vada in Cecenia? O in Crimea? O in Tatarstan? Perché
mai un soldato russo o siriano dovrebbe rischiare la morte, se
l’aviazione statunitense è disposta a farlo per loro? Se è
piacevolmente ironico che gli USA debbano ora bombardare la loro
stessa creatura, che lo facciano. Perfino Assad ne è chiaramente
contento.

Infine, ONU o non ONU, gli USA avevano già preso la decisione di
bombardare l’ISIL. Quindi che senso avrebbe avuto bloccare una
risoluzione perfettamente buona dell’ONU? Sarebbe stato un autogol. Di
fatto, questa risoluzione può perfino essere usata dalla Russia per
impedire che gli USA e il Regno Unito fungano da base arretrata per
gli estremisti wahabiti (la risoluzione lo bandisce, e stiamo parlando
di una risoluzione obbligatoria del consiglio di sicurezza dell’ONU,
capitolo VII).
Eppure, alcuni dicono ancora che Putin ha sacrificato Assad. Quanto
stupidi bisogna essere per avere idee simili sulla guerra e la
politica? E se Putin voleva sacrificare Assad, perché non l’ha fatto
l’anno scorso?

[...] Di fatto, credo siano in corso allo stesso tempo tre fenomeni:
1) Una campagna anti-Putin iniziata dagli agenti governativi di USA e
Regno Unito con il compito di manipolare i social media.
2) Una campagna anti-Putin spontanea guidata da certi circoli russi
nazionalisti-bolscevichi (Limonov, Dugin ecc.).
3) Una sincera perplessità, angoscia e frustrazione da parte di
persone oneste e ben intenzionate che davvero non trovano alcun senso
nell’attuale posizione della Russia. E’ a questo terzo gruppo che
dedico l’articolo per cercare di spiegare la posizione russa.

Spiegare una politica apparentemente illogica

Nell’introduzione ho affermato che ciò che sta avvenendo è una guerra
contro la Russia, guerra non sparata (finora?) e non in vecchio stile
guerra fredda. In pratica ciò che gli anglo-sionisti stanno facendo è
piuttosto chiaro, e molti commentatori russi sono già arrivati a
questa conclusione: gli USA sono impegnati in una guerra contro la
Russia nella quale combatteranno fino all’ultimo ucraino. Perciò per
l’impero il successo non dipende dal risultato in Ucraina, perché
questa guerra non è per l’Ucraina. Per l’impero il successo sarebbe il
cambiamento di regime in Russia. Vediamo come intende ottenere questo
risultato.

Il piano originario era semplicistico, in stile tipicamente neo-con
americano: rovesciare Yanukovich, portare l’Ucraina nell’UE e nella
NATO, estendere la NATO fino al confine russo e occupare militarmente
la Crimea. Quel piano è fallito.

La Russia ha accettato la Crimea e l’Ucraina è collassata in una
violenta guerra civile accompagnata da una crisi economica terminale.
Perciò i necon statunitensi sono ricorsi al piano B.
Anche il piano B era semplice: far intervenire la Russia militarmente
nel Donbass e usare l’intervento come pretesto per una piena guerra
fredda 2, che creasse tensioni stile anni ’50 tra Est e Ovest,
giustificasse le politiche occidentali con la paura e tagliasse
completamente i crescenti legami economici tra Russia e UE.

Solo che anche quel piano è fallito: la Russia non ha abboccato
all’esca e, anziché intervenire direttamente nel Donbass, ha
cominciato una grandiosa operazione segreta per supportare le forze
anti-naziste in Novorussia. Il piano russo ha funzionato e le forze di
repressione della giunta sono state sonoramente sconfitte dalle forze
armate novorusse, anche se quest’ultime soffrivano di un’enorme
inferiorità di fuoco, armamenti, specialisti e uomini (gradualmente,
l’aiuto russo segreto ha cambiato tutto questo).

A quel punto i plutocrati anglo-sionisti sono davvero andati su tutte
le furie, rendendosi conto che il loro piano stava fallendo e che non
potevano fare nulla per salvarlo (un’opzione militare era
completamente impossibile, come ho spiegato in precedenza). Hanno
provato con sanzioni economiche, tuttavia ciò ha solo aiutato Putin a
varare riforme necessarie da tempo. Ma il peggio è che, ogni volta che
l’Occidente si aspettava che Putin facesse qualcosa, egli ha fatto
l’esatto contrario:
- Nessuno si aspettava che Putin usasse la forza militare in Crimea
con un’operazione fulminea che passerà alla storia.
- Tutti (me compreso) si aspettavano che Putin inviasse forze in
Novorussia. Non l’ha fatto.
- Nessuno si aspettava contro-sanzioni russe che colpissero il settore
agricolo dell’EU.
- Tutti credevano che Putin ricambiasse, dopo le ultime sanzioni. Non
l’ha fatto.
Qui c’è una regolarità, un modello che è alla base di tutte le arti
marziali: primo, non segnalare mai le tue intenzioni; secondo, usa le
finte; terzo, colpisci quando e dove il tuo avversario non se lo
aspetta.
Al contrario, ci sono due cose profondamente radicate nella mentalità
politica occidentale che Putin non fa mai: minacciare e mettersi in
posa. Per esempio, mentre gli USA sono praticamente in guerra con la
Russia, la Russia supporta volentieri una risoluzione USA sull’ISIL,
se è a suo vantaggio. E i diplomatici russi parleranno di “nostri
partner americani” o “nostri amici americani” mentre al contempo fanno
più di tutto il resto del mondo messo assieme per rovesciare l’impero
anglo-sionista.

Un’occhiata veloce al passato di Putin

Come ho scritto in precedenza, al contrario di altri blogger e
commentatori io non sono né un sensitivo né un profeta e non posso
dirvi cosa Putin pensa o cosa farà domani. Ma posso dirvi cosa Putin
ha già fatto, in ordine sparso:
- spezzato la schiena all’oligarchia appoggiata dagli anglo-sionisti in Russia.
- ottenuto un successo veramente miracoloso in Cecenia (che nessuno,
compresi i profeti, aveva previsto).
- letteralmente resuscitato l’economia russa.
- ricostruito l’esercito russo, le forze di sicurezza e di intelligence.
- gravemente compromesso la capacità delle ONG straniere di sovvertire
la Russia.
- fatto di più per la de-dollarizzazione del pianeta di qualsiasi
altro prima di lui.
- reso chiaramente la Russia il leader sia dei BRICS che
dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.
- sfidato apertamente il monopolio informativo della macchina di
propaganda occidentale (ad esempio con RussiaToday).
- fermato un imminente aggressione USA/NATO contro la Siria inviando
una forza di spedizione navale russa (che dette alla Siria piena
copertura radar dell’intera regione).
- reso possibile ad Assad prevalere nella guerra civile siriana.
- rigettato apertamente il “modello di civiltà universale”
occidentale, e dichiarato il suo supporto per un altro modello basato
sulla religione e la tradizione.
- respinto apertamente un “Nuovo Ordine Mondiale” unipolare guidato
dagli anglo-sionisti, e dichiarato il suo supporto per un ordine
mondiale multipolare.
- supportato Assange (attraverso RussiaToday) e protetto Snowden.
- creato e promosso un nuovo modello di alleanza tra cristianesimo e
islamismo, indebolendo così il paradigma dello “scontro di civiltà”.
- cacciato a pedate gli anglo-sionisti da luoghi chiave del Caucaso
(Cecenia, Ossezia) e dell’Asia Centrale (la base di Manas in
Kyrgyzstan).
- dato alla Russia i mezzi per difendere i suoi interessi nell’Artico,
compresi i mezzi militari.
- istituito un’alleanza strategica a tutto spettro con la Cina, al
centro sia dell’OCS che dei BRICS.
- dato all’Iran gli strumenti per sviluppare un programma nucleare civile.
- ristabilito il supporto politico ed economico russo per Cuba,
Venezuela, Bolivia, Ecuador, Brasile, Nicaragua e Argentina.
- sgonfiato molto efficacemente la rivoluzione colorata filo-USA in Russia.
- organizzato il “Voentorg” che ha armato la forze novorusse.
- dato rifugio a centinaia di migliaia di rifugiati ucraini.
- inviato in Novorussia aiuti umanitari di importanza vitale.
- fornito supporto di fuoco diretto e forse perfino copertura aerea
alle forze novorusse in luoghi chiave (ad esempio nel “calderone
meridionale”).
- parlato apertamente della necessità della Russia di “rendersi
sovrana” e prevalere sulla quinta colonna filo-statunitense.
- sta attualmente varando leggi che impediscono agli interessi
stranieri di controllare i media russi.
- sta lavorando con la Cina per creare un sistema finanziario
completamente separato dall’attuale controllato dagli anglo-sionisti
(ad esempio il commercio in rubli o renmimbi).
E la lista continua ancora. Ciò che sto cercando di illustrare è che
l’odio degli anglo-sionisti per Putin ha un’ottima ragione: la sua
lunga storia di lotta efficace contro di loro. Perciò, a meno che
pensiamo che Putin abbia improvvisamente cambiato idea o che abbia
esaurito l’energia o il coraggio, l’idea che di soppiatto abbia fatto
inversione di marcia non ha senso. Le sue politiche attuali invece il
senso ce l’hanno, come cercherò di spiegare ora.

Imperativi che la Russia non può ignorare

Innanzitutto, considero la seguente sequenza indiscutibile:
Primo, la Russia deve prevalere nell’attuale guerra anglo-sionista
contro di essa. Quello che vuole l’impero è il cambiamento di regime e
poi il completo assorbimento della Russia nella sfera di influenza
occidentale, oltre a una probabile frammentazione. Ovvero viene
minacciata la stessa esistenza della civiltà russa.
Secondo, la Russia non sarà mai al sicuro con un regime russofobo al
potere a Kiev. I fanatici nazionalisti ucraini hanno dimostrato che è
impossibile negoziare con loro (hanno rotto letteralmente tutti i
concordati firmati finora); il loro odio per la Russia è totale (come
evidenziato dalle loro costanti allusioni all’uso di ipotetiche armi
nucleari contro la Russia). Di conseguenza:
Terzo, il cambiamento di regime a Kiev è l’unico modo in cui la Russia
può ottenere i suoi obiettivi vitali.
Sottolineo ancora che ciò che è in gioco non è la Novorussia, e
nemmeno il futuro dell’Ucraina. E’ in gioco un confronto planetario
(l’unica tesi di Dugin che condivido totalmente). Il futuro del
pianeta dipende alla capacità dei paesi BRICS/OCS di sostituire
l’impero anglo-sionista con un ordine internazionale multipolare molto
diverso. In questi sforzi la Russia è cruciale e indispensabile (senza
di essa qualsiasi sforzo in tal senso è destinato a fallire) e il
futuro della Russia si decide ora in base a cosa farà in Ucraina. Il
futuro dell’Ucraina dipende in gran parte da cosa succederà in
Novorussia, ma non del tutto. Paradossalmente, la Novorussia è più
importante per la Russia che per l’Ucraina. Ecco perché: per il resto
dell’Ucraina, la Novorussia è perduta. Per sempre. Nemmeno uno sforzo
congiunto Putin-Obama potrebbe impedirlo. Di fatto gli ucraini lo
sanno e questo è il motivo per cui non provano nemmeno a conquistare
il cuore della popolazione locale. [...] Detto questo, credo che sia
Kiev che Mosca abbiano interesse a mantenere la finzione di un’Ucraina
unita. A Kiev serve per non apparire completamente sconfitta dagli
odiati moscoviti. Ma alla Russia?

Cosa fareste se foste al posto di Putin?

Ponetevi questa domanda: se foste Putin e il vostro obiettivo fosse il
cambiamento di regime a Kiev, preferireste che la Novorussia fosse
parte dell’Ucraina oppure no? Direi che avere la Novorussia
all’interno sarebbe molto meglio per le seguenti ragioni:
1. la rende parte dei processi ucraini, come le elezioni e i media nazionali.
2. evidenzia il contrasto con le condizioni nel resto dell’Ucraina
3. rende molto più facile influenzare il commercio, gli affari, i
trasporti, ecc.
4. crea un centro politico alternativo a Kiev.
5. rende più facile agli interessi russi (di tutti i tipi) penetrare in Ucraina.
6. rende impossibile erigere un “muro” da guerra fredda.
7. vanifica le accuse secondo cui la Russia vuole la partizione dell’Ucraina.
In altre parole, mantenere la Novorussia formalmente in Ucraina è il
modo migliore per apparire conformi alle pretese anglo-sioniste mentre
al contempo si sovverte la giunta al potere. In un recente articolo ho
definito cosa la Russia potrebbe fare senza incorrere in alcuna
conseguenza importante:
1. Opporsi politicamente al regime ovunque: all’ONU, sui media, ecc.
2. Esprimere supporto politico per la Novorussia e qualsiasi
opposizione ucraina, continuando la guerra di informazione.
3. Impedire che la Novorussia cada (aiuto militare segreto).
4. Mantenere senza pietà la pressione economica sull’Ucraina.
5. Indebolire il più possibile l'”asse di cortesia” USA-EU.
6. Aiutare la Crimea e la Novorussia a prosperare economicamente e
finanziariamente.
Quale sarebbe comunque l’alternativa?
Qualcuno crede davvero che una Novorussia indipendente potrebbe vivere
con un minimo di serenità e sicurezza senza un cambio di regime a
Kiev? Se la Russia non si può permettere la giunta al potere a Kiev,
credete che possa la Novorussia?!
[...] Inoltre, mentre la Russia potrebbe facilmente sconfiggere
l’esercito ucraino, difficilmente sarebbe una vittoria significativa.
All’esterno scatenerebbe un enorme peggioramento del clima politico
internazionale, mentre all’interno i russi dovrebbero sopprimere i
nazionalisti ucraini con la forza. Potrebbe farlo, la Russia? La
risposta è: sì, ma a che prezzo?
[...] E’ un vecchio trucco della CIA quello di usare i social media
per promuovere l’estremismo nazionalista in Russia. Un patriota e
giornalista ben conosciuto e rispettato, Maksim Shevchenko, ha
organizzato un gruppo di persone per tracciare i numeri IP di alcuni
dei blog e siti nazionalisti radicali più influenti nell’internet
russo. Ha scoperto che la maggior parte era basata in USA, Canada e
Israele. Che sorpresa! O forse nessuna sorpresa?
Per gli anglo-sionisti è perfettamente sensato supportare gli
estremisti e i nazionalisti rabbiosi in Russia. O riescono a
influenzare l’opinione pubblica, o almeno possono essere usati per
attaccare il regime al potere. Personalmente non vedo alcuna
differenza tra Udaltsov o Navalnii da una parte e Limonov o Dugin
dall’altra. Il loro unico effetto è di far infuriare la gente contro
il Cremlino. Non importa quale sia il pretesto per la rabbia; per
Navalnyi sono le “elezioni rubate”, per Dugin è “la Novorussia
pugnalata alla schiena”. E non importa quali tra di loro siano agenti
pagati o semplicemente “utili idioti” (Dio li giudicherà), ma ciò che
importa è che le soluzioni da essi invocate non sono affatto
soluzioni, solo pretesti per screditare il regime al potere.
Nel frattempo, non solo Putin non ha venduto, pugnalato alla schiena,
scambiato o altrimenti abbandonato la Novorussia, ma è Poroshenko che
mantiene a malapena il potere, e il “Banderastan” che sta andando in
rovina.

Ma gli oligarchi?

Ho già affrontato la questione in un articolo recente (Vedi: The
Vineyard of the saker ), ma credo sia importante ritornarvi sopra, e
la prima cosa che è necessario capire nel contesto russo o ucraino è
che gli oligarchi sono un fatto della vita. Questo non significa che
la loro presenza sia una buona cosa; solo che Putin, Poroshenko o
qualsiasi altro cerchi di compiere qualcosa laggiù deve tenerne conto.

La grande differenza è che, mentre a Kiev un regime controllato dagli
oligarchi è stato sostituito da un regime di oligarchi, in Russia
l’oligarchia può solo influenzare, ma non controllare, il Cremlino.
Gli esempi di Khodorkovsky o Evtushenkov mostrano che il Cremlino può
ancora buttare giù un oligarca quando necessario.

Una cosa però è prendere uno o due oligarchi e un’altra è toglierli
dall’equazione ucraina, cosa impossibile. Quindi per Putin ogni
strategia ucraina deve prendere in considerazione la presenza e il
potere degli oligarchi ucraini e delle loro controparti russe.

Putin sa che gli oligarchi sono leali solo a se stessi, e che la loro
unica “patria” è dove si trovano ad essere le loro proprietà. Per
Putin, ex ufficiale del KGB, questa mentalità è un vantaggio, perché
potenzialmente gli permette di manipolarli.

Qualsiasi ufficiale dell’intelligence sa che le persone possono essere
manipolate con un numero finito di approcci: ideologia, ego,
risentimento, sesso, uno scheletro nell’armadio e, ovviamente, i
soldi. Da punto di vista di Putin, per esempio, Rinat Akhmetov è un
tipo che impiegava qualcosa come 200.000 persone nel Donbass, che
chiaramente ottiene ciò che vuole, e la cui lealtà formale a Kiev e
all’Ucraina è solo una copertura per la sua lealtà vera: il denaro.
Ora, non serve che Putin ammiri o rispetti Akhmetov; gran parte degli
ufficiali di intelligence disprezza in silenzio quel tipo di persone,
ma Ahkmetov per Putin è una persona assolutamente cruciale con cui
parlare ed esplorare le opzioni e, forse, da usare per ottenere un
obiettivo strategico nazionale russo nel Donbass. I russi parlano ai
loro nemici. Con un sorriso amichevole. Ci sono molte voci di
negoziati segreti tra Rinat Akhmetov e vari ufficiali russi. Non ho
alcun dubbio che sia così. Un blogger russo crede che Akhmetov sia già
stato “persuaso” (leggi: comprato) da Putin e che sia disposto a
giocare con le nuove regole, secondo cui “comanda Putin”. Forse.

Ma c’è una quinta colonna in Russia?

Sì, assolutamente. Prima di tutto si trova all’interno dello stesso
governo Medvedev, e perfino nell’amministrazione presidenziale.
Ricordiamoci sempre che Putin fu messo al potere da due forze in
competizione: i servizi segreti e il grande capitale. Se è vero che
Putin ha tremendamente indebolito il “grande capitale” (quelli che io
chiamo gli “integrazionisti atlantici”), essi sono ancora lì, sebbene
più controllati, più attenti e meno arroganti di quando Medvedev era
formalmente in carica.

Il grande cambiamento degli anni recenti è che la lotta tra i patrioti
(i “sovranisti eurasiatici”) e la quinta colonna è venuta allo
scoperto, ma è lungi dall’essere finita. E non dovremmo mai
sottovalutare queste persone: hanno molto potere, molto denaro e
un’incredibile capacità di corrompere, minacciare, screditare,
sabotare, insabbiare, calunniare ecc. Sono anche molto intelligenti,
possono ingaggiare i migliori professionisti e sono molto, molto bravi
nelle campagne politiche scorrette. Per esempio, la quinta colonna fa
di tutto per dar voce all’opposizione nazionalista-bolscevica (sia
Limonov che Dugin hanno spazi regolari sulla TV russa) e si dice che
finanzi molti dei media nazionalisti-bolscevichi (come i fratelli Koch
pagavano il Tea Party negli USA).
Un altro problema è che, sebbene questi tizi stiano oggettivamente
facendo il gioco della CIA, non ci sono prove a riguardo. Come mi ha
detto molte volte un amico saggio: la maggior parte delle cospirazioni
sono in realtà collusioni, e queste sono molto difficili da provare.
Ma la comunione di interessi tra la CIA e l’oligarchia russa e ucraina
è talmente ovvia da essere innegabile.

Il vero pericolo per la Russia

Perciò ora abbiamo il quadro generale. Putin deve fronteggiare allo
stesso tempo:
1) una campagna psicologica di USA, Regno Unito e alleati che combina
la demonizzazione mediatica di Putin con una campagna nei social media
che lo discredita per la sua passività e mancanza di risposte adeguate
all’Occidente.
2) un gruppo piccolo ma molto vocale di nazionalisti-bolscevichi
(Limonov, Dugin ecc.) che hanno trovato nella causa novorussa la
perfetta opportunità di colpire Putin per non condividere la loro
ideologia e le loro “soluzioni” “chiare, semplici e sbagliate”.
3) una rete di potenti oligarchi che cerca di usare l’opportunità
offerta dalle azioni dei primi due gruppi per promuovere i propri
interessi.
4) una quinta colonna per la quale quanto sopra è una fantastica
opportunità per indebolire i sovranisti eurasiatici.
5) la delusione di molte persone sincere che credono la Russia stia
agendo come un inerte sacco da boxe.
6) una stragrande maggioranza di persona in Novorussia che vogliono la
completa indipendenza formale da Kiev, e che sono sinceramente
convinte che ogni negoziato con Kiev sia un preludio al tradimento
russo degli interessi della Novorussia.
7) il fatto oggettivo che gli interessi russi e novorussi non sono gli stessi.
8) il fatto oggettivo che l’impero anglo-sionista è ancora molto
potente e perfino potenzialmente pericoloso.
E’ molto, molto difficile per Putin bilanciare queste forze in modo
tale che il vettore risultante sia conforme agli interessi strategici
della Russia. Direi che non c’è soluzione al rompicapo se non la
completa separazione tra la politica ufficiale dichiarata e le azioni
reali. L’aiuto segreto alla Novorussia (il Voentorg) ne è un esempio,
ma solo un esempio limitato, perché ciò che la Russia deve fare ora va
oltre le azioni sotto banco: deve sembrare che la Russia faccia una
cosa mentre fa l’esatto contrario. In questo momento è nell’interesse
strategico russo:
1) Supportare una soluzione negoziata per un’Ucraina unita non
allineata con ampie autonomie locali, al contempo opponendosi
politicamente al regime ovunque: ONU, media, opinione pubblica, e
supportando sia la Novorussia che qualsiasi opposizione ucraina.
2) Dare agli oligarchi russi e ucraini una ragione per, se non
supportare, almeno non opporsi a tale soluzione (ad esempio non
nazionalizzando le proprietà di Akhmetov nel Donbass), al contempo
assicurandosi che ci sia letteralmente abbastanza “potenza di fuoco”
per tenere gli oligarchi sotto controllo.
3) Negoziare con l’UE l’implementazione dell’accordo di associazione
dell’Ucraina all’UE, al contempo aiutando l’Ucraina a suicidarsi
economicamente, assicurandosi che venga applicata la giusta quantità
di strangolamento economico per impedire al regime di risollevarsi.
4) Negoziare con l’UE e la giunta di Kiev per la fornitura di gas, al
contempo assicurandosi che il regime lo paghi abbastanza da andare in
fallimento.
5) Apparire non aggressiva verso gli USA, al contempo cercando il più
possibile di creare tensioni tra gli USA e l’UE.
6) Apparire disponibile a fare affari con l’impero anglo-sionista, al
contempo costruendo un sistema internazionale alternativo non centrato
sugli USA o sul dollaro.
Come vedete, ciò va ben oltre un regolare programma di azioni
clandestine. Stiamo parlando di un programma molto complesso,
multi-livello, per ottenere il più importante obiettivo russo in
Ucraina (il cambiamento di regime) e nel frattempo inibire il più
possibile i tentativi anglo-sionisti di ricreare una grave e duratura
crisi est-ovest, nella quale l’UE praticamente si fonderebbe con gli
USA.

Conclusione: una chiave di lettura delle politiche russe?

La maggior parte di noi pensa in termini di categorie da superpotenza.
Dopotutto, i presidenti statunitensi da Reagan a Obama ci hanno tutti
servito una dieta di grandi dichiarazioni, operazioni militari quasi
continue seguite da sessioni del Pentagono, minacce, sanzioni,
boicottaggi ecc. Direi che questo è stato il marchio della
“diplomazia” occidentale dalle crociate all’ultima campagna di
bombardamenti contro l’ISIL. Russia e Cina hanno una tradizione
diametralmente opposta. Per esempio, in termini di metodologia Lavrov
ripete sempre lo stesso principio: “vogliamo trasformare i nostri
nemici in neutrali, i neutrali in partner e i partner in amici”. Il
ruolo dei diplomatici russi non è di preparare la guerra, ma di
evitarla. Se per gli USA la diplomazia è solo uno strumento per
consegnare minacce, per la Russia serve a disinnescarle.

Non sorprende affatto quindi che la diplomazia statunitense sia così
primitiva da rasentare il comico. Dopotutto, quanta raffinatezza è
necessaria per dire “obbedisci o altrimenti…”? Qualsiasi teppistello
di strada lo sa fare. I diplomatici russi somigliano molto di più agli
specialisti artificieri: devono essere estremamente pazienti, attenti
e concentrati. E soprattutto non devono permettere ad alcuno di far
loro fretta, o salterà tutto in aria.

La Russia è ben consapevole che l’impero anglo-sionista è in guerra
con essa, e che la resa non è più un’opzione (se mai lo è stata). La
Russia capisce anche di non essere una vera superpotenza, tantomeno un
impero. Essa è solo un paese molto potente che sta cercando di opporsi
all’impero senza scatenare un confronto frontale con esso. Il suo
obiettivo di lungo termine è di abbattere l’impero. Quello di medio
termine è di creare le condizioni per il cambio di regime a Kiev.
Quello di breve termine è di impedire che la giunta di Kiev invada la
Novorussia. Il metodo preferito per ottenere tutti questi obiettivi è
la negoziazione con tutte le parti coinvolte, e il prerequisito è di
impedire che l’impero riesca a creare una crisi continentale acuta. Se
si tengono a mente questi principii base, si comincia a capire il
senso degli apparenti zig-zag, contraddizioni e passività delle
politiche russe.
Se la Russia riuscirà ad ottenere i suoi obiettivi resta una domanda
aperta. In teoria, un attacco riuscito della giunta alla Novorussia
potrebbe costringere la Russia ad intervenire. E c’è sempre la
possibilità di un ennesimo “false flag”, forse nucleare. Nelle attuali
circostanze penso che la politica russa sia solida e la migliore
realisticamente ottenibile, ma solo il tempo lo dirà.

Scusatemi se mi ci sono volute più di 6.400 parole per spiegare tutto
questo, ma in una società dove la maggior parte dei “pensieri” viene
espressa dai “tweets” era un compito ingrato far luce sul diluvio di
malintesi e luoghi comuni, per di più manipolati dai social media.
Spero che quanti di voi erano confusi dalla posizione apparentemente
illogica della Russia ora potranno capirne meglio il senso.

Fonte: http://vineyardsaker.blogspot.be